2021-06-16
L’Italia consegna i marò alla giustizia con il marchio di chi è già colpevole
Il pagamento del risarcimento chiude il procedimento in India, ma complica quello che resta aperto a Roma. Le mogli dei due fucilieri, dichiaratisi innocenti, protestano. Toni Capuozzo: «Perché Gentiloni e Di Maio esultano?».Dopo nove lunghi anni, il caso dei marò si chiude definitivamente. Ma solo in India. E lascia con l'amaro in bocca i due fucilieri della Marina militare italiana Salvatore Latorre e Massimiliano Girone, accusati di aver ucciso due pescatori, scambiandoli per pirati, al largo delle coste del Kerala, nel febbraio 2012, mentre erano di servizio sulla nave mercantile Enrica Lexie. I due si sono sempre proclamati innocenti, ma il pagamento di un risarcimento danni da parte del governo italiano ora rischia di farli passare per colpevoli. E a piazzale Clodio è ancora aperto un procedimento, affidato al sostituto procuratore Erminio Amelio, ormai da nove anni. La Corte suprema di Nuova Delhi, stando al quotidiano indiano in lingua inglese The Hindu (notizia che è poi stata ripresa da molti siti d'informazione locale), dopo la decisione dell'arbitrato internazionale dell'Aja del luglio dello scorso anno (che aveva garantito l'immunità ai due fucilieri, ma che ha stabilito anche che l'Italia avrebbe dovuto pagare un risarcimento e che sarebbe stata competente a giudicare le loro responsabilità individuali), ha ordinato la chiusura di tutti i procedimenti giudiziari nel Paese. Il deposito del risarcimento di 100 milioni di rupie, circa 1,1 milioni di euro, per i parenti delle vittime, somma che si aggiunge a quella già versata dall'Italia per circa 245.000 euro, è stato ritenuto «ragionevole e adeguato» dai giudici della Suprema corte indiana. Ben 80 milioni dovranno essere depositati a favore degli eredi dei due pescatori (40 per famiglia) e 20 milioni a favore del proprietario dell'imbarcazione. La vicenda cominciò malissimo. La sua gestione apparve come particolarmente pasticciata dal governo guidato da Mario Monti. Ciononostante dalla politica si è alzata più di una voce di giubilo. Paolo Gentiloni, commissario Ue agli Affari economici, per esempio, ha definito il caso «un successo della diplomazia italiana». E anche Luigi Di Maio si è complimentato con chi «ha lavorato con costanza al caso», ringraziando il «nostro infaticabile corpo diplomatico». E anche se ha provato a chiudere la questione sostenendo che finalmente si sarebbe messo «definitivamente un punto a questa lunga vicenda», c'è chi non l'ha presa bene. Paola Moschetti, la moglie di Latorre, ha subito commentato con le agenzie di stampa: «Da nove anni sono costretta a parlare a nome di mio marito. A lui è stato fatto esplicito divieto di parlare, pena pesanti sanzioni. Non può nemmeno partecipare a qualsiasi manifestazione pubblica. È vincolato al segreto. È ora di chiedersi perché le autorità militari vogliono mantenere il segreto su ciò che sa e vuol dire. Quello che so è che per la politica italiana siamo stati carne da macello. Presto Massimiliano si presenterà alla Procura di Roma e non ci sarà segreto militare che tenga». Ai due fucilieri era stato imposto di mantenere il segreto militare. E da allora non hanno potuto fiatare. Il pagamento del risarcimento, però, ora viene letto come un'ammissione di colpevolezza dei due marò. Che devono affrontare il procedimento ancora aperto in Procura a Roma. «Se mio marito è innocente, così come il suo compagno di sventura Girone e saranno riconosciuti tali, come è giusto che sia», si chiede la moglie di Latorre, «allora cosa ha pagato lo Stato italiano all'India?». «La famiglia non può condividere un sollievo che deriva dalla definizione di problemi fra Stati e che viene fuori da un arbitrato che non ha carattere giudiziario», ha sottolineato, poi, l'avvocato Fabio Anselmo, difensore di Latorre. «È una conclusione amara», commenta Toni Capuozzo (autore del libro Il segreto dei marò), «la decisione dell'Aja stabilisce che la vita dei pescatori ha un costo. E stabilisce che l'innocenza dei due marò vale molto poco. Ora immaginate un Tribunale italiano che deve decidere se i due sono colpevoli o innocenti, quando abbiamo già pagato un risarcimento come colpevoli?». Per Capuozzo è «un paradosso». «Ma la notizia più clamorosa del giorno», aggiunge il giornalista, «è che Gentiloni e Di Maio si professino soddisfatti. Questa cosa è preoccupante. I due marò affronteranno un procedimento giudiziario in Italia come se fosse un premio di consolazione». L'annuncio della visita in Procura getta indubbiamente un'ombra su quello che viene propagandato come un grande successo della diplomazia e della politica. I due marò verranno ascoltati la prossima settimana. «Meglio tardi che mai», ha commentato Giorgia Meloni, che ha aggiunto: «Fratelli d'Italia aveva ragione dall'inizio, la situazione è stata gestita molto male dal governo Monti, noi ci siamo battuti per loro, detenuti ingiustamente in India anche per la credibilità di una nazione che deve saper difendere i suoi uomini. Abbiamo bisogno di dimostrare di essere uno Stato forte, qui in questo caso non abbiamo dato grande prova di noi, ma sono contenta che finalmente la vicenda si sia chiusa».«Interessante leggere i ringraziamenti del ministro Di Maio nei confronti di chi ha lavorato sodo», ha affermato Vania Ardito, moglie di Girone, «ma prima di tutti è importante ringraziare i due soldati che si sono sacrificati alla sottomissione indiana per tanti anni che mai più gli saranno restituiti». In effetti nei commenti politici i due fucilieri sono passati in secondo piano. «Adesso», aggiunge Ardito, «auspichiamo in una rapida risoluzione per la conclusione definitiva del caso in Italia». E la chiusura delle indagini dovrebbe arrivare entro l'estate.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)