2021-08-05
Gli intrecci del principe del foro
Francesco Mucciarelli difende i manager Mps per i crediti deteriorati, ma assiste pure il capo dell'ufficio inquirente che li ha messi sotto accusa. I duelli con Alfredo Robledo.Da qualche giorno nei corridoi della Procura di Milano non si fa che parlare dell'avvocato Francesco Mucciarelli. Professore, principe del foro, storico avvocato di Telecom, Mucciarelli è difensore di Fabrizio Viola e Alessandro Profumo nell'inchiesta sui crediti deteriorati del Monte dei Paschi di Siena finita nel mirino della Procura di Brescia. Nei giorni scorsi, infatti, i procuratori Giordano Baggio, Stefano Civardi e Mauro Clerici, sono stati indagati per omissione di atti d'ufficio. Stando alle accuse della Procura bresciana, competente sui pm milanesi, non avrebbero indagato abbastanza sugli ex vertici di Rocca Salimbeni. Ai 3, che avevano chiesto l'archiviazione del fascicolo nel 2019 era già stata tolta l'indagine a maggio, dopo la perizia del gip Guido Salvini: per il giudice tra il 2012 e il 2015 la banca senese avrebbe ritardato la contabilizzazione di 11,4 miliardi di euro di rettifiche su crediti con «impatti quantitativi di assoluto rilievo» sui propri conti. Mucciarelli, che segue anche Shell nel processo sul giacimento nigeriano Opl245, non difende solo Viola e Profumo. Mucciarelli è anche il difensore, insieme con Francesco Arata, del capo della Procura di Milano Francesco Greco. Quest'ultimo è infatti indagato per aver ritardato l'apertura dell'indagine nata dalle dichiarazioni fornite da Piero Amara, ex legale esterno dell'Eni, sulla presunta «loggia Ungheria». C'è già chi ha fatto notare alla Procura bresciana questo incrocio, dove in fin dei conti il legale di due indagati in un processo presso la Procura milanese è lo stesso del capo della stessa Procura. Ma va anche ricordato che la storia di Mucciarelli si è incrociata in passato con i problemi interni del Palazzaccio. Nel 2015, infatti, l'avvocato di Greco finì sotto indagine per falsa testimonianza. Fu uno degli ultimi atti del procuratore aggiunto Alfredo Robledo prima di essere trasferito a Torino dopo lo scontro con l'ex capo Edmondo Bruti Liberati: quell'indagine fu interrotta proprio per il trasferimento di Robledo. Se ne sono perse le tracce. Ma conteneva dettagli sui rapporti tra l'allora capo del pool dei reati economici Greco e Mucciarelli. Di mezzo c'erano dei presunti dossier trafugati dall'ex capo della security Giuliano Tavaroli. Parte di questi documenti fu portata poi in una riunione con Mucciarelli e l'ex manager Francesco Chiappetta per decidere cosa farne. Avuto il consenso da parte dei vertici, dopo un furto simulato, scaturì poi una denuncia ai carabinieri. Sia Mucciarelli sia Chiappetta avrebbero quindi dato il loro assenso, nonostante la provenienza illegale dei documenti. Cosa che emerse durante il processo principale, anche se loro avevano detto di non esserne a conoscenza. Da qui l'indagine per falsa testimonianza. Di fronte a Robledo Tavaroli parlò del rapporto tra Greco e Mucciarelli. «[…] Secondo la prassi, per cose delicate, Mucciarelli era uso recarsi in Procura a chiedere consiglio al dott. Francesco Greco, con il quale aveva una lunga consuetudine […]. La consuetudine derivava dai rapporti notoriamente buoni tra l'avvocato Mucciarelli e il dottor Greco, così che l'avvocato Mucciarelli rappresentava preventivamente la posizione di Pirelli-Telecom in una vicenda che interessava le aziende, così da avere una indicazione al riguardo». I vertici di Telecom, secondo Tavaroli, sarebbero stati a conoscenza di questo. «Certamente» spiegò Tavaroli «tanto che fu una delle ragioni principali dello spostamento da Torino a Milano delle sede legale di Telecom Italia, dopo l'acquisizione da parte del gruppo Pirelli alla fine dell'estate 2001». Caso vuole che nel 2001 a Torino, a indagare proprio su Telecom, ci fosse un giovane magistrato di 37 anni, di nome Paolo Storari. Indagava sull'affare Telekom Serbia. Entrò anche allora in collisione con un collega accusato di voler insabbiare le indagini. E indagò sui contatti tra l'azienda e le toghe torinesi. Poi finì a Trento. Fu sottoposto a processo disciplinare del Csm, ma poi fu prosciolto da ogni accusa. Come ieri.
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