
Fdi: «Mobilitazioni per chiedere il voto». Anna Maria Bernini: «Volontà del popolo ignorata». E così per la quarta volta in sei anni il Pd torna al governo senza essere stato votato dagli italiani. E ci torna con il M5s. Il segretario Nicola Zingaretti, sempre in nome della sbandierata «discontinuità», ieri pomeriggio ha incontrato Luigi Di Maio a Palazzo Chigi, senza sciogliere il nodo del Conte bis ma soddisfatto: «Il confronto è partito. Primo incontro interlocutorio ma positivo, per un governo di svolta, guardiamo agli interessi degli italiani». E anche se oggi si dovrebbe esprimere la piattaforma Rousseau sul gradimento della base grillina per l'inciucio, ci sarebbero già una decina di senatori pentastellati non disposti a votare la fiducia ad un eventuale governo con i dem. Comunque, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto il segnale che aspettava e oggi riaprirà le consultazioni (ma già ieri ci sono state le prime reazioni al quasi nato inciucio giallorosso). «Stanno rubando il governo», è stata la prima a tuonare la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: «Un governo fatto contro la volontà degli italiani. Hanno impedito di andare alle elezioni e la verità l'ha detta Renzi che ha dichiarato: “Non possiamo perdere l'occasione di mandare a casa i sovranisti". C'è qualcosa nella nostra democrazia che non funziona. Va bene verificare la possibilità di una maggioranza prima che si sciolgano le Camere, ma la sovranità appartiene al popolo. Non si può scegliere una maggioranza contraria alla volontà del Paese». Perciò la Meloni si rivolge direttamente ai cittadini: «Dobbiamo essere pronti a mobilitarci. Non solo con la petizione per chiedere elezioni subito, che in poche ore ha raccolto già 50.000 firme. Se necessario scenderemo in piazza: dobbiamo far sentire la nostra voce perché un altro governo fatto solo per massacrare gli interessi e i diritti degli italiani non ce lo possiamo permettere». E mentre la Meloni sostiene che «quelli che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, sono loro stessi diventati tonni, si sono chiusi nella scatoletta e non vogliono più uscire», secondo Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato di Forza Italia, «se quello tra Lega e Movimento 5 s telle è stato un contratto fallito, quello che si profila adesso è qualcosa di più: un patto scellerato tra due forze incompatibili che fino a ieri se le sono date di santa ragione. Unico denominatore comune: disprezzo della volontà popolare e occupazione spregiudicata del potere. Un esempio plastico del loro trasformismo: oggi (ieri, ndr) Conte si è presentato al G7 con la casacca di premier di un governo di destra e la prossima settimana si ripresenterà con la casacca di premier del governo più a sinistra della storia della Repubblica italiana. Insomma, assisteremo senza battere ciglio al passaggio dalla politica dei porti chiusi a quella dei porti aperti. Il loro motto sarà: buona patrimoniale a tutti!». Per Marco Zanni, capogruppo leghista al Parlamento europeo «il Movimento 5 stelle poteva decidere tra una morte dignitosa andando al voto o una più rapida e ignobile facendo il governo dei perdenti con il Pd di Renzi e della Boschi. Ancora una volta farà la scelta più ignobile». Più tranchant la ministra delle Politiche della famiglia, Alessandra Locatelli, ha detto chiaramente «che nell'eventualità che la Lega vada all'opposizione e si formi un nuovo governo Pd-M5s il popolo insorga il prima possibile. Noi saremo tra i primi a scendere in piazza. I decreti Sicurezza non vanno toccati. Sono tra i migliori provvedimenti fatti quest'anno, su questo si può solo andare avanti. Tornare indietro è una follia e ci batteremo fino alla fine».
Boom di rimesse, tra denaro tracciato e clandestino. Nel 2025, flussi in crescita. E intanto gli stranieri si «godono» il welfare.
Gli immigrati guadagnano in Italia ma poi i soldi, invece di andare ad alimentare il Pil del nostro Paese, prendono il volo per il Bangladesh, le Filippine, il Pakistan, per l’estero in generale, sottraendo risorse a un territorio che comunque fornisce loro servizi, assistenza sanitaria, spesso accesso preferenziale all’edilizia residenziale pubblica e il welfare in tutte le sue declinazioni. Non solo. Si tratta di flussi non soggetti a tassazione.
Maurizio Landini (Ansa)
Il sindacalista attacca la manovra e ribadisce la linea sullo sciopero: «Non lo vogliono? Allora trattino». Meloni replica: «Non sia mai che la rivoluzione si faccia di martedì...».
Botta e risposta. Dopo aver detto che questa legge di bilancio è pensata per i ricchi, il segretario della Cgil, Maurizio Landini rispondendo al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a cui assicura che «nessuno lo vuole massacrare», chiarisce: «Pure noi sappiamo che uno non è ricco con 40.000 euro. Dal 2023 al 2025 hanno pagato 3.500 euro di tasse in più che non dovevano pagare mentre con la modifica dell’aliquota Irpef dal 35 al 33% per i redditi fino a 50.000 euro gli stanno dando 18 euro al mese».
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Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
La gabella ideata da Schlein e Landini fa venire l’orticaria persino a compagni di partito e possibili alleati. Dopo la presa di distanza di Conte, il dem De Luca jr. smentisce che l’idea sia condivisa. Scettici anche Ruffini (ex capo dell’Agenzia delle entrate) e Cottarelli.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.





