2022-09-01
Rivera ha scelto i francoamericani per Ita
Il Tesoro apre un negoziato esclusivo con la cordata Air France-Klm, Certares e Delta: fuori Msc-Lufthansa, considerati favoriti. Lo Stato però continuerebbe a essere azionista della compagnia. Meloni critica: «La scelta spetta al prossimo governo».Alla fine, il governo tratterà con il fondo di private equity Certares, Air France-Klm e Delta la cessione di Ita, l’ex Alitalia, di cui al momento è azionista al 100% il Tesoro. Come spiega un comunicato diffuso ieri da Via XX Settembre, «oggi sarà avviato un negoziato in esclusiva con il consorzio formato da Certares management llc, Delta airlines inc. e Air France-Klm, la cui offerta è stata ritenuta maggiormente rispondente agli obiettivi fissati». Sarà quindi l’esecutivo uscente a decidere a chi andrà l’ex compagnia di bandiera italiana. Fino a due giorni fa i pretendenti al trono erano due: da un lato c’era la cordata ritenuta inizialmente «vincente» formata da Msc e Lufthansa e gradita a Mario Draghi, al consigliere del premier Francesco Giavazzi e al presidente esecutivo di Ita, Alfredo Altavilla. Dall’altra la cordata franco tedesca che è diventata l’unica controparte: da ieri si è deciso su spinta di Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro, che il dialogo con il fondo Certares, Air France e Klm sarà esclusivo.«Dal nostro punto di vista, la nostra offerta congiunta con Msc era e continua ad essere la soluzione migliore per Ita», ha fatto notare ieri Lufthansa con un comunicato, «Prendiamo atto della decisione del governo italiano di intraprendere una strada che consenta una maggiore influenza dello Stato e non preveda una completa privatizzazione di Ita».Secondo fonti vicine al Mef, la decisione di entrare in trattativa con il gruppo francoamericano sarebbe stata anche motivata dalla maggiore copertura e gestione che quest’ultimo può offrire nel caso degli aeroporti minori. In più, il fondo di private equity Certares ha da un lato Air France, con alle spalle una lunga collaborazione proprio con Alitalia, e dall’altro Delta, vettore molto radicato sul mercato nordamericano. Senza considerare che Certares gestisce diversi investimenti legati al turismo di alta fascia, comparto piuttosto ghiotto per una compagnia aerea in cerca di ricavi solidi. Potremmo essere, quindi, alle battute finali di un’operazione costata diversi miliardi ai contribuenti, anche se ora non sappiamo se in futuro si attingerà ancora alle casse pubbliche. Come ha sottolineato il Mef in un comunicato, «alla conclusione del negoziato in esclusiva, si procederà alla sottoscrizione di accordi vincolanti solo in presenza di contenuti pienamente soddisfacenti per l’azionista pubblico».Certares ha commentato: «Siamo fermamente convinti della nostra visione per lo sviluppo della compagnia, che speriamo di poter attuare al raggiungimento degli accordi definitivi e vincolanti. Lavoreremo nelle prossime settimane con il Mef, con Ita, i nostri partner del consorzio Delta e Air France-Klm e tutti gli stakeholder coinvolti per arrivare a questo obiettivo».I nodi da dipanare, in ogni caso, non mancano. La prima vera domanda è chi sarà l’azionista di maggioranza della nuova società che controllerà Ita airways. Se la partita si chiuderà con la cessione del vettore italiano a Delta, Air France e Certares, ai francesi potrebbe andare il 9,9% della società italiana, al fondo americano il 41,1% e al vettore a stelle e strisce circa il 4%. Questo significherebbe che allo Stato resterebbe il 45% del capitale sociale della nuova realtà. Se così fosse, però, questo vorrebbe dire che non saremmo davanti a una vera e propria cessione, perché il ministero del Tesoro resterebbe in possesso di parte della compagnia. Senza considerare che Certares dovrebbe offrire a Via XX Settembre due dei cinque posti all’interno del cda e la carica di presidente. Secondo indiscrezioni, tra le opzioni dell’accordo per la nuova proprietà di Ita c’è anche la possibilità che il Mef possa uscire dalla società a un prezzo concordato in precedenza. Al momento non si sa a chi. Non al fondo Usa che per legge Ue non può controllare la maggioranza di un vettore europeo. Ad Air France? Forse. Ciò che è certo oggi è che la cordata capeggiata dal fondo americano sarebbe disposta a versare già 650 milioni nelle casse dello Stato e a pagare un premio ulteriore nel caso Ita dovesse raggiungere buoni risultati di bilancio. Viene poi da chiedersi quale sarà il ruolo di Altavilla dopo che il manager aveva caldeggiato la cordata data ora per perdente. Critico Giuseppe Conte che ha detto: «Il M5s chiede al governo di chiarire le ragioni che lo spingono a privilegiare questa offerta rispetto a quella concorrente». L’annuncio non è piaciuto neanche a Giorgia Meloni, che aveva chiesto che la questione Ita fosse appannaggio del nuovo governo. Tanto che anche ieri è tornata all’attacco. «Ritenevo che li governo attuale non dovesse andare avanti su una questione così strategica», ha detto, per poi aggiungere: «Su materie strategiche, dato che si vota tra 20 giorni non capisco perché il governo italiano decida deliberatamente di andare avanti, senza aspettare il prossimo governo, che avrà un diverso mandato popolare per fare scelte impattanti per il destino di questa nazione». «Piaccia o non piaccia noi di fatto abbiamo speso miliardi sulla nostra compagnia di bandiera in questi anni, e poi a un certo punto abbiamo gettato il bambino con l’acqua sporca e lo consegniamo di fatto a fondi stranieri, senza aver valutato prima se ci sia la possibilità di inserire la difesa della compagna di bandiera in un piano di trasporti e aeroporti». Difficilmente la partita si chiuderà prima delle nuove elezioni e probabilmente spetterà al prossimo esecutivo mettere la parola fine alla trattativa. Se, con la scelta della cordata francoamericana, lo Stato resterà primo azionista, di fatto le richieste della leader di Fdi potrebbero essere soddisfatte. E la posizione di Rivera si rivelerebbe anche un assist alla Meloni.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)