2021-12-30
L’Italia sfiora 100.000 contagi. Il governo gioca al sudoku
Estenuante confronto con Cts e Regioni, si va verso una specie di gioco enigmistico per le nuove quarantene: trivaccinati liberi se privi di sintomi, 5 giorni e tampone per chi ha la seconda dose da più di 4 mesi, tutto come ora per chi non è inoculato.In Cdm, muro contro la linea di Renato Brunetta e Giancarlo Giorgetti: «Se ne riparla nel 2022». Stefano Patuanelli: «No a obblighi senza logica». Si va verso l’estensione del foglio verde rafforzato a trasporti, fiere e impianti.Lo speciale contiene due articoli.«Con Omicron stiamo andando verso endemia, quindi niente panico», ha detto ieri in tv il sottosegretario alla Salute, Piepaolo Sileri. Facendo tornare in mente una delle scene cult de L’aereo più pazzo del mondo: quando il velivolo sta precipitando tutti si mettono a urlare e il comandante dall’altoparlante rassicura i passeggeri: «Niente panico!». Per un attimo stanno tutti calmi anche se l’aereo continua a scendere. Poi si sentono nuove urla di terrore e stavolta la voce del capitano gracchia dall’altoparlante: «Ok, panico!». Ecco, le parole di Sileri sembravano quelle del capitano. Solo che l’«ok, panico» non fa ridere come nel film. Anzi. Dopo le feste natalizie rovinate da nuove strette, code interminabili per i tamponi e un sistema di tracciamento andato in tilt, la giornata di ieri è stata scandita da un continuo rincorrersi di voci e indiscrezioni filtrate prima dalla Conferenza dei governatori delle Regioni, poi dalla lunga riunione del Comitato tecnico scientifico e poi dalla cabina di regia, che ha anticipato il Consiglio dei ministri slittato dalle 18.30 a poco dopo le 20. Quello che è stato definito l’orientamento del Cts si è trasformato in una specie di partita di sudoku su come ridurre le quarantene per uscire dal caos dei tamponi, senza dover ammettere che l’unica soluzione concreta sarebbe quella di togliere green pass e super green pass (di cui si potrebbe addirittura discutere l’estensione ai luoghi di lavoro in un prossimo Cdm). Con il deflagrare dei contagi per la variante Omicron, il governo si è così infilato in vicolo cieco da cui è sempre più difficile uscire. E ha messo l’ennesima pezza di regole confuse adottate nel panico che è peggio del buco, ovvero l’incapacità di fare testing e tracing per ridurre le quarantene sulla base dei rischi. Non sono state ancora spiegate le motivazioni scientifiche delle nuove misure, né se è stato valutato ex ante il loro impatto. La sensazione è che si continui ad attribuire a Omicron ciò che invece viene deciso perché il sistema dei tamponi e del tracciamento è ormai saltato. Mentre nessuno, al ministero della Salute, si assume ancora la responsabilità di aver spinto gli italiani a fare i tamponi prima delle feste.E così, a tarda sera del 29 dicembre e a pochi giorni dall’ultimo Cdm e dall’ultimo decreto emanato, dal sudoku siamo passati al gioco delle tre quarantene. E a un nuovo decreto legge. Quando questo giornale è andato in stampa la riunione dei ministri era ancora in corso. In base alle informazioni raccolte, i giorni di isolamento da fare se si entra in contatto con un soggetto positivo sarebbero stati rivisti in base a tre categorie: i non vaccinati, chi ha un green pass rafforzato da oltre 120 giorni e chi ha un green pass rafforzato da meno di 120 giorni. Per i non vaccinati che hanno avuto contatti con un positivo continueranno a vigere le attuali regole, ovvero la quarantena di 10 giorni. Per le persone in possesso del green pass rafforzato da oltre 120 giorni, la quarantena si ridurrà a 5 giorni e al termine di questo periodo sarà richiesto un tampone con esito negativo. Per le persone con dose booster o con green pass rafforzato da meno di 120 giorni, non sarà più prevista la quarantena ma una forma di autosorveglianza (no sintomi) e, al quinto giorno dal contatto con il caso positivo Covid-19, l’effettuazione di un tampone con esito negativo (va in