2022-12-17
La Fifa caccia i diritti umani fuori dal campo
Il capo del calcio globale, Infantino, esalta il Mondiale in Qatar e assegna la massima competizione per club al Marocco. Proprio i due Paesi al centro dello scandalo. Sulle polemiche per le libertà violate nell’emirato, azzarda: «La gente vuole solo divertirsi».In Qatar «il migliore Mondiale di sempre», al Marocco la prossima Coppa del Mondo per Club. Pur avendo il padre originario di Reggio Calabria e la madre bresciana, il presidente della Fifa, Gianni Infantino, non deve aver letto troppi quotidiani italiani di recente. Sarà che a Doha, dove il capo svizzero del calcio mondiale si è trasferito sin da ottobre 2021, non arrivano. Il modo di informarsi sullo scandalo internazionale che ha coinvolto proprio Qatar e Marocco, tuttavia, non dovrebbe essergli mancato. Forse, molto semplicemente, ha la coscienza così pulita che premiare in modo tanto plateale i due Paesi arabi proprio in queste ore non gli crea alcun problema. È una possibilità fra tante, le altre però sono indicibili. Sereno e a suo agio come Lionel Messi nell’area della Cavese, Infantino tiene una conferenza stampa nella calma placida dell’occhio del ciclone, per dire che va tutto bene, i qatarini sono partner affidabilissimi e che tutte quelle campagne per agganciare i diritti umani al rimorchio del calcio erano solo una burla, il campo è una cosa, il mondo con le sue asprezze è un altro. Del primo Mondiale invernale, il Kojak elvetico è entusiasta. A dire poco: «Dobbiamo aspettare l’ultimo atto, ma già si può parlare davvero di un grande successo: credo che bisognerà ricordarsi di tutto questo e tenerlo in mente. Sono venute qui in Qatar persone da tutto il mondo, l’atmosfera è stata fantastica. Il mondo intero ha scoperto il mondo arabo e ha capito che i pregiudizi che c’erano non avevano ragione di essere: è probabilmente l’eredità più importanti di questo Mondiale, l’apertura reciproca di due mondi che non si conoscevano. I qatarini hanno aperto le loro porte a tutti e chi è stato qui tornerà al suo Paese e lo potrà raccontare, è una mutua comprensione tra popoli». E i diritti umani? Con una faccia che gli svizzeri definirebbero di bronzo, e qualche chilometro più a Sud in un altro modo, Infantino ha spiegato: «I dibattiti sono bene accetti all’interno della Fifa, dove ci sono diverse culture e diversi modi di vedere le cose, perché la Fifa rappresenta 211 Paesi e ne è orgogliosa. Noi siamo un’organizzazione globale e dobbiamo unirci, non dividerci. Quando parliamo di regolamento, non si tratta di proibire qualcosa, ma di rispettare appunto il regolamento. Che dice una cosa chiara: sul terreno di gioco si gioca a calcio e lì dentro bisogna rispettare le regole del calcio. Ci sono tifosi che vanno allo stadio e un miliardo di persone che guardano il Mondiale sugli schermi: dobbiamo pensare a loro. Ognuno di noi ha i suoi problemi, ma deve potersi godere lo spettacolo senza pensare ad altro: durante quei 90 minuti le persone possono lasciare da parte i loro problemi e pensare solo alla partita. Poi, fuori dal campo, ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni». Decenni di calciatori utilizzati come marionette per promuovere praticamente qualsiasi causa più o meno benefica, qualsiasi «battaglia di civiltà» ce li dobbiamo essere immaginati: la gente ha i suoi problemi, se vuole discutere di politica vada al bar. Ovviamente che si inizi a togliere la politica dal calcio sarebbe, in sé, una gran cosa. Ma il sospetto è che sia proprio la politica ad aver imposto di tener fuori uno e un solo tema, contro uno e un solo Paese. In questo concentrato di ipocrisia, c’è quanto meno da compiacersi di una decisione: il messaggio di pace di Volodymyr Zelensky prima della finale non ci sarà. L’ufficio del presidente ucraino aveva proposto alla Fifa un collegamento video, ma è arrivata una risposta negativa. Onore al gigantesco sforzo del popolo ucraino che combatte, ovviamente, ma un comizio pre partita anche no, grazie. Per quanto riguarda il futuro, invece, Infantino sembra pensare in grande. E non cessa di avere la testa ben orientata verso il mondo arabo. Il prossimo Mondiale per club, infatti, si terrà in Marocco. L’edizione si giocherà dall’1 all’11 febbraio secondo il vecchio formato con sette squadre: i vincitori della Champions League delle sei confederazioni dell’organo di governo Fifa più una squadra della nazione ospitante. Sarà la terza edizione ospitata nel Paese nordafricano dopo quelle del 2013 e 2014. Gli uffici di pubbliche relazioni di Marocco e Qatar devono rappresentare l’eccellenza nel settore, pare di capire. A partire dal 2025, invece, il Mondiale per club sarà a 32 squadre: «Si farà, con i migliori club del mondo», spiega Infantino. Praticamente, una super Superlega. Ma affinché non si dica che la Fifa non ha a cuore i valori, Infantino ci ha tenuto a fare un punto su quelli a cui più tiene l’organo del calcio mondiale: «Possiamo confermare per questo ciclo 7,5 miliardi di euro di introiti, con un incremento di 1 miliardo rispetto al Mondiale di Russia, tutto questo malgrado la pandemia. Per il prossimo ciclo il budget è di 11 miliardi, di cui 10 reinvestiti direttamente nel calcio. Il consiglio ha inoltre approvato il piano di sviluppo dei talenti, da 2,5 miliardi, coordinato da Arsène Wenger».
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)