2019-01-16
La Lega alza la posta per le europee. «La Bce danneggia i risparmiatori»
Matteo Salvini sfrutta il report di Mediobanca sui costi delle ultime direttive della vigilanza: «Il sistema rischia 15 miliardi». E apre la campagna elettorale attaccando Mario Draghi: «Non faccia politica, serve più trasparenza».Per la prima volta, il numero uno della Lega, Matteo Salvini, ha esternato sulle banche. Fino all'altro ieri, il tema era in prima battuta sempre ad appannaggio di Giancarlo Giorgetti. Ieri mattina invece, in concomitanza con il crollo dei titoli bancari, Salvini ha diffuso un comunicato frontale contro Mario Draghi. «Il nuovo attacco della vigilanza Bce al sistema italiano e a Mps dimostra ancora una volta che l'unione bancaria, voluta dall'Ue e votata dal Pd, non solo non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario, ma ha finito con il renderlo più instabile colpendo i risparmiatori». Salvini definisce addirittura l'atteggiamento della Bce «prevaricatore», in quanto «scavalca aggravandole le recenti decisioni della Commissione». Il tutto pone anche un altro tema fondamentale secondo il leader leghista: «Può un'istituzione non politica prendere con leggerezza decisioni che influiscono profondamente sulla vita e i risparmi dei cittadini? Indipendenza non vuol dire irresponsabilità». La domanda è retorica così come dietro il comunicato si legge chiaramente la firma di Claudio Borghi. Innanzitutto riprende l'assist del report di Mediobanca («L'ennesimo intervento a gamba tesa della Bce può creare un danno all'Italia da 15 miliardi») ma anche perché sembra frutto di una nuova strategia in vista delle elezioni europee di maggio. Se la sicurezza non dovesse più essere il tema caro agli italiani, lo saranno sicuramente l'economia e la tutela dei risparmi o degli investimenti. La Lega si prepara dunque a scalare l'Europa per cambiarla da dentro. Che cosa significa? Avere almeno un commissario di peso e quindi un incarico alla pari di quello che oggi ricopre Pierre Moscovici. Cambiare le regole dell'unione bancaria può dunque essere una strategia per concentrare contro Mario Draghi i problemi del comparto bancario. Ottenendo in teoria due risultati.Il primo concreto. In un momento di nuova crisi, di fusioni e crac bancari la politica dovrebbe avere la supremazia sulle scelte della vigilanza. Il sistema bancario va sostenuto con regole ad hoc che tengano conto del contesto. Tradotto? Come aiutare Mps e Carige lo si decide in Italia e non a Francoforte. Da qui scaturisce il secondo obiettivo dell'attacco a Draghi ed è un obiettivo totalmente politico. Colpire il governatore della Bce e il partito che egli rappresenta avrà come risultato quello di imputargli eventuali scoppi o epidemie del sistema bancario.Al tempo stesso quello che sembra un apparente scollamento con la filosofia di Giancarlo Giorgetti potrebbe rivelarsi un po' come un gioco coordinato. Se dietro le quinte chi dialoga con lo stesso Draghi e pure con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, riuscisse a pagaiare (con l'aiuto delle fondazioni bancarie e della finanza bianca) verso un porto sicuro (fusione tra Mps e Carige e ingresso di una terza banca) il sistema bancario, a quel punto il successo sarebbe comunque in capo al governo. E verosimilmente a chi si è intestato la battaglia: Salvini. Non a caso ieri pomeriggio i componenti grillini della commissione Finanze di Montecitorio hanno rilasciato una nota per dire che «le regole della Vigilanza causano gravi danni all'Italia». Un tentativo nemmeno troppo difficile da decifrare. Qualcuno dentro i 5 stelle ha capito che la campagna elettorale non si fa andando in macchina a Strasburgo e annunciando di voler abbattere il sistema Ue. Non basta però una piccola dichiarazione per inserirsi nella partita.Siamo di fronte a una corsa a ostacoli alla quale potrebbe partecipare Draghi in persona. Ieri durante uno speech al Parlamento europeo ha detto: «A dicembre abbiamo deciso di mettere fine al Qe, fiduciosi che la convergenza dell'inflazione verso l'obiettivo sarebbe progredita». Allo stesso tempo «i recenti sviluppi economici sono stati più deboli dell'atteso e le incertezze soprattutto globali restano prominenti. Quindi non c'è spazio per il compiacimento e uno stimolo significativo è ancora necessario». Vorrebbe dire tirare fuori il bazooka di nuovo. E farlo durante la campagna elettorale di maggio (la data per fondere Mps è giugno) sarebbe come dare il via a un valzer politico le cui coordinate vengono dettate da Bruxelles, Draghi e Mattarella. Non a caso il comunicato di Salvini-Borghi non si è risparmiato su questo tema. «Occorre quindi una trasparenza assoluta sulle decisioni della Bce, come è stato recentemente ribadito dalla stessa Corte dei conti europea, che lamenta di non essere messa dalla Bce in condizione di controllare i motivi di decisioni così rilevanti per i portafogli dei risparmiatori. Questa trasparenza è necessaria per scacciare il dubbio che la Bce faccia un uso politico dei poteri che le sono attribuiti». In due righe si cela lo scontro dei prossimi mesi. Con chi si schiererà la Bce di Draghi? O riuscirà la Lega a giocare di sponda? In ogni caso, le palle saranno le banche.