2022-10-23
Johnson ritorna in patria ma sulla sua corsa trova il voltafaccia dei fedelissimi
BoJo interrompe il viaggio nei Caraibi. Fischi sull’aereo, ma in tanti lo invocano Rishi Sunak, lo sfidante, cerca di conquistare i suoi sostenitori. Lunedì le candidature.Quando è salito su un volo British airways per rientrare a Londra interrompendo la vacanza ai Caraibi, Boris Johnson ha suscitato due tipi opposti di reazione. Qualcuno nella cabina dell’aereo gli ha fischiato contro, in aperta contestazione al suo desiderio di riprendere le redini del Paese a tre mesi dalla «cacciata» seguita al Partygate. Ma ci sono state anche 7.000 persone che hanno seguito il suo volo verso la capitale britannica sul sito FlightRadar24, quasi volessero essere certe che il loro beniamino era davvero sulla strada di casa. Due fazioni contrapposte, che rispecchiano in pieno quelle che si stanno creando in queste ore dentro i conservatori, dopo le dimissioni di Liz Truss. Il nuovo leader del partito, il terzo in poco più di sei settimane, dovrà essere definito entro venerdì 28 ottobre, una settimana dopo l’addio di quello uscente. L’unica candidata ufficiale per ora è Penny Mordaunt, che si è offerta per prima ma che pare anche quella che ha meno possibilità di spuntarla. Gli altri due leader in pectore sono Rishi Sunak, ex cancelliere dello Scacchiere, che ha già superato i 100 sostenitori tra i deputati, e poi appunto Boris Johnson, che ha trascinato in tutta fretta su un aereo la moglie Carrie Fisher e i due figli, perché vuole rimettersi in gioco, anche se non lo ha mai detto a voce alta. Ma come avverrà la scelta? Le candidature devono arrivare entro il primo pomeriggio di lunedì e per passare alla fase successiva devono ottenere il sostegno di almeno 100 deputati conservatori. Se solo una ci riesce vince, se ci riescono in due o più ci sono successive votazioni tra i deputati finché uno dei contendenti non demorde. Qualora questo non accada, il Comitato 1922, che coordina la scelta del leader, lascia la decisione alla base degli iscritti e quindi si procede a una consultazione online. Parlamentari ed elettori saranno chiamati a votazioni ravvicinate, anche se in realtà in queste ore le scelte stanno già avvenendo. Ieri, Dominic Raab, ex ministro con Johnson, ha dichiarato pubblicamente che stavolta sosterrà Sunak, perché il ritorno alla scena politica di Bojo rappresenterebbe un problema per il Paese, una specie di passo indietro. A preoccuparlo non sono tanto le doti di statista di Johnson, quanto il Partygate, ovvero lo scandalo sui festini tenuti a Downing street durante il lockdown. L’inchiesta sta procedendo, presto si passerà alle testimonianze, ci sono giornali che sostengono come i dipendenti del primo ministro siano pronti a raccontare cose sgradevoli. Davvero un momento delicato per Johnson, che secondo Raab non gli permetterebbe di concentrarsi sul governo del Paese. La sua uscita pubblica arriva mentre alcune fonti interne ai conservatori sussurrano alla stampa che, nel caso Johnson ricevesse l’incarico, comunque non riuscirebbe a mantenerlo oltre Natale per via delle conseguenze dello scandalo.Intanto Stephen Barclay, ex capo dello staff di Johnson, ha dichiarato di sostenere Sunak, insieme con lord David Frost, ex fedelissimo, che ha gestito le negoziazioni per la Brexit. Frost ha sempre definito Johnson l’eroe della Brexit, ma in queste ore ha detto che se tornasse ora alla guida del Paese rischierebbe solo di creare «caos e confusione». I deputati che hanno espresso anche sui social media il loro appoggio a Sunak lo considerano la «giusta combinazione di abilità, esperienza e serietà».Prese di posizione nette, che non significano però che Johnson non abbia possibilità. Anzi. Ieri pomeriggio i suoi sostenitori hanno annunciato che anche lui avrebbe oltre 100 parlamentari dalla sua parte. Un’affermazione alla quale i deputati favorevoli a Sunak non credono, tanto che hanno chiesto prove.Per ora sono dalla parte di Bojo parecchi ministri e sottosegretari uscenti, da Ben Wallace a Simon Clarke, da Chris Heaton-Harris a Jacob Rees-Mogg, da Alok Sharma fino ad Anne-Marie Trevelyan. Pure Priti Patel gli ha offerto appoggio nelle ultime ore, con un messaggio su Twitter: «Boris ha ricevuto il mandato di portare avanti il programma dagli elettori e ha preso alcune grandi decisioni» ha scritto. Secondo Patel, Johnson ha le qualità del leader, la capacità di portare avanti un mandato democratico e l’ottimismo necessario per risollevare il Paese. Di certo, la sua figura all’epoca della Brexit ha avuto il pregio di attirare voti e consensi da parte del popolo dei conservatori. Forse anche grazie alla debolezza dell’opposizione guidata da Jeremy Corbyn, al chiaro mandato per la Brexit avanzato dai cittadini, alla situazione economica che richiedeva un cambiamento. Ma i tempi sono diversi, quindi forse anche quel consenso potrebbe essere andato perduto. Come dimostra il parere dell’ex direttore del Telegraph, lord Charles Moore, collega vicino a Bojo, che pure gli ha suggerito di non partecipare alla sfida per la leadership. In un articolo pubblicato venerdì sera lo ha invitato a farsi da parte e ha sottolineato che non ci sono prove del fatto che, in qualità di primo ministro, si sia preso cura delle finanze pubbliche. Solo che, al momento, le casse dello Stato sono la vera emergenza.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)