2023-09-16
«La cultura woke soffoca la libertà. Ma ora è più debole, si può battere»
Jordan Peterson (Getty Images)
Il grande intellettuale Jordan Peterson: «Smettiamo di mentire ai giovani, lo scopo della loro vita non è certo la carriera. L’intolleranza del politicamente corretto sta scemando. La politica si svegli e le dia la spallata finale».Guarda il video dell'intervista cliccando qui.Jordan Peterson è tra gli intellettuali più famosi al mondo. I suoi video spopolano sui social, i suoi libri vendono milioni di copie. Canadese, psicologo di formazione (ha insegnato ad Harvard) e maestro del pensiero per vocazione, Peterson è divenuto uno dei campioni globali della lotta contro il politicamente corretto, cosa che gli è costata ostilità in ambiente accademico e continui tentativi di «rieducazione» da parte dell’establishment progressista. Il professore non si è certo piegato e anzi - pur fra non poche difficoltà - ha elaborato un pensiero del tutto alternativo a quello dominante che risulta lucido, profondo, elegante e, a tratti, salvifico. Lo abbiamo incontrato in occasione della sua discesa in Italia per un incontro al Centro studi Machiavelli - uno dei più interessanti e attivi think tank di destra italiani - presieduto da Daniele Scalea. Professor Peterson, lei da tempo è in lotta contro il politicamente corretto e la cancel culture. La cosiddetta cultura Woke come sta influendo secondo lei sul rapporto fra i sessi? E come si può fare per cambiare rotta?«Beh è ovvio come stiano impattando sulla cultura. Nel mondo occidentale ci troviamo in una situazione in cui il 50% delle giovani donne non ha ancora figli a 30 anni, la metà di queste non avrà mai un figlio e il 90% di queste se ne pentirà, quindi la prospettiva è piuttosto cupa. Abbiamo tassi di divorzio estremamente alti, leggi sul divorzio molto ingiuste, che penalizzano molto gli uomini in particolare, anche se non agevolano tanto nemmeno le donne. E tendiamo anche a promuovere una relazione diciamo così di edonismo infantile, puerile rispetto alle questioni sessuali». Ovvero?«Sosteniamo che qualsiasi interazione sessuale tra ragazzi e ragazze sia sospetta, ma sosteniamo anche - simultaneamente e paradossalmente - che qualsiasi forma di espressione sessuale, da parte di chiunque, in qualsiasi momento, debba essere non solo tollerata e ben accolta, ma anche positivamente celebrata. Per cui riduciamo il sesso all’edonismo, che è una cosa terribilmente catastrofica, e simultaneamente denigriamo le relazioni matrimoniali stabili a lungo termine. A volte si arriva a sostenere - specialmente se queste relazioni danno alla luce bambini - che esse favoriscono la distruzione climatica. Nulla di tutto ciò sembra saggio». Come si può reagire allora?«Cosa possiamo fare? Beh, dobbiamo smettere di dire continuamente bugie alle ragazze. Raccontiamo loro una bugia terribile e patologica che potrebbe essere stata inventata dal più accanito capitalista o dall’immaginazione socialista più paranoica. E cioè che nulla sarà più importante per una donna che l’avanzamento della sua carriera professionale: è una cosa che non ha senso, non è vero nemmeno per gli uomini, se non per una manciata di uomini, e generalmente nemmeno per loro, e certamente non è vero per le donne. E la verità di questo è indicata dal fatto che molte grandi organizzazioni aziendali faticano a mantenere le donne in posizione di leadership quando superano i 30 anni. Potremmo smettere di dire bugie, sarebbe un inizio. Possiamo smettere di indottrinare i giovani, potremmo provare a fare quello che stanno facendo Ungheria e Polonia. L’Ungheria in particolare ha messo insieme un pacchetto molto buono di politiche a supporto della famiglia, la più promettente delle quali penso sia, - economicamente e culturalmente - offrire alle donne che hanno dei figli all’interno di un matrimonio stabile e di lungo periodo, una riduzione a vita dell’imposta sul reddito. Questo è un buon modo di ristabilire l’attuale scompenso economico nell’impegno che uomini e donne hanno, in particolare, per la cura dei neonati. Questo è già un inizio, non penso che la soluzione sia fondamentalmente economica, perché dobbiamo anche iniziare a valorizzare, nella nostra cultura, la vita familiare e le relazioni monogame a lungo termine incentrate sui figli. Devo anche sottolineare tra l’altro che c’è una letteratura psicologica ben sviluppata su questi argomenti. Le persone che tendono a promuovere incontri sessuali edonistici di breve durata sono sfruttati da psicopatici, c’è tutta una letteratura sui tratti della personalità noti come psicopatia, narcisismo, machiavellismo o personalità manipolativa e dopo alcuni anni di ricerca si è scoperto che queste sono le persone che si rifugiano nel sesso edonistico mordi e fuggi. E questo non è il tipo di ideale che si vuole diffondere a meno che non si vogliano stimolare le dinamiche dei parassiti e dei predatori. Potremmo, per iniziare, smettere di fare tutto questo».Soffermiamoci ancora un attimo sulla cultura Woke. Da dove nasce secondo lei? E perché si sviluppa proprio nelle nazioni che dovrebbero essere liberali?