2018-09-28
La Germania risparmia sui morti: non paga il rimpatrio dei bimbi uccisi
Faith e Divine, ammazzati dalla madre tedesca a Rebibbia, scontano fino alla fine i genitori sbagliati Il Bambino Gesù e il Comune di Roma coprono i costi di trasporto. E una delle nonne accoglierà le salme.Si sono stretti fino all'ultimo intorno alle due piccole bare bianche di Faith e Divine, medici e infermieri del Bambino Gesù, insieme alle puericultrici di Rebibbia. E dopo i funerali dei due bambini tedeschi uccisi in carcere dalla mamma Alice Sebesta, che si sono svolti ieri nella chiesa romana di Sant'Onofrio al Gianicolo, le due salme torneranno in Germania. A pagare il rimpatrio non sarà il governo di Berlino, che si è ampiamente disinteressato di tutta la vicenda, ma lo stesso ospedale vaticano insieme al Comune di Roma. Che hanno voluto evitare un ultimo sfregio a questi due bambini che avevano entrambi i genitori in carcere per droga. La vicenda emerge con grande imbarazzo dopo giorni di inutili contatti tra le autorità italiane e quelle tedesche. Secondo fonti della Verità, l'ambasciata tedesca a Roma non avrebbe opposto un formale rifiuto a sostenere le spese del funerale e del rimpatrio, stante la totale indigenza della famiglia, ma avrebbe cincischiato fino a creare una situazione troppo imbarazzante e al limite del disumano. E così, mercoledì, alla vigilia delle esequie nella piccola chiesa vicino al Bambino Gesù, i vertici dell'ospedale, guidato da Marcella Enoc, hanno risolto la faccenda con generosità e hanno deciso di organizzare e pagare il ritorno di Faith e Divine in patria. E anche il Comune di Roma ha offerto il proprio aiuto, sia per le pratiche di rimpatrio che per i funerali. Ma certo, che un Paese non indigente come la Germania non sia stato capace di rimpatriare le salme di due suoi bambini lascia senza parole, nella speranza che su questa «pigrizia» non abbia inciso il fatto che i genitori erano in carcere e che non sono precisamente di origini tedesche. Ma è il passaporto quello che conta. O meglio, conterebbe.Alice Sebesta, 33 anni, è nata in Germania da famiglia georgiana e ha passaporto tedesco. Era stata arrestata per traffico internazionale di droga (le avevano trovato 10 chili di marijuana) e martedì 18 ha lanciato i figli dalle scale del repartino «protetto» per detenute-madri di Rebibbia. Faith, di soli sei mesi, è morta sul colpo, mentre il piccolo Divine, un anno e mezzo, è morto al Bambino Gesù dopo inutili tentativi di svegliarlo dal coma. Il papà, Ehis Eigebelelou, non è potuto scendere a Roma perché è in carcere in Germania con l'accusa di essere un membro della mala nigeriana che gestisce il traffico di droga. Ha origini africane, ma anche lui ha passaporto tedesco. Con grande fatica, alla fine è stato rintracciato un parente disposto almeno ad andare a prendere le salme al loro arrivo: si tratta di una delle nonne. Ma il problema era comunque che nessun altro familiare si è fatto avanti, o si è detto disponibile, per organizzare il viaggio dei due bimbi e sostenerne le spese. Che in questi casi sono sempre di alcune migliaia di euro. Ed è dopo questi tentativi vani che sarebbe dovuto intervenire lo Stato tedesco per assumersi l'organizzazione del tutto. Invece, l'ambasciata tedesca a Roma ha probabilmente avuto un atteggiamento un po' troppo burocratico e sicuramente poco compassionevole nei confronti di questi due suoi piccoli concittadini, ai quali è stato fatto pagare fino alla fine la «colpa» di avere due genitori «sbagliati». Ma per fortuna che poi ci sono sempre i famosi italiani dei luoghi comuni, come quello che recita «Italiani brava gente». In ogni caso, Faith e Divine hanno avuto ieri un degno saluto a Sant'Onofrio. Le due piccole bare bianche, una delle quali incredibilmente minuscola, sono state accompagnate dai medici, dagli infermieri, dai dirigenti dell'ospedale vaticano e dalle educatrici di Rebibbia. A dire messa è stato don Sandro Spriano, cappellano del carcere romano, che ha chiesto a tutti, autorità comprese, di «avere una maggiore responsabilità nei confronti dei bambini». Perché se quello di Alice Sebesta è stato un gesto imprevedibile (i giudici diranno se davvero volontario o frutto di un raptus), è anche vero che il tema dell'opportunità della detenzione in carcere dei bambini è dibattuto da decenni. Su questo, il cappellano è andato dritto al punto, sempre nell'omelia: «Non è possibile che vengano tenuti in carcere anche i bambini, ci sono tante strutture come quelle ecclesiali che potrebbero accoglierli e non trovo neppure giusto che in questa vicenda a farne le spese sia il personale di Rebibbia». Un riferimento all'immediata sospensione dei vertici della sezione femminile decisa dal ministero. Sulle bare c'erano le corone di fiori del Bambino Gesù e tra i banchi della chiesa c'erano Laura Baldassarre, assessore alle politiche sociali del Comune guidato da Virginia Raggi, che ha disposto il lutto cittadino per ieri. E poi c'erano i rappresentanti del ministero della Giustizia. Marcella Enoc, presidente dell'ospedale vaticano, ha ammesso: «Abbiamo sperato fino all'ultimo nella possibilità di salvare questo bimbo e quando non c'è stato più nulla da fare ci siamo attivati invano per l'espianto di organi». Non poteva sapere che avevano a che fare, evidentemente, con una famiglia di apolidi.