2023-09-30
Pure i docenti incitano gli alunni a marinare la scuola «per il clima»
Il gruppo dei «Teachers for future», formato da presidi e professori, applaude agli scioperi degli studenti contro il surriscaldamento e invita i colleghi a giustificare le assenze. Intanto, gli ecovandali bloccano ancora Roma.Si chiamano Teachers for Future ed è una costola del Friday for Future, l’organizzazione di studenti diffusa in tutto il mondo che segue l’esempio dell’attivista svedese Greta Thunberg, diventata famosa per saltare la scuola di venerdì con un cartello di protesta contro il cambiamento climatico. Greta non fa più notizia, ormai ha 20 anni e si sa che è stata costruita ad arte da due personaggi: Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra, e Al Gore, ex vicepresidente Usa e ambientalista da sempre, il primo come stratega finanziario, il secondo per la parte culturale e mediatica.Anche di Friday for Future se ne scrive da tempo e sappiamo che non è propriamente nato su spinta spontanea. Per rinfrescare la memoria va ricordato che è finanziata dai potenti miliardari del mondo, quasi sempre progressisti. Un’inchiesta del Washington examiner ha rivelato che il più grande finanziatore è il Climate Emergency Fund (Cef), ente di beneficenza con sede a Beverly Hills, legato alle celebrità di Hollywood e alle principali organizzazioni no-profit liberali che mirano a modellare l’agenda politica americana ed europea. Il Cef è stato fondato da Rory Kennedy, figlia del senatore Robert F. Kennedy, e Trevor Neilson, un investitore che ha lavorato per la Melinda&Gates Foundation. Il Climate Emergency Fund ha versato solo nel 2022 più di 5 milioni di dollari in sovvenzioni a 44 entità globali, ha formato 45.000 attivisti e generato oltre 24.000 «buoni risultati di stampa». Una macchina da guerra, ma questo è il quadro in cui si colloca anche l’organizzazione degli insegnanti: Teachers for Future. Sul sito italiano si definiscono così: «collettivo nazionale che include insegnanti, educatori, dirigenti scolastici e rettori, professori e ricercatori che aderiscono al Manifesto degli insegnanti per il futuro, pubblicato in occasione del primo sciopero globale per il clima. Il collettivo affianca e sostiene gli studenti che si mobilitano per chiedere un efficace contrasto ai cambiamenti climatici». Tra le attività principali ci sarebbe quella di convalidare le giustificazioni delle assenze per la partecipazione degli studenti alle mobilitazioni. Dei docenti quindi che dimenticano il loro ruolo di educatori per vestire quello degli attivisti prezzolati il quale scopo è quello di formare militanti, strumenti di un sistema quindi e non più normali studenti. Un’attività che si potrebbe definire al limite del sovversivo e di cui il ministero dell’Istruzione probabilmente dovrebbe venire a conoscenza. Il prossimo appuntamento fissato in agenda è per venerdì 6 ottobre, si chiama #ResistenzaClimatica di Fridays For Future e tornerà nelle principali piazze d’Italia con un grande sciopero. «Resistenza» e «collettivo», la natura politica di queste organizzazioni è chiara ed evidente, andrebbe però ricordato che gli scioperi li fanno i lavoratori, non gli studenti e il fatto che anche gli insegnanti, ovvero le persone che dovrebbero invogliarli a frequentare la scuola, li giustifichino dall’assenza per questo motivo è particolarmente grave. Tutto questo avviene in uno scenario in cui il tasso di abbandono scolastico rimane altissimo: nel 2022 l’Italia era quinta tra i Paesi Ue per abbandoni scolastici precoci. Per non parlare dell’ecoansia, un fenomeno di cui tutti sono venuti a conoscenza dopo l’episodio in cui il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin si commosse davanti a una ragazza in lacrime terrorizzato dal cambiamento climatico. Un fenomeno sempre più diffuso tra i giovanissimi ed è doveroso chiedersi se non derivi anche da una comunicazione troppo allarmistica sul tema. Sul sito di Friday for Future esiste una pagina dedicata proprio a quella che loro definiscono formazione. Un elenco di film, libri, podcast e articoli dai contenuti estremamente apprensivi e catastrofici. È giunto il momento di interrogarsi su questo: a cosa serve terrorizzare un’intera generazione? Nel frattempo gli scioperi e le manifestazioni vanno avanti davanti all’inerzia di autorità e istituzioni. Oltre al grande sciopero del 6 ottobre, ieri c’è stata una nuova protesta dei ragazzi di Ultima generazione: verso le 8:30 hanno bloccato la strada in via Appia a Roma impedendo il transito delle auto che dovevano recarsi, guarda caso, proprio al lavoro o a scuola. Ma loro, che ne sanno? Non lavorano e non vanno a lezione. «Qualcuno ha il coraggio di mettersi in strada a manifestare con tutti i rischi che comporta l’azione, - ha dichiarato uno dei partecipanti - Le persone sanno quali sono le conseguenze di investire nei combustibili fossili, sanno che il cambiamento climatico è distruttivo e reale. Quello che non sanno è che le cose possono andare diversamente. Sono convinti che il mondo sia questo ed è impossibile cambiarlo. Si sbagliano, è nostro diritto decidere». Come sempre ci sono stati momenti di tensione con i carabinieri che hanno invitato e poi trascinato di peso gli ambientalisti sul ciglio della strada in attesa di essere condotti in caserma per essere identificati e quindi denunciati. Sul posto anche il personale della Digos. Nessuno (questa volta) è rimasto ferito.