2023-05-19
Sull'Iran Biden è finito in un vicolo cieco
True
Nonostante la strada sia in salita, l’ipotesi di rilanciare il controverso accordo sul nucleare iraniano non è ancora del tutto tramontata. E questo è un problema: lo scenario di un ripristino dell’intesa rappresenta infatti una minaccia per Israele e rischia di rafforzare politicamente il regime degli ayatollah. Due settimane fa, il Washington Examiner ha riferito che “i membri del Comitato di studio repubblicano hanno presentato sei progetti di legge per impedire all'amministrazione del presidente Joe Biden di rientrare in un accordo nucleare con l'Iran”. In particolare, queste proposte mirano soprattutto a imporre nuove sanzioni a Teheran. Dall’altra parte, il 12 maggio il Wall Street Journal ha riportato che gli europei starebbero pressando la Casa Bianca, per riprendere l’iniziativa diplomatica con la Repubblica islamica. Insomma, sembra proprio che Joe Biden sia finito all’angolo.Durante la campagna elettorale del 2020, l'allora candidato dem aveva promesso di ripristinare il controverso accordo iraniano. Più che perseguire un obiettivo strategico, sembrava che il diretto interessato volesse soltanto sconfessare le politiche del predecessore, il quale aveva abbandonato il Jcpoa nel maggio del 2018. Fu così che, ad aprile del 2021, l’attuale presidente riavviò il processo diplomatico per rilanciare l’intesa. Un’apertura all’Iran che ha isolato Israele e spinto progressivamente i sauditi tra le braccia di Mosca e Pechino. Non solo. Aprire a Teheran senza ottenere adeguate contropartite ha reso più baldanzose organizzazioni terroristiche come Hamas, che da Teheran vengono notoriamente spalleggiate. La situazione è addirittura peggiorata con l’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina, visto che l’Iran sta fornendo a Mosca dei droni militari contro Kiev. Ciononostante, la Casa Bianca non ha ancora chiuso definitivamente all’eventualità di un rilancio dell’accordo sul nucleare. Un accordo che, ricordiamolo, è fortemente auspicato dalla Russia: quella stessa Russia che trova in Teheran uno dei propri principali alleati mediorientali. Infine, come se non bastasse, la Cina ha recentemente mediato un'intesa diplomatica tra Iran e Arabia Saudita: un'intesa nel cui quadro Riad sembra aver accettato il Jcpoa a determinate condizioni. Biden, insomma, è finito in un vicolo cieco. Se rinuncia a rilanciare l’intesa, verrà accusato di non aver mantenuto una promessa elettorale. Se la rilancia, rafforzerà l’Iran, peggiorerà i rapporti con Israele, spaccherà il Partito democratico americano e continuerà a perdere influenza sul Medio Oriente. L’attuale presidente americano si trova quindi davanti a un bivio assai scomodo. E sta cercando di evitare di prendere una posizione chiara. Il problema è che, così facendo, rischia semplicemente di rimanere paralizzato in mezzo al guado.
(Guardia di Finanza)
Nei giorni scorsi, militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Napoli, nell’ambito delle attività di controllo economico del territorio e di contrasto ai traffici illeciti, hanno sequestrato, a Lettere, 142 kg. di infiorescenze di cannabis già pronte per il confezionamento e la vendita, oltre a 5.750 piante in essicazione e 390 piante in avanzato stato di vegetazione e maturazione, per un peso complessivo di oltre 1.000 kg., nonché denunciato un soggetto incensurato per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti.
In particolare, i finanzieri della Compagnia Castellammare di Stabia hanno individuato, sui Monti Lattari, un capannone strutturato su due livelli, convertito in laboratorio per la lavorazione di cannabis. Il manufatto era dotato di una rete di fili di ferro al soffitto, essiccatoi e macchinari di separazione. All’interno della serra sono state rinvenute le piante in vegetazione, incastonate tra fili di nylon per sostenerne la crescita e alimentate con un percorso di irrigazione rudimentale.
Dai riscontri delle Fiamme Gialle è emerso che la produzione era destinata al consumo di droghe per uso personale dato che, nel prodotto finito, risultavano già separate le infiorescenze dalla parte legnosa, pronte per il confezionamento in dosi.
Continua a leggereRiduci
Donald Trump e il premier cambogiano Hun Manet al vertice di Kuala Lumpur (Getty Images)
Nel riquadro Carlotta Predosin, esperta in sicurezza del patrimonio artistico (IStock)