2023-01-14
La Cina arranca ma la variante killer non c’è
Secondo l’università di Pechino, nel Paese i contagiati sarebbero 900.000. Il governo respinge le accuse di scarsa trasparenza e conferma: «Nessuna mutazione significativa». Mentre il ceppo Kraken, presente negli Usa, viene ignorato dall’Occidente.È facile dare i numeri quando si parla di un miliardo e mezzo di cinesi, però sembra davvero assurdo ricorrere all’abaco per calcolare contagiati e presunti decessi da Covid, in assenza di dati certi. Esperti sanitari internazionali hanno previsto che, nel 2023, la Repubblica popolare governata da Xi Jinping sarà funestata da almeno un milione di morti, correlate al virus. Quanto alla situazione odierna, la Bbc ha citato uno studio dell’università di Pechino, secondo il quale il 64% del popolo del Dragone avrebbe preso il virus. Stiamo parlando di 900.000 persone, quindi i contagiati sono già un bel numero senza che si abbia notizia di nuove varianti. «Gli attuali ceppi tradizionali in Cina sono simili a quelli presentati da altri Paesi», ha dichiarato il direttore del dipartimento per gli Affari consolari del ministero degli Esteri, Wu Xi. Ha definito «coerente» il sequenziamento del virus, «il che significa che finora in Cina non sono apparse nuove mutazioni significative», contestando l’accusa di mancata trasparenza dei dati. Tornando allo studio, nella provincia di Gansu il 91% delle persone risulta positivo, in quella di Yunnan l’84%, mentre al terzo posto per alto numero di infezioni c’è Qinghai (80%). La preoccupazione maggiore riguarderebbe gli abitanti (circa 500.000) delle zone rurali, dove sono carenti strutture sanitarie, farmaci e dove, stando alle previsioni di Zeng Guang, ex capo del Centro cinese per il controllo delle malattie, il picco dell’ondata dovrebbe durare da due a tre mesi. Solo in alcune città, infatti, è già stato registrato il valore più alto di contagi e sarebbero in rallentamento i nuovi casi.Certo, il brusco cambio di rotta nelle politiche Covid ha lasciato il sistema sanitario cinese impreparato, con molti ospedali mal equipaggiati e le città più piccole che si affannano, per assicurarsi le forniture di farmaci anti febbre di base. Problema che si acutizzerà durante l’imminente Capodanno lunare, quando milioni di persone si sposteranno dalle grandi città per raggiungere i parenti e con solo il 40% degli ultraottantenni che ha avuto tre dosi, secondo i dati dell’Oms.L’antivirale Molnupiravir, di Merck & Co, viene venduto in Cina a 1.500 yuan (221 dollari) a trattamento, secondo quanto riportato dal media locale Jiemian. Molto meno che in altri Paesi, ma Pechino voleva ottenere un ulteriore ribasso. Quanto all’antivirale Paxlovid, l’agenzia cinese che sovrintende il programma di assicurazione medica statale da 423 miliardi di dollari non ha concluso un accordo con il produttore Pfizer, e la copertura per questo farmaco sarà possibile solo a fine marzo. Intanto, come segnalato ieri dalla Verità, dopo la riapertura dei confini un gran numero di persone sta prenotando a Hong Kong vaccini a mRna, non disponibili nella Cina continentale, pensando di ottenere un’immunità migliore di quella offerta dal farmaco nazionale. L’immunologo Alberto Mantovani, invece, ha ricordato che gli studi sul Sinovac lo mostrano più efficace di Pfizer, alla terza dose.Dunque, riassumendo. Nuove varianti non sono saltate fuori, la coda dell’assurda politica zero Covid ha fatto esplodere i contagi, ma in Cina non è che stia capitando qualccosa di diverso da quello che accadeva, per esempio in Italia, malgrado le vaccinazioni. Le persone si infettavano e morivano anche a metà gennaio 2022, con 180.000 contagiati e 308 morti per o con Covid. Cinque giorni prima, al picco di Omicron, era entrato in vigore il decreto che imponeva il super green pass quasi ovunque e, sempre a gennaio dello scorso anno, si decise l’obbligo vaccinale per gli over 50, pena la sospensione del lavoro e il pagamento di una sanzione di 100 euro. Il 15 febbraio, malgrado obblighi vaccinali, i decessi furono addirittura 388. Non solo. Se occhi e preoccupazioni continuano a essere puntati sulla Cina, sebbene non vengano segnalate nuove varianti, perché la stessa attenzione non viene posta nei confronti degli Usa, dove Kraken è più presente che altrove? Il timore di un’ondata della sottovariante Xbb.1.5, capace di travolgere il Vecchio continente, dovrebbe allertare allo stesso modo. Forse ha ragione Walter Ricciardi, ex consigliere di Roberto Speranza, quando sostiene che «lo sguardo non va rivolto solo alla Cina», che anche gli States destano «particolare preoccupazione» e che servono «strategie di tracciamento». L’Oms, però, pensa ancora a raccomandare le mascherine, perché «continuano a essere uno strumento chiave contro il Covid-19», in situazioni specifiche e «indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale data l’attuale diffusione del Covid a livello globale». Non ce le faranno mai togliere dalle tasche, pronte all’uso seppure contaminate da funghi, virus e batteri.