2022-08-13
La Lamorgese fa stare tranquilli solo i rom. La polizia non può più entrare nei campi
Già due casi di oggetti rubati e geolocalizzati in accampamenti di nomadi. Ma gli agenti non agiscono: «È per l’ordine pubblico».A Roma in via Candoni c’è un campo nomadi di 15.000 metri quadri, con 100 container e dove abitano circa 800 persone - va a sapere quanti e chi saranno - con oltre 200 minori. Anche quando capita che si sia certi che refurtiva sia nel campo, grazie a dispositivi elettronici che ci dicono con certezza dove sono quegli oggetti, ebbene le forze dell’ordine non ci entrano perché gli è stato detto da qualcuno sopra di loro: il questore? Il prefetto? L’assente - perennemente ingiustificata - dottoressa Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno pro tempore, per fortuna nostra e anche sua - visti i risultati - pro paucissimo tempore? Questione di qualche decina di giorni, dai ragazzi che ce la possiamo fare. Perché non è che le forze dell’ordine di fronte ad un reato conclamato e alla prova inconfutabile di dove sia la refurtiva non possano almeno andare a fare due chiacchiere con qualcuno nel campo, magari qualcuno che conta. Non è che siccome è caldo e l’operazione è faticosa non l’hanno fatta per paura di pezzare la camicia nella regione ascellare. Almeno che dall’alto non gli abbiano detto: sudate poco che poi non ci sono le camicie di riserva. Non possono farlo perché sono campi pericolosi - sono loro parole - e perché potrebbero sorgere problemi di ordine pubblico.No, cazzo. Il problema di ordine pubblico c’è già stato prima quando, in sequenza - come ci segnala il quotidiano di Roma, Il Messaggero -, è stato sfondato il vetro di una Toyota in lungotevere dei Cenci, pieno centro, e ripulita di tutto il contenuto compresi degli apparecchi elettronici. Va detto che in questo genere di ripulitura, l’unico, visto lo stato dei campi e dei minori presenti in quei campi, sono bravi, per tutto il resto quanto a pulizia meglio lasciare stare. Ebbene, quegli apparecchi sono stati rintracciati con certezza in via Candoni, nel campo nomadi tramite la localizzazione satellitare. Nulla, questo non è un problema di ordine pubblico, il problema di ordine pubblico e che se qualcuno glieli avesse richiesti indietro, magari si innervosivano invocando il diritto alla sicurezza sui luoghi di lavoro, anche se si tratta di rubare è pur sempre un lavoro, secondo loro. Secondo atto. Riguarda il povero Luca Ioli e sua madre accompagnata dal medesimo a vedere la Carmen al teatro estivo dell’Opera di Caracalla. Al ritorno trovano l’auto svaligiata e in questo caso si trattava di uno zainetto e di un Apple watch. Anche in questo caso orologio con Gps acceso e localizzazione in via Candoni: Nulla anche qui. La polizia è entrata. Lo hanno fatto suonare ma poiché non lo sentivano sono tornati indietro. Da ora in poi applicheremo degli altoparlanti a tutti i dispositivi elettronici per poterli rintracciare meglio. Magari questo governo esanime potrebbe, in articulo mortis, pensare ad un «bonus rintracciamento refurtive nei campi nomadi», sarebbe certo più utile di quelli per le biciclette e i monopattini. Terzo atto. Una squadra straniera di cricket è stata derubata di tutte le mazze proprio lì vicino al campo. Hanno deciso di andare personalmente, hanno contrattato e, alla fine, dietro pagamento hanno recuperato la refurtiva. Hanno pensato giustamente che denunciare non sarebbe servito, per l’appunto, a una mazza. Così, en passant, che se ne facevano delle mazze da cricket al campo nomadi? Pensavano di utilizzarle a Natale per schiacciare le noci da mangiare poi con i fichi secchi? Ma quanto son grosse le noci che mangiano in un campo nomadi? O forse i baronetti che abitano da quelle parti si sono convertiti alla pratica del nobile sport nato in Inghilterra nel XIV secolo? O forse dopo la fine dell’impero coloniale inglese il campo nomadi di via Candoni è entrato a far parte del Commonwealth? Mah. Va’ a sapere.Quello che è certo che quelle mazze una fine - almeno metaforica - l’hanno fatta di sicuro. Se la sono trovata sul groppone quei tre poveretti che pur sapendo dove erano gli oggetti rubati, in due casi hanno dovuto rinunciarci e in un caso hanno dovuto pagare per averli indietro. Roba da matti. La giungla ha più regole, a confronto. Due casi su tre riguardano stranieri. Non c’è che dire: una campagna pro turismo ineccepibile. Magari suggeriranno ai connazionali di andare direttamente a dormire nei campi nomadi della capitale, almeno lì stanno sicuri e possono fare casino tanto la polizia ha istruzioni di non entrare per non disturbare il can che dorme, anzi che veglia.
Jose Mourinho (Getty Images)