2022-03-12
Gli invisibili
Un grazie per le vostre testimonianze. Presto saranno pubblicate in un ebookHanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mostrificati o ignorati dall'opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli "invisibili" che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali. Vogliamo raccontare - anche - le loro storie. Scriveteci a invisibili@laverita.infoCacciata dall’oratorio nel silenzioSono una donna di 40 anni, con un marito bravo e in gamba, mamma di due figli, in attesa di una bambina e con un lavoro a tempo pieno. Ho vissuto una gravidanza terribile, caratterizzata solo dall’ansia che ho provato, costantemente in attesa delle decisioni del governo riguardo all’imposizione forzata dei vaccini e all’alienazione dei diritti fondamentali dell’uomo. Un episodio tra i tanti. A settembre ho iscritto la mia bambina di 5 anni a un corso di ginnastica. Erano i primi giorni del green pass per le palestre e onestamente non avevo colto che l’obbligo si applicasse anche a me, in quanto io semplicemente entravo in oratorio, all’aperto, e poi sulla porta del corridoio che conduce alla palestra cambiavo le scarpe a mia figlia. La signora che tiene il corso mi ha chiesto il documento, le ho detto che l’avrei avuto la volta successiva. A quel punto mi ha aggredita: dovevo uscire dall’oratorio (eravamo all’aperto), mi avrebbe subito riportato fuori dalla palestra la bambina che, entusiasta, era già corsa dentro. L’ho pregata di lasciar stare mia figlia, di non toglierle serenità. Le ho fatto presente che poteva chiedermi il green pass per l’accesso alla palestra, ma non per il cortile dell’oratorio. A quel punto ha chiamato l’aiutante del parroco e ha fatto ripetere anche a lui che io lì senza green pass non potevo stare. Ha puntualizzato che non potevo nemmeno entrare al bar dell’oratorio. Ho risposto a entrambi che nulla di ciò che dicevano era vero. Potevo stare all’aperto, potevo consumare al bar senza sedermi... Mi sono sentita vessata e umiliata in quella che dovrebbe essere la casa di Dio. Quale Dio? Le altre mamme del corso di ginnastica hanno assistito a tutta la scena tenendosi a distanza. Non una parola in mia difesa, né in quel momento né dopo. Distanza e silenzio.Federica AzinForzato a scegliere fra la salute e lo stipendioHo 56 anni, sposato con due figli, lavoro come impiegato in una azienda privata e vivo nella provincia di Padova, unico a percepire reddito in famiglia. Nel 2000 mi è stata riscontrata una grave piastrinopenia provocata, probabilmente, da un farmaco: dopo circa un anno di esami, accertamenti e dosi massicce di cortisone, è stata diagnosticata come piastrinopenia autoimmune. Da allora, dopo essermi stabilizzato con valori al limite, ma «vivibili», evito di assumere medicinali che non siano strettamente indispensabili e ovviamente sempre con prescrizione del medico. Dall’arrivo del vaccino ho sempre avuto timore e, considerato anche il parere cautelativo del mio medico, ho scelto la «liturgia» dei tamponi per conseguire il nulla osta verde. Inoltre, per tre volte a colloquio informativo con i medici vaccinali, ho sempre avuto risposte poco rassicuranti, del tipo «il vaccino è sicuro, però dopo è necessario monitorare la conta piastrinica»; peccato che, se le piastrine vanno giù, chi rischia sono io. Ora, con l’introduzione dell’obbligo per gli over 50, sono costretto a scegliere tra lo stipendio e la mia salute.Roberto CanazzaFa male guardare il mondo da una finestraHo lavorato per due anni a contatto con le persone in centinaia di negozi serviti dalla mia azienda. Non prendo un raffreddore da 20 anni e probabilmente ho avuto contatti stretti con dei positivi ma nulla, a me non si è mai attaccato nulla. E ora sono qui, sano come un pesce, alla finestra a vedere il mondo che