2019-01-28
Guerra fredda tra Conte e Macron sul futuro della Libia
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La conferenza di Palermo di metà novembre ha sancito l'endorsement degli Stati Uniti di Donald Trump all'Italia. Ma si tratta di un riconoscimento che non è mai andato a genio al presidente francese, che ha cercato di porre rimedio al vantaggio italiano giocando di sponda con Egitto ed Emirati Arabi Uniti.La partita tra Italia e Francia per il futuro della Libia, a pochi mesi delle elezioni a cui sta lavorando senza sosta l'inviato Onu Ghassan Salamé, si gioca di sponda. Basta incrociare l'agenda del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte con quella del presidente francese Emmanuel Macron per capirlo. Conte è stato domenica nel sultanato dell'Oman e negli Emirati Arabi Uniti. Macron è atterrato nello stesso giorno in Egitto, dove si fermerà per tre giorni in occasione del duecentesimo anniversario dell'apertura dei rapporti diplomatici tra Parigi e il Cairo con una nutrita delegazioni di cui fanno parte cinque ministri del suo governo, una decina di imprenditori e una ventina di esponenti del mondo accademico francese.Ma Emirati Arabi Uniti ed Egitto non sono soltanto Paesi con cui tessere relazioni per ragioni economiche. Sono anche i due principali sostenitori, a livello economico ma anche militare, di Khalifa Haftar, l'uomo forte della Cirenaica. Il generale, dietro al quale si muovono anche Stati Uniti e Russia, è in netta ascesa in Libia, complici le recenti difficoltà del rivale Fayez Al Serraj, premier di Tripoli, che soffre le proteste del Sud (che minacciano la sicurezza degli oleodotti) e l'instabilità del suo governo. La conferenza di Palermo di metà novembre sancì l'endorsement degli Stati Uniti di Donald Trump all'Italia, che incassò da Washington la cabina di regia per la Libia. Un riconoscimento che non è mai andato a genio al presidente francese, che ha cercato di porre rimedio al vantaggio italiano giocando di sponda con Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Addirittura in questi giorni Macron si è lanciato in un duro attacco contro il governo italiano proprio dal Cairo rispondendo alle critiche rivolte alla Francia dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, oltre che dal premier Conte, sostenendo che «il popolo italiano merita dei leader all'altezza della sua storia». Macron sa bene che in questo momento per la politica estera italiana l'Egitto rappresenta un problema. La maggioranza governo è, infatti, spaccata: c'è chi accusa il Paese guidato da Abdel Fattah Al Sisi di scarsa collaborazione sul caso del ricercatore Giulio Regeni e chi, al contrario, vorrebbe allentare la morsa diplomatica sul Cairo in merito a questo episodio affinché Italia ed Egitto possano tornare a più sereni rapporti.Anche Parigi però ha qualche problema con il Cairo. Infatti per sancire i 200 anni di rapporti diplomatici Macron firmerà con Al Sisi una serie di accordi di cooperazione. Tra i quali però, secondo alcune fonti dell'Eliseo dall'emittente Sky News Arabia, non dovrebbe esserci l'acquisto da parte dell'Egitto di dodici caccia multiruolo Rafale prodotti dalla francese Dassault Aviation. Possibile che l'intesa venga finalizzata «successivamente», ha spiegato la fonte. Ma non durante la tre giorni egiziana di Macron.Quanto alle mosse italiane, invece, Conte nella sua visita nel Golfo è passato anche per l'Oman, Paese strategico vista la recente apertura a Israele con tanto di visita nella capitale Muscate del premier Benjamin Netanyahu, che ha con Al Sisi, anch'egli grande sostenitore di Haftar, un accordo neanche troppo tacito per il contrasto del terrorismo nel Sinai.Ma il dossier caldo quando si parla di Libia è il petrolio vista la sfida tra l'italiana Eni e la francese Total. Lo scontro diplomatico tra Roma e Parigi riflette anche le tensioni tra i due colossi petroliferi. Proprio Eni, da sempre parte della politica estera di Roma, è stata protagonista della visita di Conte negli Emirati Arabi Uniti, che sono il primo mercato di destinazione dell'export italiano nell'area Mena. La giornata nel Golfo, infatti, nasce da due fatti. La prima: il successo della candidatura italiana alla Direzione generale dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), che ha visto la vittoria di Francesco La Camera, come hanno spiegato all'Agenzia Nova fonti di Palazzo Chigi. La seconda: la firma dell'accordo fra la raffinazione del greggio tra le energetiche Eni e Adnoc, con la compagnia italiana che acquisisce il 20 per cento della società Adnoc refining. Un'intesa sottoscritta da Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, e da Sultan Ahmed Al Jaber, ministro di Stato degli Emirati Arabi Uniti e amministratore delegato di Adnoc. Presenti anche Mohamed Bin Zayed Al Nahyan, erede al trono di Abu Dhabi e vicecomandante delle forze armate emiratine, e il premier italiano.Mentre Macron flirta con l'Egitto, Conte e Descalzi hanno deciso di muoversi sugli Emirati. Come per dire a Parigi che a ogni mossa francese ne corrisponde una italiana, visto che Roma, nonostante le diverse voci della sua politica estera, non sembra intenzionata a mollare la cabina di regia sulla Libia.
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