2019-05-03
La manifattura italiana rialza la testa e lascia al palo la locomotiva tedesca
L'indice che monitora le piccole e medie imprese ad aprile arriva a 49,1. In salita rispetto a marzo (47,7) e oltre il dato dell'eurozona (47,9). L'espansione è a un passo, mentre la Germania crolla nelle vendite al dettaglio.Sembrano passati anni luce da quando l'economia italiana a febbraio era data in recessione e perlopiù spacciata. A tre mesi di distanza, non solo non siamo più in recessione, ma l'indice Pmi manifatturiero del nostro Paese si è attestato a 49,1 punti, in salita dai 47,4 di marzo. Si tratta di una stabilizzazione che arriva dopo una crisi durata molti mesi. Nel Vecchio Continente il miglioramento di 1,7 punti dell'indice bagna il naso alla locomotiva tedesca, Paese che ha totalizzato uno tra i peggiori risultati in Europa. In Germania il valore è risultato pari a 44,4, in lieve risalita rispetto ai 44,1 di marzo e anche sotto la lettura preliminare degli esperti che era di 44,5 punti. Una fase di debolezza registrata anche da altri indicatori: a marzo le vendite al dettaglio in Germania sono diminuite dello 0,2% su mese e del 2,1% su anno. La performance negativa segue al precedente aumento, a febbraio scorso, dello 0,5% su mese e del 4,4% su anno.Insomma l'incremento c'è stato, ma per Berlino è stato veramente ridotto. In Germania ad aprile si è assistito al primo miglioramento dell'indice Pmi manifatturiero da nove mesi, «grazie a flessioni ridotte nell'output e nei nuovi ordini», spiega Phil Smith, economista di Ihs Markit. Tuttavia, avverte l'esperto, «è ancora presto per sapere se davvero il rallentamento ha toccato il fondo». In particolare, aggiunge Smith, «le difficoltà del comparto automobilistico continuano a ripercuotersi anche nel resto del settore manifatturiero, dato che le società attive nell'elettronica, metallurgia, meccanica e prodotti chimici riferiscono di subire gli effetti del rallentamento dell'automotive».Del resto, ad aprile l'Italia ha fatto meglio dell'eurozona (47,9 contro i 47,5 di marzo) mentre Berlino ha fatto peggio. Ben inteso, sia nel caso europeo, che in quello tedesco e italiano, i livelli sono tutti al di sotto della soglia di 50, lo spartiacque all'interno dell'indice tra espansione e contrazione del ciclo produttivo. Ma se l'Italia è sempre più vicina, ormai manca davvero poco, per Berlino la strada da percorrere è ben più lunga. Aprile, insomma, si è mostrato come un mese in cui i Paesi un tempo più in difficoltà hanno iniziato a risalire la china. Tra le migliori performance spiccano quelle della Grecia, che ha centrato il miglior risultato mensile dal giugno del 2000 (a quota 56,6), e Spagna (51,8), che continua a macinare dati positivi, in linea con le ultime rilevazioni sul Pil, sempre in crescita di oltre due punti percentuali. Molto bene anche la Francia, che ad aprile ha toccato la «fatidica» soglia dei 50 punti, facendo meglio delle attese che la davano a quota 49,6. Alti anche i risultati ad aprile di Irlanda, con 52,5 punti, e Paesi Bassi (52), entrambi Paesi, però, che hanno registrato un andamento in discesa della propria produzione manifatturiera. Più o meno a pari merito con l'Italia c'è l'Austria che ha chiuso il mese di aprile a 49,2.Gran parte dell'Europa, quando si parla di produzione manifatturiera, dunque, si trova in difficoltà o comunque non procede a vele spiegate. Nel Vecchio Continente, «all'inizio del secondo trimestre, il settore manifatturiero è rimasto significativamente in fase di declino», commenta Chris Williamson, economista di Ihs Markit, sebbene l'indice Pmi «sia aumentato per la prima volta in nove mesi, il valore di aprile è stato il secondo più basso osservato durante gli scorsi sei anni a prova di un generale peggioramento, il terzo consecutivo, delle condizioni operative del settore». La contrazione rimane la più forte in Germania, aggiunge l'esperto, sottolineando anche i risultati in Italia e Austria e la stagnazione in Francia, mentre l'espansione della Spagna positiva. E in Italia a che punto siamo? Non ci possiamo lamentare per nulla. «I dati hanno descritto un quadro più positivo per i manifatturieri, con un deterioramento delle condizioni operative e dei nuovi ordini generali», ha commentato Amritpal Virdee, esperto Ihs Markit. L'analista sottolinea come «le esportazioni sono aumentate al tasso più veloce da giugno 2018 e la crescita occupazionale ha raggiunto il livello più alto in sei mesi». In questo contesto, conclude Virdee, «se l'attuale tendenza dei nuovi ordini dovesse continuare, durante i prossimi mesi la crescita della produzione potrebbe ritornare di scena» e superare l'importante soglia dei 50 punti.Come spiegano gli esperti economisti di Ihs Markit, «il tasso di deterioramento della produzione manifatturiera è risultato più lieve sino a raggiungere il livello più debole in quattro mesi». L'indagine mostra quindi come, nonostante resti una contrazione della produzione e dei nuovi ordini, ad aprile il settore manifatturiero italiano abbia continuato ad aumentare il livello di personale. «Il tasso di creazione occupazionale è stato forte e il più veloce da ottobre 2018, con le aziende che hanno deciso di incentivare la capacità in previsione di una maggiore domanda dei mesi prossimi», commentano da Ihs Markit. «Ciò ha fatto sì che le aziende in questione siano state in grado di far fronte al loro carico di lavoro, diminuendo il livello del lavoro inevaso», concludono gli esperti.Per intenderci, in Italia l'ultimo dato registrato dall'indice manifatturiero delle Pmi non ci permette ancora di festeggiare, ma a fare la differenza è l'andamento della curva. In Italia i valori hanno ripreso a salire, mentre la locomotiva tedesca ha iniziato a rallentare, dirigendosi verso risultati in netta diminuzione.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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