corre. Mio figlio ha 30 anni, ha sempre fatto lavori a tempo determinato e mi dice che lui vive questa situazione da anni. Ma io no, appartengo a quella generazione che negli anni Ottanta appena uscita da scuola trovava un’occupazione. Non sono mai stato fermo un giorno nella mia vita, se non dal 15 febbraio scorso, data in cui gli interessi di qualcuno hanno prevaricato sugli interessi di tutti. Guardando il mondo che scorre dalla finestra non so se mi faccia più male lo stare fermo o il sapere che lì fuori ci sono parenti, amici, colleghi che vanno avanti come se nulla fosse, sventolando il loro green pass con orgoglio senza degnarsi di dare una parola di conforto a chi non è come loro. Non so se e quando potrò tornare alla mia vita, ma è chiaro che nulla potrà essere come prima: hanno distrutto un modello di società e sarà arduo risanare le ferite. Pierluigi FaddaSospesa dall’Ordine anche se non lavoro perché in maternitàSono una ragazza di 27 anni, incinta al settimo mese del mio terzo figlio. Ho altri due bambini di 3 anni e mezzo e 1 anno e mezzo. Quello che mi preme di più è far vivere loro nella maniera più normale possibile, sperando che possano non ricordarsi di tutto questo. Sono piccoli e io e mio marito spesso ci diciamo che siamo fortunati a non aver a che fare con quello che è la scuola italiana in questo momento tra tamponi, mascherine e quarantene. Abitiamo in una zona di confine e i bambini vanno a scuola all’estero, così mi è permesso accompagnarli. Nel nostro Comune infatti non solo non è possibile accompagnare il bambino dentro la struttura senza il pass, ma il sindaco ha pure emanato un’ordinanza che sanziona le maestre che si avvicinano alla porta ad accogliere gli alunni. Io ho timore a uscire da sola con loro perché sono allo stremo delle forze e non posso neanche rifugiarmi al caldo in un bar a prendere qualcosa da mangiare. Io e mio marito cerchiamo di far svolgere loro qualche attività sportiva e musicale soprattutto perché non perdano la socialità in questi momenti fondamentali per il loro sviluppo, senza perderci d’animo quando siamo costretti ad abbandonare qualcosa come l’acquaticità in piscina. Io accuso molto il fatto di non poter fare qualche attività sportiva per poter star meglio fisicamente (e di spirito) da donna incinta. Purtroppo è la seconda gravidanza che vivo durante la pandemia. Qualche giorno fa sono rimasta sconcertata quando mi sono recata in un bar per prendere da bere da asporto e ho chiesto di recarmi in bagno. Mi è stato concesso come eccezione, ma la barista mi ha chiaramente detto che per ordine del prefetto doveva negare l’accesso ai bagni ai non possessori del pass. In ultimo, sono professionista sanitaria e proprio in questi giorni mi sto scontrando con l’Ordine, il quale mi ha comunicato che procederà alla mia sospensione nonostante io sia in maternità e dunque non stia lavorando, ma vista la mia qualifica sono in ogni caso soggetta all’obbligo. Tutto ciò ha su di me delle conseguenze psicologiche molto pesanti e stressanti che proprio non si addicono alla mia condizione, ma non mollo. Mi vergogno di essere italiana, spero di poter restituire ai miei figli un futuro degno di questo nome. Lettera firmataI vecchi amici ci hanno augurato il ricoveroSono la mamma di due ragazzi, uno di 14 anni e l’altra di 13. Mio figlio per tutto il mese di gennaio non è potuto andare a scuola perché non gli era permesso salire sul treno, in quanto non in possesso del super green pass. È potuto tornare solo perché in famiglia abbiamo preso il Covid e ora ha il certificato. Ha comunque perso moltissime ore di scuola e l’anno ormai risulta compromesso. Mia figlia non poteva fare sport o andare in palestra perché non vaccinata. Ha problemi cardiaci quindi non eravamo sereni a vaccinarla. Nonostante questo, la