2022-06-28
La moglie Nicoletta prima azionista e Milleri diventa capo per statuto
Nicoletta Zampillo (Getty images)
La successione sembra blindata, ma per modifiche servirà la maggioranza assoluta.Logan Roy è il protagonista di una serie tv americana, Succession, che ha avuto molto successo anche qui in Italia. Roy è il classico magnate dei media che ha fatto i soldi quando i network e i giornali erano ancora miniere d’oro. Proprietario e fondatore della multinazionale delle news Waystar Royco, a 80 anni suonati per lui è arrivato il momento di ritirarsi e lasciare le redini dell’azienda a uno dei suoi quattro figli. Ma chi? L’erede al trono designato è il figlio Kendall, conosce il business più di tutti ma è dipendente dalla cocaina tagliata con abbondante sfortuna. Ci sarebbe Siobhan, unica figlia femmina e spin doctor di successo, che però è più interessata a consigliare i nemici politici del padre. Non si può fidare nemmeno dell’ultimogenito Roman, ostaggio di un’eterna adolescenza. Né del primogenito Connor, che vive in un ranch nel deserto del New Mexico e ha la ridicola ambizione di diventare presidente degli Stati Uniti. Quando Roy finisce in ospedale decolla la serie di lotte fratricide e parricide per il controllo della Waystar. Quello raccontato in Succession è un grande classico: dinasty del capitalismo familiare colpite in passato dalla sindrome Buddenbrook. Il copione che verrà seguito nella gestione dell’eredità di Leonardo Del Vecchio sarà diverso? Sicuramente le questioni successorie, in questo caso, sono state già regolate. Ma il diavolo, come sempre in questi casi, sta nei dettagli. La galassia societaria creata nel tempo dal patron di Luxottica è fitta e l’albero genealogico dei Del Vecchio è complesso. Il primogenito Claudio, Marisa e Paola sono figli della prima moglie Luciana Nervo, Leonardo Maria è figlio della seconda e quarta moglie Nicoletta Zampillo, i più piccoli Luca e Clemente il patron di Luxottica li ha avuti dalla terza moglie, Sabina Grossi, una parentesi rosa tra il primo e secondo matrimonio con la Zampillo (dopo il divorzio del 2000, Del Vecchio l’ha infatti risposata nel 2010). Di certo, con la sua morte non si pone soltanto un tema di patrimonio da gestire ma anche di strategia da portare avanti nelle diverse partite che l’ottantasettenne imprenditore di Agordo aveva aperto, a cominciare da quella su Mediobanca. E per certi versi queste due «sfide» di successione sono legate. In Piazza Affari i riflettori sono puntati sui futuri equilibri nella Delfin, la holding lussemburghese che custodisce le partecipazioni in EssilorLuxottica, Mediobanca, Generali, Unicredit e dell’immobiliare Covivio. Il capitale di Delfin è frazionato tra i sei eredi (Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente) che hanno quote paritetiche del 12,5%, mentre il restante 25% era detenuto direttamente dal fondatore di Luxottica, che possedeva diritto di usufrutto e quindi di voto per il restante 75% del capitale. Un accordo raggiunto nel 2016 e studiato dallo storico avvocato di Del Vecchio, Sergio Erede, prevedeva che, in caso di scomparsa, il 25% detenuto dall’industriale passasse proprio all’ultima moglie. Non solo. Nel 2021 l’assemblea della cassaforte ha deliberato alcune importanti modifiche statutarie che attribuivano al fondatore di Luxottica la facoltà di indicare con atto scritto il suo delfino operativo, che potrà essere anche un manager esterno alla compagnia. Come Francesco Milleri, da anni braccio destro dell’imprenditore, che dovrebbe ora succedergli in Delfin, oltre a continuare a essere il ceo di EssilorLuxottica. Tuttavia, lo statuto prevede anche che ogni decisione venga presa con l’accordo di tutti e tre i rami della famiglia perché è prevista una maggioranza dell’88% della finanziaria per ogni decisione rilevante e lo stesso vale per la scelta del management. Dunque all’unanimità, considerando che le quote individuali detenute da ciascun azionista di minoranza (i sei figli) sono del 12,5% mentre la moglie Nicoletta ha ereditato dal marito il 25% della quote. Nel bilancio è inoltre previsto che una quota parte degli utili venga comunque destinata alla fondazione Leonardo Del Vecchio (nel cui cda siede Milleri che è anche nel board dello Ieo Monzino di cui la Fondazione è azionista con il 18%). Sullo sfondo c’è infine una battaglia legale che si sta tenendo dall’altra parte dell’oceano. A maggio dell’anno scorso, infatti, la famiglia Del Vecchio è stata accusata di avere «sabotato potenziali offerte» per Brooks Brothers, costringendo quindi al fallimento la catena di negozi di abbigliamento che controllava, evitando quindi di pagare decine di milioni di dollari all’unico investitore esterno. L’azionista di minoranza Tal Apparel aveva fatto causa a Claudio Del Vecchio, ex Ceo di Brooks Brothers, a Matteo Del Vecchio (figlio di Claudio) e alla Delfin. Nell’ambito del procedimento legale, avviato presso un tribunale di New York, Tal Apparel ha chiesto danni per oltre 100 milioni di dollari.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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