2021-05-03
Nicola Piepoli: «Italiani troppo spaventati dalle chiusure di Speranza»
Il decano dei sondaggisti: «Un bravo politico deve comunicare senza terrorizzare ma riaccendendo l’entusiasmo. Il centrodestra se vuole vincere smetta di litigare»«Per capire come tira il vento, vado a recuperare il mio tableau de bord». Come dice?«Il diario di bordo: è uno strumento che nel mio caso contiene il sentiment degli italiani secondo le mie rilevazioni. Come il capitano di una nave, lo aggiorno ogni settimana. Ora vi dico che cosa ho scoperto». Nicola Piepoli, 85 anni, non è soltanto il decano dei sondaggisti italiani. È anche imprenditore (a capo del suo storico istituto che gestisce con figli e nipoti), saggista, persino filosofo. «Sto scrivendo un saggio su Marco Aurelio e le sue tecniche creative per raggiungere una buona vita». Di questi tempi accettiamo consigli, professore. «La buona vita si costruisce seguendo gli esempi giusti. Io con mio padre sono stato fortunato. E poi bisogna incoraggiare i giovani attraverso profezie positive, ottimistiche». Di ottimismo se ne vede poco in giro, attualmente. Che cosa dice il suo tableau de bord? «Gli italiani vedono nero. Negli ultimi sette giorni sono rimasti colpiti dai seguenti eventi: Covid in India, Covid in Italia, riaperture post Covid, coprifuoco anti Covid, vaccinazione Covid, crisi economica a causa del Covid. Dunque il Covid è ancora il primo argomento di conversazione, ovunque e comunque».Troppo?«È troppo. Gli italiani sono stremati, spenti. Circa il 60% delle persone è convinta di prendersi il virus: hanno paura. Ma è una paura sproporzionata». Sproporzionata? «L’intera nostra vita si fonda su due tipi di probabilità: oggettiva e soggettiva. La probabilità soggettiva di essere contagiati sta travolgendo quella oggettiva. E questo significa essere eccessivamente spaventati». Di chi la responsabilità?«Alla fine i messaggi che vengono lanciati quotidianamente sulla pandemia hanno avuto il risultato di terrorizzare la gente. Dal mio punto di vista, il ministro Roberto Speranza, pur essendo un galantuomo, in un certo senso è stato troppo apprensivo».Apprensivo? Secondo il dizionario, apprensivo è chi «si lascia prendere dall’ansia per motivi banali». «Per carità, lui è in buona fede. Vuole difendere il Paese. Il problema è che lo fa a modo suo. Non conosce le tecniche del problem solving: un politico deve saper comunicare senza spaventare. Gli italiani sono scossi, quasi al punto da voler restare prigionieri: compito della politica è quello di riaccendere l’entusiasmo, non deprimerlo». Non negherà che, con la campagna vaccinale in corso, occorre ancora massima cautela. «Le confesso che il mio atteggiamento nei confronti del Covid è stato controfobico. L’ho ignorato».Come sarebbe?«Mi sono difeso, ma senza eccessi d’ansia. La mascherina però la porterò anche dopo la pandemia: protegge dal Covid, ma anche dalla normale influenza». Gli eccessi d’ansia valgono anche per i virologi iperpresenzialisti? Gli italiani si fidano degli esperti? «Gli italiani in generale si fidano di coloro che compaiono sul video. E infatti anche tra i virologi assistiamo alla gara per apparire. Ma è bene che ciascuno resti al suo posto».Cioè?«Mi aspetto che in ogni ministero ci sia un esperto di virologia affiancato da un esperto di economia. Anzi, vista la società in cui viviamo, mi aspetto che gli esperti di economia siano in numero superiore…».Ha ragione Massimo Galli quando dice che con la zona gialla ci inguaiamo da soli?«Galli è un mostro di saggezza nel suo settore: ma non ha conoscenza economica. E temo non abbia avuto l’accortezza di informarsi sui danni che il lockdown infligge al tessuto produttivo del Paese. La chiave per tornare liberi è far ripartire l’economia. E il nuovo piano per distribuire i miliardi europei dovrebbe avere proprio questo obiettivo: far rinascere il Paese». È arrivato il classico momento delle pagelle. Classifica di popolarità dei politici. Chi c’è in testa?«Abbiamo Sergio Mattarella in testa nella classifica della fiducia. Poi segue a ruota Mario Draghi, quindi Giuseppe Conte, Speranza, Paolo Gentiloni, Enrico Letta, Elisabetta Casellati, Roberto Fico, Nicola Zingaretti, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio, Beppe Grillo e Matteo Renzi». Renzi fanalino di coda?