2023-09-28
Le porno direttive dell’Oms: «Ai bambini di 4 anni insegniamo masturbazione»
Secondo gli «Standard per l’educazione sessuale in Europa» dell’Organizzazione, bisogna introdurre i giovanissimi a temi come l’uso dei sex toys e l’omosessualità.Educazione sessuale a scuola sin dalla prima infanzia da imporre alle famiglie europee. «Standardizzata» secondo linee guida che si rifacciano ai dettami dell’Oms, per insegnare ai bambini fino a quattro anni la masturbazione e il piacere di toccare il corpo delle amichette e degli amichetti e a quelli tra i 4 e i 9 anni l’amore per persone dello stesso sesso. Dai 9 anni invece bisognerebbe che a scuola imparino a usare il preservativo correttamente per il futuro mentre dai 12 anni i bambini dovrebbero essere informati in classe su mutilazione genitale, circoncisione, ricostruzione dell’imene, gravidanza anche in relazioni omosessuali. Tutti ciò secondo una visione filosofica di educazione sessuale «olistica», che non sia cioè solo informazione scientifica ma anche insegnamento del piacere e del benessere derivante dal sesso anche attraverso la stimolazione, già all’asilo, dei sensi.I genitori italiani sono d’accordo?Sarebbe il caso di chiederselo prima che sia troppo tardi visto che questo dovrebbe essere il futuro nella civile Europa occidentale secondo un documento redatto dall’Ufficio regionale dell’Europa per l’Oms, in collaborazione col Centro federale per l’educazione alla salute di Colonia in Germania. Documento patrocinato anche dalla World Health Organization, si chiama «Standard per l’educazione sessuale in Europa». In Svizzera già in alcuni cantoni lo hanno adottato e infatti è accaduto a giugno dell’anno scorso che sia stato distribuito un opuscolo, «Hey You», a bambini di 12 anni in cui si davano istruzioni sull’utilizzo di plug anali, vibratori eccetera, un fatto che ha suscitato il pubblico sdegno come pure l’avvio di corsi di educazione sessuale nelle scuole dell’obbligo del Canton Ticino nei cui programmi sono incluse campagne di masturbazione: il tutto sul tracciato della decisione di applicare per il quadriennio 2019/23 lo Standard targato Oms presa dal dipartimento dell’Educazione di Bellinzona, a cui è stata presentata un mese fa un’interrogazione parlamentare a firma di Maria Pia Ambrosetti. A promuovere la suddetta campagna di masturbazione è stata una Fondazione finanziata per lo più (800.000 franchi), da soldi del governo federale: la Salute Sessuale Svizzera, «Santé sexuelle Suisse», che edita pure l’opuscolo «Hey You»: un vademecum hard in cui i sex toys vengono proposti ai bambini come alternativa rispetto al rapporto tradizionale, così come viene loro proposta la scelta di avere diversi «amici del sesso», cioè persone con cui avere rapporti sessuali ma non emotivi. Il tutto nell’ottica di un sesso non procreativo, per evitare gravidanze indesiderate: non solo attraverso la contraccezione, ma anche con pratiche sessuali non finalizzate alla procreazione ma ritenute soddisfacenti. Ebbene sì, questo sarebbe il futuro ci dicono dall’Europa e intanto anche in Francia tale modello stava per attecchire. Poi tutto è stato bloccato, per ora, da una petizione, che ha raccolto 39.000 firme: tra queste quelle di numerosi professionisti attivi in ambito giovanile, tra cui un membro del comitato scientifico della Società francese di psichiatria infantile, psichiatri e pedopsichiatri, medici, pediatri, psicoterapeuti, insegnanti. A seguito di questa petizione il ministro dell’Istruzione nazionale francese Blanquer ha ritirato il programma dal sito Canopé (il sito internet per la divulgazione di conoscenze agli insegnanti) e ha fatto sapere che non sarebbe stata attuata alcuna forma di educazione alla sessualità nelle scuole elementari, ma questo protocollo, questo «Standard dell’educazione sessuale in Europa» è un documento che non è mai stato ritirato e anzi rappresenterebbe nelle sue ambizioni un nostro punto di riferimento. Allora bisognerebbe leggerlo bene, tanto più che ne esiste una edizione in lingua italiana, a cura di tale Federazione italiana di sessualità scientifica. Partendo da interpretazioni discutibili, ma presentate come dogmi, delle Carta sui diritti dell’infanzia, supportate da assunti pseudo-scientifici redatti dall’Oms e altri enti non governativi, lo Standard si fonda infatti sull’assunto che i bambini siano «esseri sessuali» titolari di «diritti sessuali» inalienabili che comprendono «il diritto a ricevere un’educazione sessuale», intesa chiaramente nel documento come educazione sessuale statale o sovrastatale, perché i genitori sarebbero «inadeguati», in quanto dalle famiglie i bambini percepirebbero il pudore che circonda l’argomento sesso tra le mura domestiche e questo li renderebbe «più chiusi e pudichi», quando invece andrebbero incoraggiati «i giochi a sfondo sessuale»: «i bambini cosi potranno acquisire competenze per determinare la loro sessualità», c’è scritto nel documento. Maurice Berger, illustre psichiatra francese, già a marzo di due anni fa avvertì il governo svizzero del pericolo di tali pratiche didattiche: «La modalità di educazione sessuale così proposta invade in modo traumatico la vita emotiva del bambino. Riceviamo testimonianze di bambini e adolescenti che esprimono il loro imbarazzo e ribrezzo per questo tipo di insegnamento: molti si dicono scioccati, alcuni mostrano persino segni di disturbi emotivi. Perché non aspettare semplicemente che i bambini facciano domande sulla sessualità quando ne avvertono il bisogno? Perché non si tiene conto del fatto che i bambini hanno un senso del pudore? Perché gli adulti sentono il bisogno assumere il ruolo di seduttori-iniziatori?», si legge nella lettera che Berger inviò al consigliere federale Alain Berset, invano. In diversi cantoni lo Standard sta prendendo piede e «Santé Sexuelle Suisse» ha rivendicato la sua scelta: «I bambini a 12 anni sono molto sviluppati», si sostiene. La questione, ora che si dibatte di cessione di sovranità sanitaria degli Stati all’Europa e all’Oms, potrebbe riguardare un giorno, non troppo lontano, anche noi.