2024-04-24
L’Iran si riconcilia con il Pakistan e fa un altro passo verso l’atomica
Ebrahim Raisi e Shehbaz Sharif a Islamabad il 22 aprile 2024 (Getty Images)
Incontro di disgelo tra Raisi e Sharif, che vanta una potenza nucleare. Allarme dell’Aiea: «L’arma è sempre più vicina».Le ambizioni nucleari di Teheran destano sempre più preoccupazione. Per rendersene conto, basta mettere insieme alcuni elementi: a partire dai rapporti, in fase di rafforzamento, tra il regime khomeinista e Islamabad. Cominciamo con il sottolineare che il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, si è appena recato in Pakistan, per incontrarne il primo ministro, Shehbaz Sharif. Secondo l’Associated Press, i due leader si sono impegnati a consolidare i legami tra Teheran e Islamabad sia in materia economica sia sul fronte della sicurezza. Hanno anche discusso del gasdotto, la cui realizzazione è ferma da anni a causa delle sanzioni americane a Teheran, che un domani potrebbe collegare l’Iran al Pakistan. Da questo punto di vista, vale la pena di ricordare che, fino a poco tempo fa, i rapporti tra i due Paesi erano piuttosto freddi: con il suo viaggio, Raisi ha quindi inaugurato una fase di disgelo, proprio mentre la tensione tra Iran e Israele resta particolarmente elevata. In secondo luogo, non bisogna dimenticare che il Pakistan è al momento l’unico Paese musulmano che detiene armi nucleari. Il che è significativo alla luce delle ambizioni di Teheran su questo fronte. Due settimane fa, il Washington Post aveva riportato come il regime khomeinista fosse prossimo a conseguire la bomba atomica. Non solo. Ieri, il think tank statunitense Institute for the study of war ha anche riferito quanto segue: «Il parlamentare oltranzista iraniano e membro della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale e la politica estera, Javad Karimi Ghodousi, ha lasciato intendere che, se fosse concesso il permesso, l’Iran potrebbe testare la sua prima arma nucleare entro una settimana».Certo, è pur vero che, il giorno prima, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, aveva negato che Teheran fosse interessata all’uso del nucleare per scopi militari, tentando così di smentire precedenti minacce formulate dai pasdaran. «L’Iran», aveva detto, «ha ripetutamente affermato che il suo programma nucleare serve solo a scopi pacifici. Le armi atomiche non trovano posto nella nostra dottrina nucleare». Parole che tuttavia sono parse una sorta di excusatio non petita. Infine, ma non meno importante, ieri a lanciare l’allarme è stato il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, secondo cui Teheran potrebbe arrivare ad avere, nel giro di poche settimane, l’uranio arricchito necessario per sviluppare un’arma atomica. «Ma ciò non significa che l’Iran abbia o avrà un’arma nucleare in quel lasso di tempo», ha comunque precisato Grossi.Ecco, alla luce di tutti questi elementi, il viaggio di Raisi in Pakistan non può non suscitare delle preoccupazioni. Secondo il blog Debug Lies, «il Pakistan ha una solida capacità di arricchimento dell’uranio, incentrata su due impianti principali». Dei due, quello di Kahuta è stato recentemente sviluppato. «Questa espansione», ha riportato il blog, «non solo riflette le crescenti capacità del Pakistan nell’arricchimento dell’uranio, ma solleva anche interrogativi sulla portata prevista del suo arsenale nucleare». Un arsenale nucleare, quello a disposizione di Islamabad, che conta circa 170 testate e che potrebbe raggiungere le 200 unità entro il prossimo anno.Ma emerge anche un altro aspetto interessante. Il Pakistan, muovendosi tanto trasversalmente quanto spregiudicatamente, vanta delle cooperazioni militari di varia natura con numerosi Paesi: dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita, passando per Russia e Turchia. Ebbene, particolare attenzione meritano i legami di Islamabad con Pechino. Cina e Pakistan conducono esercitazioni congiunte, cooperando inoltre sul fronte navale e su quello dell’aeronautica. Senza trascurare i significativi legami economici che connettono i due Paesi, notoriamente accomunati da una linea di notevole freddezza nei confronti dell’India.A tal proposito, è utile ricordare che, oltre a essere uno dei principali alleati mediorientali di Mosca, l’Iran ha siglato nel 2021 un accordo di cooperazione venticinquennale con Pechino. Guarda caso, a fine gennaio The Diplomat riportò che proprio la Cina si era offerta di mediare tra Pakistan e Iran, che all’epoca non erano affatto in buoni rapporti. Non si può quindi escludere che la distensione in atto sia stata, almeno in parte, favorita dal Dragone. E non si può neppure escludere che uno dei collanti di tale distensione possa risiedere in una eventuale cooperazione nucleare (a scopo militare) tra Islamabad e Teheran. L’Associated Press ha d’altronde riferito che Raisi e Sharif «hanno ribadito la loro condanna della guerra di Israele contro Hamas a Gaza». Si tratta di una posizione che rinsalda l’asse pakistano-iraniano dal punto di vista ideologico e che potrebbe spingere Islamabad a sostenere sempre di più la politica di potenza regionale, condotta dagli ayatollah. Uno scenario che, di certo, a Pechino non dispiacerebbe affatto, ma a cui l’Occidente deve prestare estrema attenzione. Pakistan e Iran sono due attori pericolosi e le mire cinesi di certo non favoriscono i nostri interessi, né la nostra sicurezza.
Jose Mourinho (Getty Images)