«È una sorta di ramo laterale perverso della razionalità dell’illuminismo, ha molte radici filosofiche, alcuni elementi ispirati a Nietzsche, con l’assunzione ad esempio che le persone sono motivate da niente altro che il potere. Anche se ciò è un po’ ingiusto perché Nietzsche ha vissuto in maniera più saggia, la sua nozione del potere era molto più ampia del mero sfruttamento: per questa interpretazione abbiamo bisogno di Karl Marx e poi tutti gli intellettuali francesi idioti come Jacques Derrida e Michel Foucault. Costoro hanno ammesso di essere marxisti e hanno sostenuto che tutta la storia del mondo dovrebbe essere vista come una battaglia tra proletariato e la borghesia. Poi hanno generalizzato ogni singola dimensione dell’identità umana che si possa immaginare. I francesi comunque hanno una cultura della razionalità, e questo è stato un buon terreno di coltura per queste idee». Illuminismo, Nietzsche, marxismo... E poi?«E poi c’è il ruolo delle università americane, penso in primis alla Ivy League, lo Yale Department of English, e poi sempre più l’intero edificio dell’educazione superiore, che è corrotto. Dire che è corrotto oltre ogni immaginazione è solamente un eufemismo».Perché?«Perché non solo fornisce un’educazione di secondo livello sotto praticamente tutti gli aspetti, ma gli amministratori idioti che si sono moltiplicati all’impazzata negli ultimi decenni hanno trovato il modo per mettere le mani nelle tasche degli studenti ipotecandone il futuro. Quindi è una truffa e il sistema crollerà perché gli studenti e i giovani si stanno rendendo conto sempre più che indebitarsi per il resto della propria vita per questi amministratori idioti di istituzioni corrotte che non danno spazio alla libertà di parola, all’educazione o al merito, non è un investimento molto saggio. Quindi probabilmente è una catastrofe che si auto limita, ma probabilmente ci sarà un altro decennio di idiozie prima che svanisca». Sembra che questa forma di intolleranza Woke faccia molta presa sugli intellettuali, più che sulle persone comuni. Perché secondo lei?«Penso che se esiste una cancel culture nelle università - sembra proprio che sia così, come emerge anche dai documentari di organizzazioni come Fire negli Stati Uniti, che ha mostrato la crescita dell’intolleranza nei campus dei college - la probabile ragione di questo fenomeno è prima di tutto che la grande maggioranza degli accademici (e anche una proporzione maggiore degli amministratori) è essenzialmente... Non voglio dire che siano precisamente agenti della sinistra, sarebbe un po’ cospirazionista dirlo così. Ma sono sicuramente di sinistra nel loro orientamento politico. Non ci sono praticamente conservatori o liberali classici rimasti nelle scienze sociali e umane, e se ce ne sono non dicono nulla perché se lo facessero si scatenerebbe un putiferio. Una volta che si ha il dominio assoluto di un unico polo dello spettro ideologico in una qualsiasi delle istituzioni, specialmente quando ci sono i giusti incentivi, allora qualsiasi deviazione dalla norma propagandistica è severamente punita, in particolare da parte delle persone per cui l’unico modo di affermare la propria posizione è la loro volontà e capacità di sposare la linea del partito». Lei tiene splendide lezioni sulla Bibbia. Perché ha deciso di occuparsene e che cosa pensa che possa offrire anche a chi non ha fede?«Sto scrivendo un nuovo libro intitolato Noi che lottiamo con Dio, ho appena mandato al mio editore, la Penguin Random House i primi tre quarti del libro, e la metà sono analisi di racconti biblici, e sono un’estensione del lavoro che ho fatto nelle mie classi, nei miei libri precedenti, ma anche in una serie di lezioni che ho tenuto su Youtube sulla Genesi e un seminario sull’Esodo. I postmodernisti hanno capito benissimo almeno una cosa e anche per questo hanno avuto un impatto così alto sulla cultura, nonostante la loro totale irragionevolezza sul lato politico ed economico e il loro marxismo omicida. Hanno capito che vediamo il mondo attraverso una storia, o più precisamente che una descrizione della struttura attraverso cui vediamo il mondo è una storia: è vero. I critici letterari lo sanno, gli ingegneri robotici lo sanno, gli psicologi della percezione lo sanno e i