2022-08-07
La lotta di Archie è finita. Per la Corte morire «era nel suo interesse»
Londra, staccati i macchinari che tenevano in vita da aprile il dodicenne. Neanche i giudici di Strasburgo si sono opposti per «non interferire» con la giustizia inglese.Ieri alle 12.15 - ora locale - Archie Batersbee ha chiuso gli occhi per sempre e lo ha fatto in uno dei modi peggiori al mondo: aveva solo 12 anni ed è morto soffocato dopo che alle 10 sono state staccate le macchine che lo tenevano in vita attraverso un respiratore nel London Royal Hospital per decisione dei medici e della magistratura inglese. La famiglia non ha potuto decidere se doveva rimanere in vita o no. Non ha avuto voce in capitolo pur essendo ricorsa a tutti i gradi della magistratura inglese. Nulla da fare. La Corte Suprema ha deciso «che era nell’interesse del bambino sospendere i sostegni vitali». Lo hanno deciso loro. Il babbo e la mamma di quel bambino, con la vita che loro stessi gli hanno dato, non sono c’entrati più nulla più nulla, glielo hanno barbaramente negato. Capite che è roba da matti che la magistratura decida quale sia l’«interesse del bambino»? Non c’è molto da ragionarci: lo decidono i genitori non la magistratura, loro ne hanno il sacrosanto diritto: diritti individuali e umani, che tra l’altro hanno avuto origine nel 1215 proprio in quel Paese con la Magna Charta. Forse l’hanno usata come carta igienica.Per ricordare, il bambino era stato trovato privo di sensi a causa di un incidente domestico il 7 aprile, quindi quattro mesi fa, nel Southend, nel Sussex. Non quattro anni fa, quattro mesi fa. Da allora, per questi lunghissimi quattro mesi, la famiglia, aiutata anche dal Christian Legal Centre, una associazione nazionale sorta per la difesa e la tutela dei diritti anche dei minori, si è adoperata in tutti i modi possibili e immaginabili. Niente, niente, niente. Non hanno sentito ragioni né in Inghilterra né in Europa. E qui è accaduta la cosa più incredibile che potesse accadere. Leggete bene. La Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, l’istituzione più alta in grado per le decisioni che riguardano tale materia di diritti fondamentali delle persone, che interviene giustamente su tutte le materie e spesso anche su questioni italiane, ebbene questa volta ha respinto l’istanza dei genitori «per non interferire con la giustizia britannica». Qui siamo all’inverosimile: una Corte che deve garantire l’esercizio dei diritti dell’uomo, nata sulla base della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 - universale: cioè che riguarda e fa testo per tutti gli Stati che vi hanno aderito, tra i quali l’Inghilterra - non vuole interferire con la giustizia britannica? Non vuole? Non è che può scegliere o no a capocchia - come ha fatto -, deve intervenire. Perché ogni cittadino, anzi ogni donna e ogni uomo, di qualsiasi parte del mondo sia, ha il diritto inalienabile a una risposta nel caso in cui, come la famiglia del piccolo Archie, ritenga violato un suo diritto o sia messa nella condizione di non esercitarlo. Non c’è discussione possibile. È un dovere assoluto e basta. Va bene il relativismo, ma se esso va ad intaccare anche i diritti universali dell’uomo siamo veramente fritti, anzi ormai siamo carbonizzati. E di diritti fondamentali ai quali la famiglia poteva richiamarsi ce n’è una messe. Solo ad esempio si possono citare - come la famiglia stessa ha fatto - gli articoli 10 e 11 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità o l’articolo 6 cella Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini, tutte convenzioni recepite e sottoscritte anche dalla stessa Inghilterra, quella verso la quale non ha voluto interferire la Corte dei diritti dell’uomo.Certamente le considerazioni sui diritti vengono prima di ogni altra cosa. Ma dietro a quello strano «interesse del bambino a sospendere i sostegni vitali» non è che c’è qualche considerazione di tipo economico, e cioè di quanto sarebbe costato tenerlo in vita? Cioè, invece che mettersi una mano sul cuore, non è che nel Paese con il parlamento più antico del mondo si sono messi tutte e due le mani sul portafoglio? Ma si può in questi casi - così del resto come in tutti quelli che toccano i diritti fondamentali - far prevalere di fatto le considerazioni economiche su quella dei diritti? È evidente che la risposta è no, ma allora come si spiega? Perché dal punto di vista giuridico quella decisione non sta in piedi neanche con le stampelle. Si spiega che i conti pubblici hanno prevalso sui diritti inviolabili di Archie e dei suoi genitori e questo desta una pietà, una compassione e anche una rabbia senza confini.
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