2024-02-14
La morte di Attanasio resta senza colpevoli
Luca Attanasio (Getty images)
I due funzionari Onu sotto processo salvati dal gup grazie all’immunità diplomatica, confermata anche dai dirigenti della Farnesina. Il padre dell’ambasciatore ucciso: «È vergognoso. Neanche oggi dalle istituzioni ho ricevuto un messaggio, non hanno il coraggio».«Non luogo a procedere»: sono stati prosciolti i due dipendenti del Pam (Programma alimentare mondiale), che erano accusati di omicidio colposo per la morte, in Congo, dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci (oltre che dell’austista Mustapha Milambo). Ha vinto, almeno per il momento, la ragione di Stato e, dunque, la linea difensiva invocata dal Pam e sostenuta anche dal ministero degli Esteri italiano: ai due funzionari è stata riconosciuta l’immunità diplomatica e da qui nasce il «difetto di giurisdizione» che ha spinto il gup di Roma a chiudere il procedimento a carico di Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, i funzionari dell’Onu accusati dalla Procura di Roma di omicidio colposo perché il 22 febbraio del 2021, giorno dell’assalto da parte di una banda armata al convoglio su cui viaggiava l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci, non avrebbero adottato tutte le cautele necessarie alla buona riuscita della missione per evitare che cadesse, come poi è effettivamente avvenuto, in un’imboscata. «Questa decisione un po’ era nell’aria», commenta amareggiato Salvatore Attanasio, il papà di Luca, presente a Roma, «ma, per come è andata, c’è davvero tanta, tanta amarezza. Penso che sia mancato il coraggio: il giudice ha scelto la strada più facile. Per fortuna la Procura ha impugnato la decisione. Ritengo che, al di là di tutto, sia una pagina amara per la giustizia italiana. Stiamo parlando della morte di un rappresentante dello Stato in territorio straniero».A stupire, in senso negativo e forse anche determinante per la decisione del gup, è stata la presa di posizione del direttore Affari giuridici della Farnesina. Il funzionario, che era stato chiamato a riferire in ordine alla prassi relativa alle comunicazioni con funzionari non in servizio in Italia, aveva, infatti, depositato un parere nel quale si affermava che, di fatto, l’immunità per i due funzionari sussiste. Nella relazione presentata nell’udienza preliminare dello scorso 24 gennaio (la quinta), aveva sentenziato che «nella documentazione ricevuta dall’Onu relativamente allo status dei due funzionari si desume» che i due fossero «identificati, preventivamente ai fatti e nei confronti dello Stato nel cui territorio sono avvenuti i fatti stessi, come funzionari internazionali dipendenti del Pam, in quanto tali aventi titolo al trattamento previsto dalle convenzioni internazionali. Il rapporto di dipendenza con il Pam e le funzioni svolte dai due imputati per conto del Pam stesso erano note alle autorità locali, così come alla nostra ambasciata a Kinshasa». Ha prevalso anche in questo caso, dunque, la consuetudine internazionale di riconoscere l’immunità a tutti i funzionari delle organizzazioni internazionali legate alle Nazioni Unite anche se su questi ultimi pesa, come sostenuto dalla Procura di Roma e dai familiari delle vittime dell’agguato, la pesante accusa di omicidio colposo. «Confermo quanto detto all’intervista che vi ho rilasciato: lo Stato, in tutta questa vicenda ormai lunga tre anni, è stato latitante. Anzi, l’unica volta che ha aperto bocca è stato per dire che l’immunità (per i due funzionari dell’Onu, ndr) è una prassi. Noi andremo avanti perché perdere una battaglia non vuol dire perdere la guerra. Ci batteremo in ogni modo che la legge consente e in ogni luogo per arrivare a un briciolo di verità», continua papà Salvatore.Per la Procura di Roma, comunque, non finisce qui e ha già deciso di ricorrere in Corte d’appello contro la decisione del gup: i pm di piazzale Clodio, in base a quanto si apprende, percorreranno tutte le strade che l’ordinamento penale prevede per garantire ai due cittadini italiani morti e alle loro famiglie la verità sulla vicenda. Il difensore dei due funzionari dell’agenzia Onu, l’avvocato Alessandro Gentiloni, ha però spiegato ai cronisti presenti che con il riconoscimento da parte del giudice del «difetto di giurisdizione» viene stabilito che l’Italia non può processare Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza.«Non ho ricevuto, neanche oggi, alcun messaggio da parte delle istituzioni. Se ne guardano bene, non ne hanno il coraggio. Noi li abbiamo sollecitati più volte affinché venissero a spiegarci la posizione dell’Italia sulla vicenda (oltre al «sì» all’immunità per i due funzionari del Pam, la famiglia Attanasio lamenta anche la non volontà del governo italiano di costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario, ndr). Non si capisce se non lo fanno per arroganza o perché sono in seria difficoltà. Ma in ogni caso, è un comportamento non accettabile: non sono dei signorotti medievali, sono lì perché sono stati eletti. Parole come patria e patrioti si sciolgono come neve al sole di fronte a questi atteggiamenti». «Scriva questo: è una vergogna», conclude Salvatore Attanasio, «chi non mostra coraggio è un vigliacco».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)