2020-05-22
La Boschi s’arrampica sugli specchi e accusa la Meloni di... maschilismo
Maria Elena Boschi (Cosimo Martemucci:SOPA Images:LightRocket via Getty Images)
Maria Etruria fa la vittima con la leader di Fdi: «Ha attaccato la Bellanova in lacrime».Goldrake ha l'alabarda spaziale, Wonder Woman il lazzo della verità, Spiderman la ragnatela... e Maria Elena Boschi ha il vittimismo. Eccolo, il «potere speciale» della big di Italia viva: quando è alle corde, s'aggrappa al femminismo d'accatto. Come ieri alla Camera, quando se l'è presa con Giorgia Meloni, rea di aver criticato Teresa Bellanova, che piange per i migranti e turlupina gli italiani. «Proprio non me lo sarei aspettato che attaccasse la ministra Bellanova sulla lacrime», s'è lagnata in Aula la Boschi. «Glielo dico da donna a donna, presidente Meloni, io rispetto le sue idee anche se non le condivido. Ma lei deve rispettare la storia personale di chi ha speso una vita a fianco degli ultimi». Sillogismo boschiano: la Bellanova è donna ed ex sindacalista-bracciante. Quindi, è incontestabile.La recita cambia, però il copione è lo stesso di tre anni fa, allorché Lady Etruria, incalzata sul caso della banca del babbo, in diretta su La 7, provò a giocarsi la carta del pietismo con il feroce Marco Travaglio: «Se fossi stata uomo non mi avrebbe riservato quel trattamento», replicò la Boschi alle accuse del direttore del Fatto Quotidiano. Già, perché se la pupilla di Matteo Renzi, anziché capelli biondi e occhi chiari, avesse avuto barba e baffi, nessuno le avrebbe fatto domande scomode sul crac di Banca Etruria. Anche ieri, a Montecitorio, l'ex sottosegretaria di Palazzo Chigi ha usato la tattica del Me too. Il suo partito ha fatto l'ennesima figuraccia, sbraitando contro il ministro Alfonso Bonafede, per poi votargli la fiducia, pur di pesare di più nel governo di cui Renzi pretende di essere dominus. Peraltro, sarebbe stata proprio la Boschi a condurre le trattative - o bisogna definirla compravendita? - con il premier. Quanto alla mossa della Bellanova, basta ascoltare i diretti interessati per capire a cosa serva la sanatoria per gli immigrati: a nulla. La «ministra» (per usare il termine femministicamente corretto) ha tralasciato le ben più importanti negoziazioni con i Paesi dell'Est sui corridoi verdi; ha ignorato le associazioni di categoria, per le quali garantire un flusso ad hoc di braccianti già qualificati era molto più importante che regalare permessi di soggiorno ai clandestini; ha risposto picche a chi le chiedeva di appellarsi ai percettori del reddito di cittadinanza (peraltro, di italiani in fila per lavorare nei campi, se ne sono contati a decine di migliaia); insomma, ha sposato una battaglia puramente ideologica, nell'ottica di picconare gli odiati decreti Sicurezza, battendo una strada che nessun altro Stato europeo ha intrapreso. Così, nell'imbarazzante tentativo di deviare l'attenzione dal solito ordigno loffio sganciato dal Bomba, dai giochini di palazzo di Iv e dalla deprimente prova della «ministra» Bellanova, Maria Etruria ha vestito i panni della donna oppressa, ferita dalla mancanza di solidarietà femminile della Meloni.Peraltro, come «da donna» le ha ricordato la parlamentare di Fdi, Augusta Montaruli, la leader di centrodestra non ha umiliato la Bellanova per le lacrime. Semmai, ha richiamato l'attenzione su un punto politico: l'esasperazione degli italiani, che da anni vedono «ministre» progressiste ed europeiste frignare in tv - una, Elsa Fornero, perché stava per massacrare i pensionati, l'altra, la Bellanova, perché se potesse regalerebbe la cittadinanza a tutto il continente africano. E tuttavia, in quello schieramento, non hanno ancora conosciuto un solo esponente, uomo o donna, che abbia voglia di difendere i confini, o di tutelare l'interesse del Paese. Il problema non sono le lacrime, ma il progrmma politico che rappresentano. Quello, sì, fa piangere i cittadini.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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