pediatra mi ha esplicitamente detto che se si fosse ammalata di Covid non avrebbe voluto saperlo e di non chiamarla, perché non l’avrebbe curata in quanto non vaccinata. Ovviamente, abbiamo cambiato medico. Guarita dal virus ho purtroppo sentito pensieri cattivissimi di molte conoscenti vaccinate sulla nostra situazione. Ci disprezzano perché secondo loro dovevamo essere ricoverati in terapia intensiva. In questo periodo sento tantissima cattiveria e ignoranza di persone che credevo normali riversarsi addosso a chi ha deciso liberamente di non vaccinarsi. Non so quando questa follia discriminatoria cesserà, ma l’Italia non esiste più. Vietano a cittadini sani di entrare nei luoghi pubblici, vietano a persone sane di lavorare, pur essendo chiaro che i vaccinati si ammalano comunque. Tutti i giorni mi sembra di vivere in un incubo.Francesca ColomboNon posso vedere i miei parenti invalidi in SardegnaSono una casalinga sposata di 47 anni, sarda, che vive in Lombardia. Non lavoro da molto tempo perché non trovo nulla. Mio marito è l’unica fonte di sostegno della famiglia. Compirà 51 anni nei prossimi mesi e secondo la «nuova normalità» deve essere sospeso dal lavoro per le assurde regole di un governo che si riempie la bocca di diritti, libertà, dignità, ma che nella pratica discrimina. In Sardegna ho mia madre affetta da demenza senile e mia sorella invalida psichica con la badante e l’amministratore di sostegno, ma io per qualsiasi urgenza non posso raggiungerle perché non in possesso del lasciapassare verde rafforzato. Non me la sento di rischiare effetti avversi seri. Ho già due familiari invalidi e per me il rischio non è bilanciato.Ornella MeloniSono guarita ma pretendono la punturaSono un’infermiera che è stata sospesa perché non vaccinata. Dal 3 gennaio sono obbligata a stare casa senza ricevere lo stipendio. A fine gennaio ho contratto il Covid e sono guarita a inizio febbraio. Ho quindi ricevuto il green pass da guarigione, ma comunque non sono abilitata a rientrare in azienda. Questa è un’ingiustizia incredibile che non ha alcun senso. Secondo le disposizioni rimarrò sospesa fino a quando non mi vaccinerò con seconda e terza dose, completando il ciclo. È paradossale anche perché ho un livello anticorpale altissimo, magari anche più alto di chi è vaccinato. Sono sana e non posso lavorare quando potrei dare tantissimo aiuto, in particolare in un momento come questo. E invece ho le mani legate. Ringraziando Dio, riesco a sostenere le spese quotidiane poiché mio marito può lavorare.Daniela MatteiMio figlio è sano però deve rinunciare a fare sportMio figlio ha 12 anni e ha dovuto smettere di praticare il suo sport preferito perché non si è sottoposto alla vaccinazione. Un ragazzino sano che ha frequentato la palestra anche quando la situazione risultava più complicata di ora, sempre con autocertificazione, misurazione della temperatura, disinfezione dei palloni e delle mani e precauzioni del caso. Lui è sano; eppure, è stato escluso da ogni attività fisica che gli potesse dare giovamento. Non parlo poi di tutto quello che viene tolto a noi adulti e a tutti i diritti che vengono calpestati in un Paese che si professa democratico. Sento continuamente di persone che fanno il possibile per contrarre il virus pur di aver sei mesi di tranquillità. Siamo arrivati a questo? Carmen De FacciAncora una volta devo ricominciare tutto da capoHo 55 anni, ho scelto liberamente di non vaccinarmi e ora sono guarita dal Covid. In passato sono stata un’imprenditrice nei terribili anni dal 2008 al 2016. Avevo la pasticceria del paese insieme con mia sorella, un sogno realizzato. Tutto saltato, il lavoro, il matrimonio, la casa. Anni di psicoterapia per riprendere in mano la mia vita, mentre il portafoglio è ancora in mano all’Agenzia entrate. Sono tornata