2019-02-16
Inps, Boeri da oggi va in pensione. Ecco chi si occuperà delle nostre
Scaduto da mezzanotte il bocconiano che remava contro i gialloblù. Si apre la lotta alla successione. Ipotesi ticket: Mauro Nori e Pasquale Tridico come vice. Senza intesa, arriverà un traghettatore. E l'ex presidente resterebbe in gioco. Tito Boeri da oggi è ufficialmente l'ex presidente dell'Inps. Non sappiamo se il professore bocconiano, 60 anni, abbia i titoli per aderire a quota 100, ma certamente dovrà portare via gli scatoloni dal suo ufficio romano al secondo piano di via Ciro il Grande all'Eur. Ieri era questa l'unica certezza. Infatti sul nome del successore si è aperta una partita tutta politica che sembra aver innescato l'ennesimo confronto tra 5 stelle e Lega, dopo il caso Diciotti, le autonomie e la Tav. I grillini, sin dall'inizio, puntavano forte su Pasquale Tridico, il papà del reddito di cittadinanza. Ma questo governo ha due creature, visto che c'è anche quota 100, e probabilmente la Lega non ha voluto che si facessero figli e figliastri. Per questo gli ha contrapposto un candidato di bandiera, Alberto Brambilla, ed è riuscita a far scendere le quotazioni di Tridico. Come abbiamo già scritto, i due firmatari del contratto di governo si erano accordati sul nome di Marina Calderone, che però sembra aver declinato l'offerta. In questa impolverata corsa coi sacchi ha iniziato a prendere quota il nome dell'ex dg dell'Inps, Mauro Nori, grande esperto dei meccanismi interni dell'istituto previdenziale, in quota «riserva tecnica». Ma anche sul suo nome non si deve essere trovata la quadra, dal momento che Boeri lo vede come il fumo negli occhi. E l'ex presidente pare trovare ancora sponde nell'ala sinistra dei 5 stelle. Eppure un gran numero di dipendenti dell'istituto vedrebbe la promozione dell'ex dg come un messaggio di concretezza, dopo tanti stop and go da parte della maggioranza. Un importante dirigente sintetizza questo sentimento: «L'Inps è una macchina complessa e Nori ne è un profondo conoscitore. Intorno al suo nome si compatterebbe l'ambiente». Chi conosce bene Nori ha una teoria: «Forse qualcuno ha paura che possa aprire, sapendo leggere le carte, troppi armadi». In questa guerra di veti incrociati, ieri pomeriggio, le varie anime del governo hanno intasato siti e agenzie di rumors (rigorosamente anonimi) come in una partita a scacchi, in cui i giocatori si pestano i piedi sotto il tavolo. Risultato: agenzie e quotidiani online hanno iniziato a ciclostilare indiscrezioni e a dare per certo il ticket Nori-Tridico, nelle vesti di presidente e vicepresidente. Un'ipotesi che il sottosegretario agli Affari regionali M5s, Stefano Buffagni, ha subito bocciato con un messaggino sui social: «Dopo il Fantacalcio... il FantaInps... notizia da pensionare». Ma perché a esporsi è stato un signore che con il ministero del Lavoro non c'entra nulla? Un caso? Nei corridoi dell'Inps i complottisti hanno cominciato a far circolare la voce che lo stesso Buffagni la settimana scorsa avrebbe incontrato un potente dirigente dell'Inps, il responsabile degli appalti, considerato vicino a Boeri. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega), ha pareggiato le dichiarazioni con un «ancora non abbiamo deciso niente». E con La Verità ha aggiunto: «È ancora presto. Il presidente dell'Inps verrà deciso lunedì o martedì». Nella giornata di ieri M5s e Lega hanno provato a trasformare l'impasse in una medaglia. Secondo le veline delle fonti governative, Tito Boeri è rimasto in sella sino all'ultimo giorno utile perché «il governo ha preferito non sollevare un polverone prima della scadenza, aspettando quella naturale, per poi avviare la riforma della governance dell'Inps, ripristinando il cda con 5 membri». Dalla Lega hanno puntualizzato che «qualunque altro governo Renzi non avrebbe avuto alcuna esitazione a far saltare (il presidente dell'Inps, ndr) con abbondante anticipo». A fine giornata si è iniziato a parlare persino di un commissario traghettatore «di basso profilo», il cui nome dovrebbe essere ratificato all'inizio della prossima settimana. Ma c'è chi ritiene questa ipotesi un sotterfugio: «L'operazione di basso profilo è voluta da Boeri che in questo modo riuscirebbe a mantenere i suoi uomini nei posti chiave», è stata l'interpretazione di una nostra autorevole fonte. I nomi dei presunti fedelissimi da preservare sono i soliti: Luciano Busacca, al vertice della segreteria unica tecnica normativa, Massimo Antichi del Centro studi, Vincenzo Caridi, ex vicedg dell'Inpdap e potente direttore della Centrale acquisti e appalti (l'uomo dell'incontro con Buffagni). Le schermaglie dietro alla nomina hanno portato a un unico risultato concreto: sono servite a evitare che il nome del nuovo presidente dell'Inps venisse annunciato ieri, mettendo in ombra la passerella di Boeri al Quirinale, dove ha ricevuto il commiato dal presidente, Sergio Mattarella. Ma se al professore bocconiano potrebbe non dispiacere, questo stallo messicano sta avvelenando il clima dentro all'Inps. Per esempio la dg Gabriella Di Michele comunica per corrispondenza con il suo braccio destro, il vice Vincenzo Damato, colpevole di aver risposto ad alcune domande del nostro giornale su un'inchiesta interna riguardante un presunto spionaggio ai danni di Nori e di un altro dirigente ritenuto vicino alla Lega. Nei giorni scorsi gli ha inviato una lettera riservata di poche e glaciali righe: «Con riferimento all'allegato articolo» della Verità «si chiede di relazionare (sic) alla scrivente sulle dichiarazioni asseritamente rilasciate dalla Signoria Vostra». Si dice che la stessa Di Michele il giorno della conferenza stampa di Matteo Salvini su quota 100 fosse a sciare. Leggenda o realtà, il fatto che la notizia circoli è la riprova che ai piani alti dell'istituto stanno volando i tagliacarte.