generale ricordato che il personale sanitario e dei servizi pubblici essenziali è esonerato dalle misure di quarantena precauzionale in base a quanto già previsto dal cosiddetto decreto Cura Italia).La decorrenza delle nuove norme, per ragioni organizzative e logistiche, sarà definita in accordo con il commissario Francesco Paolo Figliuolo. Di certo, i tamponi restano per uscire dall’isolamento. E i tamponi non si trovano. Così come cominciano già a scarseggiare le mascherine Ffp2, per le quali ieri sera in Cdm sarebbe stata discussa la possibilità di fissare un prezzo calmierato.In mattinata le richieste arrivate al governo dalla Conferenza delle Regioni erano state numerose: allinearsi alle ordinanze di Umbria, Toscana ed Emilia Romagna, che prevedono l’isolamento per chi risulti positivo a un tampone antigenico rapido, concentrare il contact tracing sui soggetti non vaccinati, immunodepressi o comunità chiuse come ospedali e Rsa; per i soggetti vaccinati con tre dosi passare dalla quarantena a una forma di autosorveglianza, effettuando, se positivi, il periodo di isolamento di 10 giorni ma evitando un nuovo tampone al termine di questo periodo se negli ultimi tre giorni non si sono più registrati sintomi; esentare dalla quarantena chi ha completato il ciclo primario (prima e seconda dose) di vaccinazione da meno di 4 mesi o ha ricevuto 3 dosi, ricorrendo all’autosorveglianza e all’utilizzo di mascherine Ffp2. Infine, i governatori avevano anche chiesto di cancellare la quarantena per i vaccinati anche in ambito scolastico. Il dilagare del contagio rende infatti un rebus il ritorno tra i banchi dopo le festività. Per molti il rientro nelle aule il 10 gennaio potrebbe diventare un miraggio. Nel frattempo, mancano reagenti e personale anche se da ormai da due anni abbiamo lo stato di emergenza che, almeno sul piano del diritto, consente di acquisire più agilmente mezzi e risorse in deroga alle norme vigenti. O meglio, dovrebbe essere così. Ma sull’aereo più pazzo del mondo delle misure anti Covid l’emergenza si è trasformata in panico. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/italia-100000-contagi-governo-sudoku-2656194725.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lasse-lega-5-stelle-per-ora-blocca-il-super-green-pass-sul-lavoro" data-post-id="2656194725" data-published-at="1640830032" data-use-pagination="False"> L’asse Lega-5 stelle (per ora) blocca il super green pass sul lavoro Lega e M5s si impongono e fanno saltare l’idea di estendere il super green pass a tutto il mondo del lavoro, a partire dai dipendenti della pubblica amministrazione, oltre a quelli della sanità, della scuola e del comparto sicurezza, dove l’obbligo del certificato verde rafforzato è già in vigore. Uno smacco senza precedenti in particolare per il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che l’altro ieri aveva auspicato «l’applicazione del super green pass a tutto il mondo del lavoro, pubblico, privato e autonomo». Sconfitti anche il solito Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute, che ieri mattina aveva proclamato: «È il momento del super green pass per fare tutto, a partire dal poter andare a lavorare» e le Regioni, che pure avevano chiesto di estendere l’obbligo del green pass rafforzato, ovvero quello che si ottiene con il vaccino o con la guarigione dal Covid, ma non viene rilasciato a chi presenta un tampone negativo, a tutto il mondo del lavoro. La giornata di ieri segna quindi un nostalgico ritorno ai tempi della maggioranza Lega-M5s: di buon mattino si riunisce il Comitato tecnico scientifico, che esamina le proposte di nuovi provvedimenti sul contrasto alla pandemia. Alle 16.45 si riunisce la cabina di regia, presieduta da Mario Draghi. Presenti i capidelegazione dei partiti di maggioranza, Giancarlo Giorgetti (Lega), Dario Franceschini (Pd), Roberto Speranza (Leu), Elena Bonetti (Iv) Stefano Patuanelli (M5s) e Mariastella Gelmini accompagnata da Renato Brunetta (Fi), il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. Sull’estensione del super green pass a tutto il mondo del lavoro, o almeno ai dipendenti della pubblica amministrazione che lavorano a contatto con il pubblico, Lega e M5s fanno muro. Il primo a prendere la parola per esprimere le sue perplessità e quelle del Carroccio è Giorgetti. Il ministro dello Sviluppo economico fa presente ai colleghi che estendere l’obbligo del super green pass a tutti i lavoratori si configurerebbe come un vero e proprio obbligo vaccinale. In questo caso, tiene a sottolineare Giorgetti, lo Stato dovrebbe assumersi la responsabilità di eventuali effetti dannosi del vaccino, e stilare un elenco di persone fragili da esentare. Anche il ministro dell’Agricoltura, il grillino Stefano Patuanelli, si mette di traverso: «Abbiamo sempre ragionato per funzioni», dice Patuanelli alla Verità, «forze dell’ordine, docenti, sanitari. Quelli a contatto con le persone. Quale sarebbe la ratio di distinguere tra un lavoratore e un disoccupato? Non siamo contrari all’obbligo», aggiunge Patuanelli, «come dimostrano i precedenti decreti, ma con raziocinio». Patuanelli in cabina di regia dice anche di preferire, a questo punto, di iniziare a ragionare di obbligo vaccinale. Franceschini, Speranza, Brunetta e la Gelmini cercano di convincere Draghi a introdurre questa specie di obbligo vaccinale mascherato, ma il premier non vuole forzare la mano, e quindi si ragiona di una estensione bonsai, per il personale dei trasporti, i lavoratori delle fiere e quelli degli impianti sciistici. Una sconfitta del fronte dei pasdaran del super green pass, che finisce per far imbestialire il Pd: «Ancora una volta», twitta imbestialito il senatore dem Dario Stefano, «la Lega di Salvini vuole impedire al governo di prendere iniziative forti contro la pandemia. Un atteggiamento non più tollerabile. Si decida subito il super green pass per tutti i lavoratori». Se non ci fosse, dovrebbero inventarlo, il senatore Stefano: twitta contro la Lega ma si dimentica di citare il M5s, che pure si è opposto al super green pass per tutti i lavoratori, o forse finge di dimenticarlo, poiché i pentastellati sono alleati dei dem. Del resto, la mossa di Patuanelli, fedelissimo di Giuseppe Conte, non potrà non avere ripercussioni sull’alleanza giallorossa, già messa a dura prova dal crollo costante dei consensi del M5s. Nervoso, per usare un eufemismo, anche Brunetta. La posizione di Giorgetti è all’insegna del più puro buon senso e anche della chiarezza nei confronti dei cittadini. Estendere a tutto il mondo del lavoro il super green pass, infatti, equivale a introdurre surrettiziamente in Italia l’obbligo vaccinale senza però stabilirlo per legge, e dunque non assumendosi la responsabilità di erogare indennizzi in caso di effetti avversi. Una questione affrontata spesso dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «Penso che l’estensione del green pass e il vaccino obbligatorio», ha detto a questo proposito, alcune settimane fa, la Meloni, «siano due cose diverse. Il green pass era una misura nata dall’Unione europea per favorire la circolazione delle persone, il vaccino obbligatorio è un’altra cosa: se il governo vuole usare il green ass per inserire surrettiziamente l’obbligo vaccinale allora io penso che questo non sia giusto. Inserisca l’obbligo vaccinale», ha aggiunto la Meloni, «io non sono d’accordo ma se ne assume la responsabilità; anche perché ci sono regole diverse sugli indennizzi nel caso in cui qualcosa non funzioni. L’obbligo vaccinale prevede per legge che lo Stato indennizzi, sul resto ci sono sentenze della Corte costituzionale ma la legge non c’è». Alle 21 inizia il Consiglio dei ministri: «Il Pd è a favore dell’obbligo vaccinale ma intanto l’estensione del super green pass a tutte le attività rappresenta un incentivo a vaccinarsi», spiegano fonti dem mentre la riunione è ancora in corso. La battaglia continua.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)