2022-05-31
La Francia umiliata dagli immigrati tenta di dare la colpa al Liverpool
Un poliziotto affronta un tifoso del Liverpool. Nel riquadro, un arrestato allo Stade de France (Getty Images-Ansa)
Il ministro dello Sport transalpino addossa al club inglese i disordini della finale di Champions: «Tifosi senza il biglietto». Ma giornalisti e testimoni smentiscono: «Erano tutti teppisti usciti dalla banlieue».Sono ormai passati tre giorni, ma le polemiche sul caos che ha preceduto la finale di Champions league svoltasi sabato allo Stade de France di Parigi non accennano a placarsi. Ieri il ministro francese dello Sport, Amélie Oudéa-Castéra, ha attaccato il Liverpool: «Ha abbandonato i suoi tifosi a se stessi». Oudéa-Castéra ha parlato di «30-40.000 persone con biglietti falsi o senza biglietti», pur «rammaricandosi» per l’uso di lacrimogeni da parte della polizia. Di 30 o 40.000 inglesi con biglietti falsi ha parlato anche il prefetto Didier Lallement, e sarebbe comunque un fatto abbastanza clamoroso: i 52.000 posti dello Stade de France erano infatti stati divisi assegnando 20.000 biglietti ai tifosi di ciascuna squadra, più 12.000 per il resto del pubblico. Se una quota minima di furbetti è, in questi casi, fisiologica, pensare che a Liverpool siano stati messi in circolazione tagliandi falsi pari al doppio di quelli legali senza che nessuno se ne sia accorto e abbia preso provvedimenti è cosa che rasenta la fantascienza. Ma il prefetto ha detto anche altro, dando una prima conferma ufficiale a ciò che da più parti si vociferava con insistenza: i tifosi inglesi, ha spiegato Lallement, «sono stati raggiunti da 300 o 400 giovani venuti dai quartieri sensibili di Seine-Saint-Denis» che avrebbero tentato di forzare i posti di filtraggio. Per chi non avesse dimestichezza con le cautele verbali del linguaggio ufficiale transalpino, spieghiamo che la formula «giovani venuti dai quartieri sensibili» ha un significato etnoculturale ben preciso: stiamo parlando dei teppisti di origine nordafricana venuti dalla banlieue. Eccola, la verità finora taciuta sui disordini di sabato. Che il problema esista, e sia bello grosso, lo confermano del resto i disordini accaduti al termine di Saint Etienne-Auxerre che ha certificato la retrocessione dell’ex club di Michel Platini. Al termine della partita, tifosi dei Verts, a prima vista non esattamente discendenti di Clodoveo, hanno invaso il campo lanciando razzi addosso ai calciatori e aggredendoli con pugni e spranghe. Tornando alla finale di Parigi, Le Figaro ha riferito che nella notte tra sabato e domenica sarebbero state fermate 105 persone, di cui 39 arrestate. Fonti di polizia consultate dal quotidiano, tuttavia, riportano che solo «una o due» di esse erano di nazionalità inglese. Per il resto si parla di cittadini in maggioranza con carta d’identità francese o clandestini, per lo più minorenni, e senza alcun legame iniziale con il match. «Canaglie di periferia che perseguono delinquenza di opportunità», secondo Matthieu Valet, portavoce del Sindacato indipendente dei commissari di polizia. In questo senso, lo Stade de France occupa una posizione sciaguratamente strategica, come aveva fatto notare un commentatore non certo accusabile di razzismo: l’ex asso della nazionale multirazziale francese Thierry Henry. Parlando con una tv britannica, aveva avvertito i tifosi del Liverpool: «Tecnicamente lo Stade è a Saint-Denis. Non è Parigi. Sì, ovviamente è vicino a Parigi, ma credetemi, voi non vorreste essere a Saint-Denis. Non è la stessa cosa di Parigi». Il ruolo dei teppisti delle banlieue nei disordini era stato inizialmente notato quasi di sfuggita: «Giovani locali hanno causato tafferugli», spiegava il Guardian nella cronaca della giornata. Sempre Le Figaro riportava quanto urlato alla stampa da un tifoso inglese: «Scrivete bene, non sono i tifosi del Liverpool che hanno fatto casino, sono persone di qui che non hanno il biglietto e vogliono entrare». Su Twitter, poi, era iniziato da subito il tam tam di chi era presente. È il caso del giornalista della Bbc Nick Parrott, che ha postato un video in cui si vedono giovani di origine africana accalcarsi a un’entrata: «Mi sono imbattuto in questo problema ripetutamente mentre cercavo di accedere allo stadio la scorsa notte. La gente del posto cerca di farsi strada con la forza, portando la sicurezza a chiudere i cancelli e tenendo fuori i fan con i biglietti. La polizia non sapeva come affrontarlo». L’imprenditore Martin Varsavsky ha twittato: «Sono un immigrato in Spagna e appoggerò sempre l’immigrazione, ma quello che abbiamo vissuto questa notte a Parigi è stato un horror per la nostra famiglia e tutti gli appassionati. Centinaia di parigini africani che attaccano i tifosi, ridendo di noi e vedendoci in preda al panico. Era razzismo, contro gli europei». A 20 minutos, tifosi spagnoli hanno dato la loro testimonianza: «Nei bar centinaia di persone del quartiere ci guardavano, seguendo tutti i tifosi alla ricerca di qualcosa da rubare. La gente non può immaginare com’era. C’erano eserciti di ladri che ci cercavano. Ci sono state risse, aggressioni, furti... Un film dell’orrore». Alla tv francese, il giornalista Daniel Riolo ha circostanziato, parlando di «miscuglio tra le bande dei quartieri di Saint-Denis e i migranti di porte de la Chapelle». Chi, invece, ha vissuto una serata spensierata è stato il ragazzo magrebino che sui social ha postato un suo video dall’interno dello stadio, dicendo in un francese stentato: «Sono venuto qui senza documenti, senza niente. La gente ha pagato 5.000 euro, per me è gratis. Fotterò la Francia, viva l’Algeria».