2022-02-16
«La lettera di babbo Renzi al figlio è una confessione»
L’ex socio Mariano Massone pronto ad accusare Tiziano. I suoi legali andarono a casa dell’ex premier per decidere la strategia.Giorno settimo dall’annuncio della querela di Matteo Renzi contro i pm di Firenze. Ancora ieri a Genova il procuratore facente funzioni Francesco Pinto non aveva ricevuto nulla. In compenso gli ultimi giapponesi del Renzismo al tramonto (babbo dixit), rinchiusi nel bunker insieme con il loro leader, hanno lanciato in aria come un tracciante la panzana dell’irrilevanza (penale della lettera inviata da Tiziano Renzi al figlio Matteo all’indomani della sconfitta elettorale del 4 marzo 2018. Giornalisti e lobbisti di complemento hanno bombardato di tweet i nemici in toga. Qualcuno ha invocato persino la separazione delle carriere tra cronisti e magistrati, senza ricordare che sarebbe opportuna anche quella tra direttorini e politici.In mezzo a questa cortina fumogena è difficile ragionare sull’importanza della missiva ammessa agli atti dell’inchiesta per tre bancarotte in cui sono imputati i genitori dell’ex premier, Tiziano e Laura, accusati di essere gli amministratori di fatto delle società fallite. Come abbiamo scritto ieri nella lettera, Renzi senior ribadisce, scrivendo al figlio, la centralità del suo ruolo nella gestione delle aziende di famiglia, sebbene nella governance della società capofila il suo nome non figuri. Ma soprattutto la missiva (mai spedita e rinvenuta in bozza) rivela come nel 2018 l’autore fosse ancora in stretti rapporti con Mariano Massone, di cui perora la causa con il figlio. Tiziano aveva coinvolto il pluripregiudicato imprenditore genovese nel tentativo di trovare nuovi amministratori per la cooperativa Marmodiv poi fallita nel 2019. Allo stesso Massone, nel 2010, aveva già delegato la rottamazione del ramo secco della sua Chil Srl. La difesa dei genitori ha sempre cercato di tenere separate la posizione processuale di Massone (che anche per le bancarotte fiorentine ha già patteggiato) da quella di Tiziano e Laura, ma queste sono indissolubilmente legate. Come conferma la lettera ritenuta «irrilevante» da chi nulla sa di queste inchieste. Anche Matteo probabilmente conosceva bene tali vicende come si intuisce dalla lettera a lui destinata, in cui il primo paragrafo è dedicato proprio a Mariano: «Sarebbe stato tutto risolto se din don (il soprannome del manager genovese Giuseppe Campanella, recentemente andato in pensione ndr) avesse avuto quel che gli spettava come direttore commerciale di Poste perché essendogli amico lo avrebbe fatto lavorare e quindi mantenere la famiglia in aziende a lui vicine. Probabilmente sarei stato in condizioni di vendere I’azienda e comunque di provarci».Non è chiaro quale sia il problema con Massone, da risolvere con una promozione in Poste di un dirigente «amico». Sembra, però, di intuire che a giudizio del padre il figlio possa comprendere il nome in codice «din don». I due avevano già discusso del modo in cui «risolvere» il problema Massone? Nel 2010 Tiziano gli cede un ramo con circa mezzo milione di debiti in pancia della Chil Srl. L’azienda fallisce miseramente nel dicembre 2013.Nel 2014, quando il figlio sta per diventato primo ministro, attraverso il solito Massone, Tiziano prova a vendere il resto dell’azienda di famiglia, la Eventi 6, che aveva chiuso il bilancio del 2013 in modo disastroso, alla Postitaly Srl, i cui soci ufficiali erano dei professionisti dell’Alessandrino, ma in realtà, grazie a una scrittura privata, la socia di maggioranza era la moglie di Massone, Giovanna. Ma i cattivi rapporti tra Giovanna e Laura, avevano mandato all’aria i progetto di cessione fortemente sponsorizzato da Renzi premier. Al timone rimane così Tiziano che, però, dopo pochi mesi, nel settembre del 2014, scopre di essere sotto inchiesta per concorso in bancarotta a causa del crac della Chil. Dopo il proscioglimento rinuncia nuovamente alla vendita, avendo perso uno degli appalti più lucrosi, quello con Seat.Quando viene arrestato nel febbraio del 2019 fa scrivere su un giornale che a breve si sarebbe sbarazzato della Eventi 6. Ma anche questo impegno resta lettera morta. Per i giapponesi di Renzi queste sono tutte questioni private, come quando un padre consola il figlio per una delusione amorosa. Tra le carte depositate acquista particolare rilievo una mail che le prefiche non sono in grado di decrittare. Quella dove Mariano Massone, compagno di mille avventure, scrive a Renzi senior: «Tra le tante cose che non ti ho detto oggi: 10 anni, ripeto 10 anni di divieto di svolgere attività commerciali: pena accessoria, con mia somma sorpresa (dato che non ricordo di aver sentito da nessuno che mi sarebbe stata regalata questa perla) comminata da quel buontempone di Airoldi (Marco, il pm genovese, ndr)».Qui la questione si fa pesante. Infatti al momento dell’invio, l’1 dicembre 2016, Massone ha appena