«Sì, e per giunta continua a perdere i punti. In base alla mia esperienza, posso dire che non risalirà mai. Può anche conquistare la luna, ma non si riprende più». Davvero? Come può dirlo?«Quando gli italiani si sono fatti un giudizio definitivo su un politico, quello resta per la vita. Dunque Renzi è finito». E Beppe Grillo? Dopo il divorzio da Davide Casaleggio e il video-sfogo sulla vicenda giudiziaria del figlio, il suo destino è segnato? «Rovinato anche lui. È impazzito. Non che prima fosse sano di mente… Diciamo che ha incrementato il suo tasso di pazzia. Ha saputo cogliere il cigno nero della sua vita, sfruttando l’esasperazione degli italiani. Su di lui ho sbagliato: pensavo che Grillo durasse lo spazio d’un mattino». Mario Draghi dopo il varo del Recovery Plan non ha perso punti?«Stazionario. Io personalmente sono un suo fan. L’ho conosciuto decenni fa, appena entrato in Banca d’Italia. A un meeting lo avvicinai per chiedergli se sarebbe entrato in politica. Mi rispose: “Per ora mi interesso del mio lavoro”. Mi è sembrato da subito una persona seria». Diventerà presidente della Repubblica? «Me lo auguro, ma agli italiani interessa che resti presidente del Consiglio. Pensano sia più utile a Palazzo Chigi». È vero che Vittorio Gassmann le commissionò un sondaggio per un’eventuale elezione al Quirinale?«Vero. Gassmann presidente sarebbe stato meglio di Reagan. Con la differenza che Gassmann sapeva anche recitare». Ogni sette anni c’è chi pronostica un outsider alla presidenza della Repubblica. Avrebbe qualche nome?«Forse i tempi sono maturi per una donna al Colle. Magari un’astronauta, come Samanta Cristoforetti. Ve la immaginate, un’ astronauta al Quirinale? Chi è stato nello spazio può essere un buon giudice sulla terra, non trova?».Torniamo per l’appunto sulla terra: Giuseppe Conte si trova a un bivio. Riuscirà a diventare leader di ciò che resta dei 5 stelle?«L’unica sua chance per sopravvivere è quella di restare nel Movimento, che seppur slabbrato, resta un partito forte. Conte poi ha una dote sopraffina: sa unire persone diverse». E nel centrodestra, diviso tra governo e opposizione? Una leadership contesa tra Salvini e Meloni?«Una cosa è certa: il centrodestra ha la maggioranza dei voti degli italiani. Ma se continuano a litigare, possono solo perderci. Guadagna chi non litiga: quei due, nel loro interesse, dovrebbero seguire Eros e andare d’accordo». Come giudica i primi passi di Enrico Letta segretario di un Pd in apnea?«Aveva in mano l’Italia: nella sua associazione Vedrò aveva coltivato giovani menti scelte con il lanternino, potevano essere una nuova classe dirigente: poi inspiegabilmente non li ha sfruttati. Oggi è tornato, e non so con chi si accompagnerà: non lo giudico, ma sicuramente devo riconoscere che ha avuto coraggio. E io non amo i vigliacchi». Oggi i politici italiani commissionano molti sondaggi?«Meno di quanto pensiate voi giornalisti. Anche perché i sondaggi costano. Oggi, più che con i sondaggi, i politici si orientano con la nasometria». Cioè intende dire che vanno a naso?«Il vero politico conosce il suo popolo, e sa fiutarne i sentimenti. Anche se oggi è difficile coglierli, perché oscurati dal pessimismo di cui parlavamo prima». Dicono che i sondaggisti faticano a indovinare i risultati. «Nella maggioranza dei casi ci prendiamo ancora. Da ultimo, nelle elezioni in Albania, sono stato l’unico ad aver centrato il risultato al millimetro. Abbiamo previsto che il partito vincitore avrebbe conquistato 71 seggi, e ne ha avuti 73. D’altronde, vivo di questo: a 13 anni mi chiamavano “lo statisticone”. Sono abituato a interrogarmi su ciò che mi vedo intorno. Fin dal 1945». Cioè? «Ho vissuto il 25 aprile originale. Passeggiavo a Novara con mio padre. I partigiani presero delle donne collaborazioniste e le rasarono a zero in piazza. Mio papà prese le difese di quelle donne, alzò la voce, e venne messo al muro. Per poco non lo giustiziarono. Un pezzo di Resistenza è fatto anche dalle violenze dei partigiani: occorre raccontarle». Dunque, come ha festeggiato la Liberazione?«Non la festeggio. Non mi riguarda. Tutto qua».
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.