2020-07-13
La Lega calcio verso il divorzio da Sky, punta ai fondi per una nuova media company
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All'unanimità i club di Serie A hanno dato mandato all'avvocato Romano Vaccarella per nuove azioni legali contro il colosso di Rupert Murdoch che deve versare 102 milioni di euro come stabilito dal tribunale di Milano. Si vedranno invece le ultime giornate di campionato: i club hanno deciso di non oscurarle. Per il triennio 2021 -2024 sui diritti televisivi si attendono le offerte dei fondi il 24 luglio poi il 27 la banca d'affari Lazard farà le sue considerazioni durante l'assemblea. Aggiornamento: A quanto risulta alla Verità le 20 squadre di serie A hanno deciso di affidare all'avvocato Romano Vaccarella nuove azioni legali contro Sky. Si vedranno invece le ultime giornate di campionato: i club hanno deciso di non oscurare il segnale. Per il triennio 2021 -2024 sui diritti televisivi si attendono le offerte dei fondi il 24 luglio poi il 27 la banca d'affari Lazard farà le sue considerazioni durante l'assemblea. Sarà un'assemblea straordinaria decisiva per il destino dei diritti televisivi del calcio quella di oggi della Lega Serie A. Le squadre del nostro campionato si riuniscono per decidere se staccare il segnale di Sky in vista delle ultime partite di campionato. Il passaggio non riguarda solo la l'ultima parte dei soldi che il colosso di Rupert Murdoch deve alla Lega, cioè 131 milioni di euro con un decreto ingiuntivo pendente al tribunale di Milano, ma il futuro stesso del nostro campionato. Entro la fine del mese, infatti, potrebbe nascere una nuova media company, capace in proprio di gestire la trasmissione delle partite di calcio in televisione come su smartphone o pc. E' per questo che è stato affidato il mandato al presidente Paolo Dal Pino per trovare fondi di investimento che possano aiutare la Lega nella realizzazione di questo progetto che potrebbe rivoluzionare il calcio italiano. L'obiettivo è appunto quello di creare una partnership con i fondi interessati e creare una società che possa valorizzare a pieno il brande del campionato di calcio, punto spinoso, da sempre oggetto di crtiche. Le squadre lamentano da anni un mancato trattamento adeguato di finanziamento da parte dei colossi televisivi, sin dai tempi di Infront con cui alcune di loro sono già in causa per miliardi di euro. Sky è uno di questi. I rapporti sono ormai ai minimi termini. Dopo oltre 6 settimane è stato notificato il decreto ingiuntivo a Sky di 102.794.888,00 euro ma il decreto prima del deposito è stato giacente per 45 giorni e sopratutto è stata tolta l'immediata esecutività richiesta. Eppure dovrebbe esserci, anche perché senza l'immediata esecutività Sky potrà opporsi entro 60 giorni. Quindi potrebbe slittare tutto a dopo l'estate, facendo perdere altro tempo alla Lega Calcio. La somma iniziale doveva essere più ingente, di circa 131 milioni, ma è scesa a 102 perché solo 11 club hanno deciso per l'ingiunzione di pagamento, altri si sono fatti anticipare i soldi dalle banche. L'assemblea straordinaria di oggi si prevede infuocata, anche se sembra che possa passare la linea di chiedere subito i soldi a Sky e nel caso non arrivassero spegnere il segnale. Ma mentre c'è il rischio che si prosegua con le carte bollate, dall'altro lato c'è da ragionare sul futuro e in particolare sui fondi esteri da coinvolgere nella creazione di una media company. Da tempo si parla di realtà interessate Advent, Bain, Cvc, Kkr, Blackstone, Fsi e Cinven, ma anche Texas Pacific Group. Ci sarebbe nella partita anche Bank of America.Cvc, fondo inglese, metterebbe sul piatto 2,2 miliardi per una quota del 20%, mentre Advent valuterebbe l'intero campionato 13 miliardi di euro. Presto arriveranno le decisioni. Perché di sicuro con Sky i rapporti sono ormai troppo incrinati, nonostante i buoni rapporti con il presidente del Coni Giovanni Malagò.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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