2021-01-23
La Lombardia non era da zona rossa. L’esecutivo ci prova: «Errore loro»
Attilio Fontana (Getty imaes)
Visti gli ultimi dati, la regione va verso la zona arancione. Non dovrebbe servire il pronunciamento del Tar. Da Roma sostengono che i valori sballati fossero del Pirellone. Attilio Fontana: «Calunnie per coprire mancanze» Secondo la regione Lombardia, siamo davanti a un tentativo di Roma di scaricare su altri colpe proprie. Secondo Roma, è invece la Lombardia, se vuole passare dal rosso all'arancione, a dover rettificare, non si comprende bene cosa e per quale ragione. La sensazione è duplice. Per un verso, che a Roma, sia in sede tecnica che in sede politica, ci sia un palpabile imbarazzo per quanto è accaduto. Per altro verso, che debba esserci trasparenza totale sulla catena e i meccanismi decisionali che hanno portato, tra le motivate proteste del governatore Attilio Fontana, a qualificare come rossa la regione più produttiva del Paese, determinando danni devastanti alle singole imprese e al tessuto economico complessivo. Mentre scriviamo, non sembra esserci più margine di ricomposizione, dopo la provocazione di ieri pomeriggio che stiamo per riassumere: a questo punto, la decisione ultima spetterà al Tar del Lazio, lunedì alle 12, sulla base del ricorso presentato dalla giunta lombarda contro la zona rossa. E anzi, da quanto risulta alla Verità, sarebbe anche in corso un tentativo da parte del governo di non giungere al pronunciamento del Tar. Inutile girarci intorno: molti osservatori ritengono che il governo (e in particolare il ministero della Salute) tema che vengano fuori errori di valutazione sui dati, in particolare sul calcolo dell'Rt, cioè dell'indice di contagio, e sulla relativa scansione temporale. Senonché, proprio mentre i tecnici nazionali e quelli regionali si stavano parlando in cerca di una soluzione, ieri pomeriggio, come un fulmine a ciel sereno, è trapelata sui media (realisticamente veicolata da fonti governative) la provocazione alla quale facevamo cenno: in altre parole - questa la velina fatta circolare - se la Lombardia vuole passare all'arancione, dovrebbe rettificare, cioè assumere su di sé la responsabilità di un errore (quello sull'Rt del monitoraggio precedente) chiedendo una ulteriore valutazione. Secondo questa consecutio temporum, anticipata ieri pomeriggio dall'edizione online del Corriere della Sera, il titolare della Salute Roberto Speranza interpellerebbe a quel punto la cabina di regia e, una volta acquisito il via libera, farebbe entro domenica passare la Lombardia dal rosso all'arancione. Previa però una sorta di anomala autoaccusa da parte della Lombardia. Davanti a questo modo di impostare la questione, Attilio Fontana si è comprensibilmente inalberato, e su Facebook ha risposto con durezza: «La Lombardia deve essere collocata in zona arancione. Lo evidenziano i dati all'esame della cabina di regia, ancora riunita. Abbiamo sempre fornito informazioni corrette. A Roma devono smetterla di calunniare la Lombardia per coprire le proprie mancanze».La sostanza della posizione lombarda è chiarissima: la Lombardia ha sempre inviato dati standard. Se ora Roma si accorge che il sistema adottato fino a questo punto ha dei punti di debolezza, e addirittura rischia di far declassare erroneamente delle regioni, tocca al governo provvedere a correggere, senza chiedere ad altri di farsi carico di responsabilità che non hanno. Anche perché, in questo caso, occorrerebbe accendere un faro non solo sul presente ma pure sulle decisioni pregresse. Dopo di che, come la Lombardia aveva già spiegato, la regione ha effettivamente inviato «dati aggiuntivi per ampliare e rafforzare i dati standard trasmessi nella settimana precedente». Ma non c'è proprio nulla che la regione ritenga di dover rettificare. Durissimo Matteo Salvini: «Se 10 milioni di lombardi sono stati rinchiusi in casa per mesi in base a dati e valutazioni sbagliate del governo, saremmo di fronte a danni morali ed economici enormi, un vero e proprio sequestro di massa. Chi ha sbagliato paghi, chieda scusa e ripari al danno causato». A questo punto non resta che attendere. Il tentativo di Roma è chiaro: buttare la croce addosso alla giunta di Fontana, e alimentare la convinzione che la Lombardia sia finita in rosso a causa di un proprio errore. Non serve un indovino per immaginare il tipo di campagna politica e mediatica che si scatenerebbe in questo caso, se la regione cadesse nella trappola e ammettesse errori non commessi. Già ieri, come un sol uomo, Pd e M5s hanno subito provato a creare il caos, con i grillini che hanno addirittura ventilato strampalate azioni legali contro la giunta lombarda.Ai cittadini lombardi, che tuttora non sanno quali attività saranno consentite e quali no, rimane invece la spiacevolissima sensazione di un altissimo grado di politicità della contesa: altro che «tecnici» e «algoritmi». Decisioni dotate di questo impatto sulla vita dei cittadini e delle imprese non possono che essere politiche. C'è almeno da sperare che non si rivelino - a posteriori - arbitrarie, vista l'oggettiva penalizzazione che ne è scaturita a danno della locomotiva economica del Paese. In questo caso, chi pagherà i danni? Anche perché ritrovarsi tuttora in zona rossa con un Rt medio di 0,82 sembra davvero paradossale e inaccettabile.