
Ancora non è chiaro se la disponibilità dei vescovi italiani a prendersi cura dei migranti sbarcati dalla Diciotti sarà finanziata con l'8 per mille o dai soliti fondi statali. Nella loro gestione avrà un ruolo forte la Caritas, esperta nel business della solidarietà.Le diocesi vogliono i migranti della Diciotti. In Sicilia i vescovi sono già tutti a disposizione. Da Nord a Sud, finiranno nelle strutture della Chiesa a Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano all'Jonio e Rossano (in Calabria). Al momento però non è chiaro se la grande disponibilità manifestata dalla Conferenza episcopale italiana per l'accoglienza sarà onorata con i fondi dell'8 per mille. In caso contrario continuerà a gravare sulle spalle dei cittadini e sarà finanziata con i soliti 35 euro a cranio che il ministero stornerà alle Prefetture e poi girerà alle coop dell'accoglienza.Al momento i 143 migranti della Diciotti per i quali sono cominciate le procedure di identificazione sono nell'hotspot di Messina per le procedure di identificazione. Circa 20 o 25 saranno accolti dall'Irlanda, dove governa il figlio di un immigrato indiano, Leo Varadkar, mentre rimane ancora aperta l'ipotesi di 20 trasferimenti in Albania, con cui la Farnesina ha stretto un accordo nel pomeriggio del 25 agosto. «Noi faremo per questi migranti quello che l'Italia fece per noi, quando ci ha accolti e rifocillati», ha annunciato il premier albanese Edi Rama. «L'Italia», ha aggiunto il primo ministro, «ha fatto tanto per noi e per l'Europa, ma per troppo tempo è stata lasciata sola». Rama, però, non pensa che l'Albania accoglierà altri migranti, visto che la cosa «non risolverebbe il problema». Ma si augura «che l'Europa si svegli e che ciascuno faccia la sua parte».Una cosa è certa: i migranti che finiranno nelle strutture della Chiesa saranno spostati in un centro di accoglienza nella zona dei Castelli romani. Durante il viaggio di ritorno in aereo da Dublino papa Francesco, tra le altre cose, aveva annunciato ai giornalisti che una parte di quei migranti sarebbe stata accolta dal centro Mondo migliore di Rocca di Papa. Poi, però, dopo la riunione di ieri mattina al Viminale, si è deciso di mandarli ad Ariccia. Invece di Mondo migliore, centro gestito dalla coop San Filippo Neri, infatti, i migranti verranno affidati inizialmente a un centro di Auxilium, la prima delle coop italiane per fatturato, che orbita nel giro di Comunione e liberazione e che piace a monsignor Giovanni Angelo Becciu, fino a un mese fa segretario di Stato del Vaticano.«Si tratta di un centro di prima accoglienza per persone che hanno anche bisogno di cure», sostiene padre Ivan Maffeis, sottosegretario Cei e direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali. Ma nella loro gestione avrà un ruolo forte anche la Caritas italiana.I meccanismi della macchina da business by Caritas sono stati già svelati dalla Verità. I canali sono due: se il migrante entra nel progetto denominato Rifugiato a casa mia paga la Cei, se entra negli Sprar, nei Cas, nei Cara, eccetera, allora si pesca dai fondi per l'accoglienza.Gli esiti di un incontro che si è tenuto ieri pomeriggio al Viminale per affrontare le questioni tecniche non sono ancora noti. E quindi al momento è difficile capire quale canale finanzierà l'accoglienza dei migranti sbarcati dalla Diciotti. Don Maffeis, però, mette subito le mani avanti: «Questa è una risposta di supplenza. Non è la risposta. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi. Ma anche risposte di solidarietà e di umanità come questa possono aiutare a sviluppare una cultura dell'accoglienza». Finora è stato un grande affare. Nel quale molte diocesi hanno sguazzato.Ancora non si sa quanti dei migranti della Diciotti verranno effettivamente accolti dalla Cei: «La Chiesa italiana è disposta a prendere tutti quelli che hanno necessità di essere accolti, non abbiamo fatto una questione di numeri». Nelle strutture diocesane della Chiesa italiana sono già accolte tra le 26.000 e le 28.000 persone. Molte delle quali hanno fruttato i famosi 35 euro a cranio finiti nelle casse diocesane.Per quanto riguarda Rocca di Papa, il sindaco Emanuele Crestini fa sapere che è già tutto pronto, in coordinamento con la Prefettura e la cooperativa che gestisce il centro, soprattutto per evitare disagi alla cittadinanza. Anche se, fino a ieri sera, non ci sono state comunicazioni ufficiali dal Viminale. I suoi cittadini, però, non sono contenti che la scelta sia ricaduta sul loro territorio. E sulla pagina Facebook ufficiale del Comune in tanti hanno protestato: «Portano malattie, infastidiscono le donne, la città ha già molti problemi, se li tenga il Vaticano». Il deputato di Fratelli d'Italia Marco Silvestroni ha ricordato: «I Castelli romani hanno già dato in tema di accoglienza. Solo un anno fa in questa stessa zona gli immigrati hanno manifestato bloccando di fatto la Via dei laghi, perché il cibo “no buono" e il centro di Rocca di Papa troppo scomodo per i loro spostamenti, forse anche perché con poco segnale per andare con i loro telefonini sui social». Un film già visto in molte aree del Paese.
        
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Il premier al Tg1: «Risponderemo ai rilievi della Corte dei conti». «Sia chiaro che l'obiettivo è fare il ponte sullo Stretto di Messina, che e' un'opera strategica. Sarà un'opera ingegneristica unica al mondo».
«Alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi, come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link, perché verrebbe voglia di rispondere “perché c’è internet”. Dopodiché il governo aspetta i rilievi, risponderà ai rilievi, sia chiaro che l’obiettivo è fare il ponte sullo Stretto di Messina, che è un’opera strategica, sarà un’opera ingegneristica unica al mondo». «Noi siamo eredi di una civiltà che con i suoi ponti ha meravigliato il mondo per millenni – ha aggiunto Meloni – e io non mi rassegno all’idea che non si possa più fare oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli».
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Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, subito dopo l’approvazione della riforma della separazione delle carriere al Senato.
«È bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche e razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso, e io lo ringrazio, il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura». «Mi auguro che il referendum sulla separazione delle carriere venga mantenuto in termini giudiziari, pacati e razionali e che non venga politicizzato nell’interesse della politica ma soprattutto della magistratura. Non si tratta di una legge punitiva nei confronti della magistratura, visto che già prospettata da Giuliano Vassalli quando era nella Resistenza e ha rischiato la vita per liberare Pertini e Saragat».
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Dall’ex viceministro, scriveva su Facebook, «nemmeno il mio cane farei visitare». Uno sfogo pubblicato in seguito a ictus e semiparalisi rimediati a causa dell’anti Covid. Il medico ora esige 13.500 euro entro 15 giorni.






