2020-08-13
La Francia s’inventa il disagio psicosociale come lasciapassare all’aborto senza limiti
La legge sulla bioetica in discussione consente l'interruzione di gravidanza fino alla nascita. Con una formula molto ambigua.La notizia, come non di rado capita con i temi etici, è passata in sordina. Eppure alcuni giorni fa in Francia è accaduto qualcosa di enorme, con l'approvazione dell'aborto libero fino alla nascita. È successo nella notte tra il 31 luglio e il 1° agosto quando in seno all'Assemblea nazionale, con l'emiciclo sostanzialmente deserto - presenti appena 97 membri su 577 - si stava esaminando la nuova legislazione in materia di bioetica, che introduce novità non esattamente rassicuranti quali la fecondazione extracorporea per le donne single e le coppie lesbiche, inclusa la fecondazione post mortem a richiesta, qualora il partner fosse deceduto e con tanto di diagnosi preimpianto per una selezione eugenetica che permetta alla donna di scartare gli embrioni ritenuti non sani.Non solo. La nuova normativa darà il via libera pure alla cosiddetta Ropa (Reception of oocytes from partner), tecnica che consente a una coppia di due donne di impiantare nell'utero dell'una l'embrione ottenuto dalla fecondazione in vitro dell'ovocita dell'altra con sperma donato o acquistato, col figlio che, a quel punto, avrebbe due genitori biologici più una gestante terza.Un vero e proprio provvedimento monstrum, insomma, che pareva obiettivamente difficile da peggiorare. Invece l'Assemblea nazionale c'è riuscita, a ranghi ridottissimi anche per l'ora tarda, attraverso l'approvazione - con 60 voti a favore e 37 contrari - di un emendamento che sconvolge la normativa in materia di aborto, che prevede l'intervento volontario fino alla dodicesima settimana e quello «medico» fino alla nascita, limitatamente ai casi di grave malformazione fetale e di messa in pericolo della vita materna. Un paletto, quest'ultimo, che ora non c'è più. Sì, perché l'emendamento approvato, in breve, introduce «il disagio psicosociale» quale causa di «grave pericolo» per la donna. Il che potrebbe apparire di relativa gravità se non ci fosse un piccolo problema: che significa esattamente «disagio psicosociale»?La legge non lo dice. Nessuna linea guida lo chiarisce. Nessuno lo sa, in pratica. Ne consegue come il nuovo criterio inserito nella legislazione in materia di aborto, a lato pratico, possa tradursi in un devastante passepartout, con l'autodeterminazione femminile che verrebbe ad estremizzarsi senza che nessuno possa eccepire dinanzi ad un asserito «disagio psicosociale». Di tale deriva si sono prontamente accorti i pro life d'Oltralpe, con gli esponenti di Alliance vita che denunciano quello che definiscono un «criterio non verificabile» che spalancherà alle gestanti la possibilità di un aborto per qualsiasi motivo fino alla nascita.Tugdual Derville, che di Alliance vita è il fondatore, ha dichiarato che «quelli che sanno che non è mai stato possibile verificare il “disagio", che già era la prima ragione addotta per l'aborto volontario, hanno già capito bene quale sia la trappola introdotta con questo emendamento». Monsignor Bernard Ginoux, vescovo di Montauban e già in prima fila nell'opposizione alla nuova legislazione bioetica francese, con riferimento agli apparenti progressi della nuova legge ha spiegato che «questo è il modo con cui le civiltà e il genio dei popoli viene annientato», sottolineando che le generazioni future ora «sono in grande pericolo».Ma non c'è solo il mondo conservatore a riconoscere la gravità della riforma introdotta in materia abortiva. Anche il dottor Aubert Agostini, professore di ginecologia all'Assistance publique des hôpitaux di Marsiglia (Ap-Hm) ha ammesso che ad oggi «esistono pochissimi strumenti per valutare il disagio psicosociale». Parole, queste, che vanno a confermare i timori del popolo pro life, che tuttavia ancora spera che l'emendamento ultrabortista e, più in generale, tutta la nuova legislazione bioetica possa essere fermata.A settembre, infatti, il testo dovrebbe passare di nuovo al Senato dove, sulla carta, l'opposizione avrebbe i numeri per bocciare quanto meno l'aborto on demand. Se accadesse, a beneficiarne non sarebbero tanto i pro life e i nascituri, cui comunque verrebbe risparmiata l'uccisione in prossimità del parto, ma l'intera Francia che ultimamente non vive una stagione felice.Sì, perché nonostante la fama della nazione francese quale eccezione demografica europea, con la natalità ad alti e invidiati livelli, dal 2014 le nascite per donna sono scese sotto il decisivo tasso di sostituzione, pari 2,1, arrivando nel 2019 a 1,85: e meno 0,25 - numero apparentemente minimo - nel contesto demografico odierno è un segnale molto consistente. Significa che, sia pure con ritardo rispetto ad altri Paesi, a partire dell'Italia, anche la Francia sta sprofondando nell'inverno demografico. E le cose non potranno che peggiorare, va da sé, se sventuratamente l'aborto per «disagio psicosociale», cioè senza più alcun limite, dovesse diventare legge. Ne scaturirebbe infatti un principio raggelante: quello per cui il nascituro è un esserino di cui ci si può sbarazzare in totale libertà e in ogni momento. Anche all'ultimo.
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