patteggiato una pena a 26 mesi e, invece, Tiziano, è stato prosciolto. Ma perché Massone scrive «ricordo di non aver sentito da nessuno» l’anticipazione della pena che poi gli è toccata. Perché se ne lamenta con Renzi senior, che, in teoria, aveva una posizione quasi da antagonista?Matteo sembra perfettamente edotto della questione, visto che il padre gli scrive: «Massone ha accettato il patteggiamento senza lottare, rinviando e traccheggiando come la legge gli avrebbe consentito, magari coinvolgendomi, sapendo che non aveva la condizionale».A quanto risulta alla Verità l’avvocato di Massone, Luca Gastini, stimato professionista piemontese, e l’allora premier, si incontrarono a Pontassieve, lontani da occhi indiscreti, per discutere della questione e per trovare una via di uscita buona per tutti.Il legale è tuttora in rapporti con Tiziano. Ma questa volta sarà difficile anche per un avvocato abile qual è Gastini conciliare tutti gli interessi in gioco.Anche perché alla fine il cerino è rimasto in mano a Massone che ha già patteggiato quattro diversi episodi (in continuazione) di bancarotta: due in Piemonte, una in Liguria e una (per la verità tre) in Toscana. Adesso l’imprenditore è stato chiamato dall’accusa a testimoniare nel procedimento. Lui, con chi lo conosce bene, ha confidato di volere essere sentito per ultimo nell’ultima udienza per potersi togliere qualche sassolino con la giusta suspense. Il suo sogno è un ingresso in aula vestito in stile Antonio Cassano a Madrid, «con pelliccia e sigaro»: «Quelle due righe sibilline sul mio sacrificio contenute nella lettera di Tiziano bisognerebbe mostrarle ad Airoldi (Marco, il pm che ha chiesto e ottenuto l’archiviazione di Renzi senior a Genova, ndr), per fargli capire che forse, prima o poi, qualcuno potrebbe chiedergli: “Ma che pressioni le hanno fatto per far uscire Renzi (Tiziano, ndr) da quella inchiesta?”. Quando mi presenterò davanti al pm Luca Turco dirò: “La risposta a tutte le sue domande è nella prima pagina della missiva. Tutto comincia da lì dottore, il resto è noia”. Anche se mi dovessi rincogl… e provare dei sensi di colpa nei confronti di quel signore, con questo documento io non devo più neanche parlare: tutte le mie considerazioni, tutte le mie arrabbiature, tutte le mie rimostranze, tutte le mie cambiali in bianco sono racchiuse in queste due righe». Questo è il valore che Massone dà al documento considerato penalmente irrilevante da certi maestri di giornalismo. Per Massone il proscioglimento di Tiziano è «vergognoso», è «la madre di tutte le putt… che sono state fatte». Anche perché, è bene ricordarlo, uno dei motivi per cui Tiziano è stato archiviato a Genova riguarda la presunta separazione definitiva tra i due. Secondo giudice e pm i Renzi avevano ceduto l’azienda a prezzo scontato a Massone per allontanarlo definitivamente da loro. «Chil promozioni (poi Eventi 6, ndr), infatti, non ha successivamente intrattenuto rapporti con le società di Massone» aveva precisato il pm Airoldi. Ma come sappiamo i due hanno continuato a fare affari insieme per quasi ancora un decennio. «Da lì (l’archiviazione di Tiziano a Genova, ndr) in avanti è tutto uno scherzo» continua l’imprenditore, «perché quel signore aveva le stesse colpe del sottoscritto. E nella sua lettera lo ammette, quando sono la prima persona che cita e in sostanza scrive: “Sono stato una m… con Mariano”».Massone ritiene che le sue risposte nel Tribunale di Firenze «faranno tremare l’aula» e sostiene che davanti al collegio giudicante ribadirà «un concetto semplice»: «Esimi signori avete tutti dimenticato il punto di partenza: la vendita al sottoscritto, attraverso la partecipazione di mio padre, di una società decotta con determinati problemi, le cui conseguenze si sono volute ignorare». Inoltre Tiziano e il suo nuovo collaboratore Mirko Provenzano, altro bancarottiere, avrebbero «fatto strategia commerciale» (tradotto: portato via i clienti) ai danni di Chil post. Massone ha un chiodo fisso: «Renzi e Provenzano dovevano andare a processo per quel crac perché loro sono i veri distruttori di quella ditta. Ma durante l’inchiesta su Tiziano, il figlio era presidente del Consiglio, il ministro della Giustizia era espressione di quel governo e lo era anche una parte del Csm. Si possono fare delle considerazioni scurissime su quella pagina giudiziaria». Infine, la lettera conferma anche la vocazione da lobbista di Tiziano che si lamenta per non essere riuscito a entrare in contatto grazie all’intermediazione di Marco Carrai né con l’ad di Poste Matteo Del Fante, né con «l’egiziano» Naguib Sawiris, per i suoi affari con Seat.Passaggi che confermano quanto già emerso nel procedimento per traffico di influenze, in cui il babbo è stato prosciolto nel 2021: la sua assillante ricerca, attraverso il Giglio magico, di contatti diretti con le società che potevano offrire ricchi appalti alla sua azienda. Ma questa è un’altra storia.