a vivere nella casa di famiglia dove sono cresciuta. Ho ripreso in mano il lavoro che so fare, ributtandomi nella ristorazione, ma come dipendente. Ora di fronte al ricatto del pass ho lasciato che il contratto di lavoro morisse di morte naturale al 31 dicembre 2021. Disoccupata, accantonata da amiche, o presunte tali, impotente, inascoltata. So bene cosa sia la resilienza, ma mai avrei pensato di essere messa all’angolo dal mio Paese. Valeria BorghesiMi viene vietato di entrare nella mia edicolaMia moglie Anna e io siamo titolari di una tabaccheria ed edicola in un piccolo Comune del Comasco. Da inizio pandemia siamo stati riferimento per gli abitanti del paese fornendo servizi di tutti i generi, con consegne domiciliari anche di generi alimentari. Eravamo «visibili» e presenti, sempre aperti anche di domenica. Non un giorno di chiusura in due anni. Con l’avvento del green pass, ci siamo trasformati in pericolosi untori. Per proseguire l’attività abbiamo provveduto a effettuare 3+3 tamponi alla settimana, per una spesa mensile di circa 360 euro. Pensavamo che il pagamento della gabella ci avrebbe consentito di continuare, pur con grandi difficoltà economiche, la nostra attività, ma il governo ci ha posto un altro ostacolo: l’obbligo vaccinale per gli over 50. Mentre mia moglie è stata sfiorata dall’obbligo in quanto compirà i 50 anni a luglio, io ci rientro a pieno titolo. Dal 15 di febbraio non posso più accedere al mio negozio, nel quale potranno entrare senza alcun problema i possessori di pass anche se positivi.Michele LuiniGli adolescenti non tollerano questa ingiustiziaSono il padre di una ragazza di 12 anni. Ormai non può più frequentare gli allenamenti e le partite della sua squadra, perché anche per il suo sport è richiesto il green pass da vaccino o da guarigione. È superfluo sottolineare che è in ottima salute e che questo, nell’Italia di oggi, sembra essere un pesante fardello. È una situazione talmente ingiusta da diventare insostenibile. Tutto ciò ha influito sul suo stato d’animo. La sua volontà di tornare a giocare a pallavolo è andata incontro a risposte fredde e intrise di burocratese da parte della sua società e al silenzio assordante della Federazione a cui ho scritto. La chiusura e l’accettazione di uno stato di profonda ingiustizia sono diventate parte del suo vivere, tanto che ormai è consapevole di non poter fare quasi nulla. Dopo gli iniziali divieti che riguardavano i cinema, ora l’impedimento è arrivato fino al non poter salire su un autobus o non poter praticare sport.La sua speranza è poter rientrare dopo il 31 marzo, ma sa benissimo, come me, che tutto questo potrebbe proseguire e senza una valida ragione. In pratica è stata decretata la sua esclusione dalla vita sociale. Da parte mia, faccio il possibile organizzando qualche gita in bicicletta o al parco con un pallone, ma non è la stessa cosa. Non posso sostituire le sue amiche e compagne di squadra. In quasi 50 anni di vita non avevo mai visto un tale livello di discriminazione da parte delle istituzioni ai danni dei più giovani.Giuseppe PlacidiLa Dad è un calvario e danneggia i risultati scolasticiVoglio raccontare la storia di mio figlio, 14 anni, che abbiamo scelto di non vaccinare poiché non crediamo che nel caso dei ragazzi i benefici superino i rischi. Al rientro a scuola dal periodo di pausa per il Carnevale, scopre che due dei suoi compagni erano risultati positivi, per cui è andato in Dad per cinque giorni. Alla fine della quarantena e munito di tampone negativo è finalmente tornato a scuola in presenza. A 24 ore dal suo rientro in classe, mi fa sapere che devo nuovamente fare richiesta della Dad, poiché nella classe c’è stato un nuovo contagio e lui verrà nuovamente allontanato. Così si pregiudica il suo profitto scolastico.Stefania Maniscalco