ricercatori nell’intelligenza artificiale lo sanno. È stata una conclusione cui sono arrivate 4/5 discipline simultaneamente. Dunque vediamo il mondo attraverso una storia, e una volta che sappiamo questo, e penso che sia incontrovertibile a questo punto, e lo dico su basi scientifiche, oltre che… ma rimaniamo sulle basi scientifiche per ora. Ebbene, una volta che si capisce che leggiamo il mondo tramite una storia, l’unica domanda che rimane è: attraverso quale storia dovresti vedere il mondo? E nel bene o nel male la storia attraverso cui vediamo il mondo in Occidente, e nella gran parte del resto del mondo tra parentesi, è la storia biblica. E ciò significa che spetta a noi capire cosa significhi quella storia, e anche trasmetterla e analizzarla, che è essenzialmente quello che fa la cultura occidentale da duemila anni (o anche più se si includono le storie del Vecchio Testamento). Certo, si potrebbe dire che non abbiamo bisogno di una cultura perché è patriarcale e oppressiva».In effetti molti lo dicono. «Bene. Dite che l’unità prodotta dalla cultura condivisa è oppressiva? Aspettate a vedere la disunità e il caos che scaturiscono quando non c’è cultura... Dobbiamo svegliarci nel vero senso della parola e dobbiamo capire a cosa abbiamo mirato per tutti questi secoli. Ci troviamo in un momento temporale in cui non solo questo è possibile, ma dire che è necessario è anche poco. Dobbiamo fare qualcosa, la posta in gioco è troppo alta, molto di ciò che abbiamo fatto inconsciamente nel passato, seguendo le nostre tradizioni culturali, deve essere oggi fatto consapevolmente, e io l’ho fatto in un certo qual modo, e sicuramente non da solo, con il lavoro che ho diffuso online, e questo nuovo libro che sto scrivendo è un altro passo in quella direzione».Una domanda politica. Molti dei nostri governanti sembrano intimoriti quando si tratta di affrontare temi come i diritti Lgbt o l’aborto o altre questioni «politicamente scorrette». Dobbiamo rassegnarci al fatto che di certi temi non si potrà più discutere?«Sì, senza dubbio, ho visto conservatori e liberali classici di tutto il mondo sorpresi dal mobbing che proviene principalmente della sinistra radicale (certo ci sono figure negative a destra ma la maggioranza proviene da sinistra). E hanno motivo d’aver paura: conosco circa 200 persone che hanno subito mobbing, e non lo augurerei al mio peggiore nemico. La maggior parte delle persone reagisce con reazioni di stress che fanno quasi rischiare la vita, non è bello. Si può rischiare anche il lavoro, quindi subire uno stress finanziario oltre che psicologico: è tremendo, e ragionevolmente uno potrebbe dire: perché dunque bisogna dire qualcosa?». Già: perché esporsi se si rischia tanto?«La risposta è piuttosto diretta: se pensi che il prezzo del parlare sia alto, aspetta a vedere qual è il prezzo da pagare se non parli. Quindi o paghi ora e dici quello che hai da dire, e lo fai onestamente, o la creatura degli abissi arriverà ad afferrarti tra le fauci, è la morale della storia di Giona».Spieghi meglio, per favore. «Giona nell’Antico Testamento è chiamato da Dio a predicare in una città, ma dice di no, sceglie di andare altrove. E così gli accade di essere gettato nell’oceano, dove annega, e come se non fosse abbastanza il mostro degli abissi arriva a prenderlo tra le fauci. Questo è esattamente quello che succede se ci si morde la lingua quando si ha qualcosa da dire. L’altra cosa che noto, però, è che il vento sta iniziando a cambiare, io tengo d’occhio l’universo dei social media. Due anni fa se dicevi qualcosa sugli attivisti trans psicopatici o sulla brigata edonistica Lgbt o l’assoluta bugia legata ai fanatici dell’apocalisse climatica non venivi mobbizzato ma cancellato, letteralmente espulso dalle piattaforme di social media, come successo a me e molte persone che conosco. Ma ora, direi particolarmente su Twitter, il vento è cambiato completamente, e i terroristi dell’apocalisse climatica che si travestono da pecore sono sulla difensiva, come dovrebbero, perché la loro storia sul cielo che sta per cadere e l’apocalisse in arrivo sta iniziando ad arrivare a orecchie piuttosto scettiche».Come dovrebbero agire i politici allora?«Quindi direi ai politici conservatori e radicali classici è ora di prepararsi alla battaglia, anche perché penso che il vento sia già cambiato. Un esempio lo offrono i ragazzi canadesi. Il Canada è un Paese piuttosto liberal, ma i ragazzi si stanno rivolgendo al partito conservatore in maniera massiccia. I giovani sono stufi di vedere le loro concezioni del mondo costantemente stravolte in ogni modo possibile dai loro insegnanti folli».
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