2023-06-08
Insufficienza di prove per Foti. Ma il processo su Bibbiano è intatto
Lo psicologo, dopo l’assoluzione in appello, esulta: «Sgretolato il teorema accusatorio». Però il procedimento contro gli altri 17 imputati coinvolti nello scandalo degli allontanamenti illeciti di bambini è ancora in piedi.È arrivata come il classico fulmine a ciel sereno l’assoluzione di Claudio Foti, lo psicologo piemontese che nell’estate 2019 era stato coinvolto nello scandalo degli allontanamenti illeciti dei bambini di Bibbiano, finendo anche agli arresti domiciliari.Giudicato in un processo abbreviato - separato e anticipato rispetto a quello che a Reggio Emilia sta ancora valutando le responsabilità di altri 17 imputati - nel novembre 2021 Foti era stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione (più 2 di sospensione dalla professione) perché ritenuto responsabile di due reati: da una parte le gravi lesioni dolose inferte alla psiche di una dei suoi giovanissimi pazienti; dall’altra il concorso nell’abuso d’ufficio attribuito all’Unione dei Comuni della Val d’Elsa, che a Foti e ad altri psicologi del centro Hansel e Gretel da lui fondato aveva affidato, senza gara, l’incarico (ben retribuito) di occuparsi dei traumi dei minori affidati ai servizi sociali di Bibbiano e dintorni. Una condanna piena e dura, se si pensa che per di più, proprio grazie al «rito abbreviato», lo psicologo aveva ottenuto lo sconto di un terzo della pena.Ma si sa, la giustizia italiana riesce sempre a sorprendere. E infatti lunedì scorso la quarta sezione penale della Corte d’appello di Bologna ha ribaltato la sentenza: i giudici, oltre a confermare l’assoluzione di Foti dall’accusa di frode processuale, già decisa in primo grado, l’hanno assolto anche dalle lesioni dolose gravi «perché il fatto non sussiste», e dall’abuso di ufficio «per non aver commesso il fatto». La Corte ha utilizzato la formula prevista dal secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale («…il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando la prova manca, è insufficiente o è contraddittoria…»), che è l’equivalente della vecchia «insufficienza di prove», ma questo, giustamente, non ha scalfito la gioia dell’imputato: «Il teorema accusatorio si è sgretolato», ha commentato Foti, piangendo, alla lettura della sentenza.Il suo avvocato, Luca Bauccio, è stato molto più duro e critico. Ha dichiarato che «la Corte d’appello ha fatto giustizia di un processo basato sulla superstizione e sulla caccia alle streghe». Che per quattro anni «è stata accreditata la favoletta dei bambini rubati alle famiglie per essere dati in pasto a coppie lesbiche: una poltiglia di menzogne, cultura razzista, speculazione politica». Il legale ha sostenuto addirittura che «le consulenze dell’accusa hanno violato il metodo scientifico», e che «con oggi muore la leggenda di Bibbiano e rinasce la verità di una comunità di professionisti che hanno voluto perseguire solo la protezione del minore».In realtà, il procedimento ordinario in corso a Reggio Emilia contro gli altri 17 imputati per i fatti di Bibbiano è ancora perfettamente in piedi. Sul banco dell’accusa siedono alcuni psicologi del centro Hansel e Gretel, tra i quali Nadia Bolognini, la moglie di Foti, e alcuni assistenti sociali a partire dall’ex responsabile del servizio, Federica Anghinolfi, e dal suo principale collaboratore, Francesco Monopoli. Sono accusati di reati in parte sovrapponibili a quelli di Foti, ma anche del tutto diversi: dai maltrattamenti dei minori alle lesioni gravi, dalla violenza privata alla tentata estorsione, dalla falsa testimonianza al peculato, dalla frode processuale al depistaggio, fino al falso in atto pubblico, alla truffa aggravata e all’abuso d’ufficio.Quanto all’abuso d’ufficio, un delitto sul quale da tempo si discute (il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e parte della maggioranza di centrodestra vorrebbero abolirlo), va detto che l’assoluzione in appello di Foti, in effetti, non ha negato l’esistenza del reato: s’è limitata a stabilire che lo psicologo non l’ha commesso. La contestazione, però, resta in piedi nei confronti del sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, e di altri imputati del procedimento ordinario, accusati di avere affidato il servizio di terapia minorile al centro Hansel e Gretel di Foti senza indire alcuna gara e questo malgrado l’importo (un valore «stimato oltre i 200.000 euro») oltrepassasse di cinque volte il tetto previsto dalla legge.Anche dopo l’assoluzione di Foti, comunque, al centro del procedimento contro gli altri 17 imputati resta il tema dei presunti allontanamenti illeciti dei bambini di Bibbiano. Ed è un dato di fatto incontrovertibile che, nei mesi successivi all’intervento della Procura di Reggio Emilia con l’inchiesta «Angeli e demoni», il Tribunale dei minori abbia deciso di restituire alle famiglie tutti e nove i bimbi che erano stati loro sottratti.Il procuratore generale di Bologna, Lucia Musti, ha dichiarato di voler attendere le motivazioni per decidere se fare ricorso in Cassazione contro l’assoluzione di Foti. Nel tribunale di Reggio Emilia, intanto, iniziano a girare voci non proprio positive sulla gestione dell’accusa nel procedimento d’appello contro lo psicologo. «Ho trovato molto curioso che, in un giudizio abbreviato, sia stato dato così tanto spazio a nuove e ulteriori perizie difensive», dice un avvocato. Altri si domandano quanto sia davvero convinta dell’accusa Lucia Musti che, nel 2018 - quando ancora era procuratore di Modena -, s’era espressa contro la revisione del controverso processo sui «Diavoli della Bassa», conclusosi vent’anni prima con l’allontanamento di una ventina di bambini dalle rispettive famiglie.Malgrado i concretissimi dubbi sollevati su quel procedimento dall’inchiesta giornalistica Veleno di Pablo Trincia, la Musti aveva sostenuto fosse «sbagliato rimestare una situazione che ha generato tanto dolore».
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