2024-05-16
La Juve scarica l’Allegri imbizzarrito. La sfuriata può costargli 7 milioni
Massimiliano Allegri (Ansa)
Rumors su un possibile licenziamento per giusta causa del tecnico dopo la nottata folle di Roma: l’espulsione con «spogliarello», la lite con Giuntoli, i calci alle telecamere e le presunte minacce al direttore di «Tuttosport».Quando nell’agosto del 2013 un Max Allegri dotato di chioma ancora fluente centrò la qualificazione in Champions League superando ai preliminari gli olandesi del Psv Eindhoven con un Milan orfano di calciatori gloriosi, si tolse un sassolino dalla scarpa: «Ora potrei dimettermi», tuonò, replica agrodolce alle stilettate ricevute da Arrigo Sacchi e dal patron Berlusconi. Sembra trascorsa un’era geologica. Eppure mercoledì sera la Juve del mister toscano ha vinto la sua quindicesima Coppa Italia infilando l’Atalanta con un 1-0 figlio di un allegrismo di corto muso cristallino (gol, difesa a oltranza, contropiede) ed è andata in scena la versione ultrapotenziata, dopata di rabbia e incomprensioni latenti, di quei momenti lontani. Morale: il rapporto tra la società bianconera è il suo allenatore è giunto al capolinea. Ieri si era diffusa la notizia di un licenziamento immediato, al momento in cui andiamo in stampa l’ipotesi sembrerebbe congelata. Dettaglio non trascurabile: il tecnico percepisce circa 7 milioni netti all’anno di stipendio, la differenza tra l’arrivare a naturale scadenza del contratto nel 2025 e il licenziamento per giusta causa comporterebbe per lui un non trascurabile danno economico. Nel frattempo, Paolo Montero sarebbe stato allertato per traghettare la squadra nelle ultime giornate, poi al timone si insedierebbe Thiago Motta, il prescelto da Cristiano Giuntoli, direttore sportivo che col toscanaccio Max non ha mai legato. Diciamolo: mercoledì sera all’Olimpico l’Allegri furioso ha imbastito sceneggiate che danno ragione a chi sottolineava quanto ormai le sue scarpe fossero ripiene di macigni, non di sassolini. Il valzer è cominciato con un’espulsione. Sul finire della partita, l’arbitro Maresca non fischia un fallo in attacco a favore della Juve, il tecnico si infuria, protesta, toglie la giacca e la scaraventa a terra come nelle risse tra duri del Roadhouse, urla in direzione del direttore di gara, poi cammina a passo svelto verso il quarto uomo Mariani. Lo affronta, la faccia a pochi centimetri dalla sua, la mascella serrata, la camicia bianca fatica a contenerne l’adrenalina mentre il fido Landucci prova a calmarlo. Allegri si toglie pure la cravatta. Uno striptease che sembra significare: mettiamo da parte i belletti borghesi dello stile Juve e sfoderiamo un po’ di virilità. Maresca lo espelle, lui non si placa. Inforca il tunnel degli spogliatoi gridando a gran voce il nome del designatore arbitrale Rocchi: lo vorrebbe in campo subito, altro che in tribuna. Il primo round termina con qualche colpo rifilato all’attrezzatura video di alcuni corrispondenti di LaPresse, a cui i bianconeri proporranno un risarcimento. Poi scatta il momento di giubilo. La Juventus afferra la Coppa Italia salvando una stagione deludente - oggi è quarta in Serie A, cinque sconfitte subite, diversi match claudicanti, un ruolo di anti-Inter abbordabile, non dovendo disputare le coppe europee, mai interpretato davvero - e il suo allenatore corre in campo a festeggiare. Con Rocchi un abbraccio aveva già siglato la pace, è lo stesso mister a confermarlo. Ma con Giuntoli non c’è nemmeno l’armistizio. Mentre i giocatori esultano, Allegri con grandi gesti sembra voler allontanare proprio i suoi dirigenti. «Via, via!», dice, e il mal sopportato direttore sportivo pare sia il bersaglio principale. A caldo l’allenatore ha smentito la ricostruzione: «Non volevo allontanare nessuno, solo festeggiare coi miei ragazzi». I suoi uomini più fidati, Rabiot su tutti, abbracciano Max, che però la voglia di esternare la sua stizza non l’ha affatto messa da parte. Lo racconta il direttore di Tuttosport Guido Vaciago, a suo dire minacciato fisicamente: «Direttore di m..! Scrivi la verità sul tuo giornale, non quello che ti dice la società! Smettila di fare le marchette con la società», avrebbe detto il tecnico al giornalista. Che prosegue il racconto: «A un primo invito a stare calmo e spiegarmi quale fosse la verità che stavo occultando di concerto con i suoi datori di lavoro, Allegri ha risposto strattonandomi, spintonandomi e con il dito sotto il mio naso ha gridato: “Guarda che so dove venire a prenderti. So dove aspettarti. Vengo e ti strappo tutte e due le orecchie. Vengo e ti picchio sul muso. Scrivi la verità sul giornale”». Il mister e i suoi legali ridimensionano la faccenda: «Si è trattato solo di un alterco in cui i protagonisti si sono vicendevolmente insultati», precisano. Contattato dall’Ansa, Vaciago ha puntualizzato: «Non si è trattato di un alterco, ma di un monologo di Allegri che mi ha chiamato mentre ero a circa venti metri di distanza, e facevo una telefonata privata: si è, quindi, rivolto a me con la frase: “Metti giù il telefono, direttore di merda”. Ha proseguito con tutte le frasi riportate nella mia ricostruzione, compresa la minaccia di venirmi “a prendere” e di “staccarmi le orecchie”. Mi ha preso con forza il polso destro, strattonandolo più volte. Ho testimoni». La Procura Figc avrebbe già aperto un’inchiesta per andare a fondo nell’episodio, verranno ascoltati sia Allegri, sia Vaciago, e verranno acquisiti i filmati. Resta il ricordo fresco di una nottata di vittoria e tregenda, di croce e delizia, di tensioni accumulate per una stagione intera e esplose d’un colpo
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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