2023-09-07
Inflazione e green affossano il mattone anche in Francia
Oltralpe prezzo al metro quadro in picchiata: -8,6% e -8,1% a Bordeaux e a Lione, leggermente meglio a Parigi (-4,5%).Il valore delle case francesi continua a diminuire anche a causa delle nuove regole Ue sulla performance energetica. Nel giro di due o tre anni, i governi del primo e secondo mandato di Emmanuel Macron e numerose amministrazioni comunali hanno adottato politiche fiscali e immobiliari che hanno affossato il mattone. Certo, a livello nazionale, i prezzi di case e appartamenti si sono abbassati solo dello 0,4%, ma in certi comuni la riduzione è stata molto più importante. Secondo i dati pubblicati dal sito Meilleursagents.com -tra il 1° settembre 2023 e la stessa data di quest’anno - il calo del prezzo al metro quadro è stato più marcato a Bordeaux e a Lione (rispettivamente -8,6% e -8,1%). Le cose sono andate leggermente meglio a Nantes (-5,2%) e Parigi (-4,5%) ma bisogna considerare che, nella Ville Lumière, in tre anni si è assistito ad un vero e proprio crollo del mattone: -7,6% del prezzo al metro quadro. Certo, i prezzi nella capitale francese erano saliti alle stelle e superato la soglia dei 10.000 euro al metro quadro, soprattutto negli arrondissement centrali. In questo senso, si potrebbe dire che si sia verificata una correzione «fisiologica» del mercato. Il problema è che, a Parigi, la caduta dei prezzi immobiliari continua imperterrita anche a causa della manganellata fiscale inferta dal Comune. In effetti, il sindaco socialista Anne Hidalgo si è rimangiata una delle sue promesse di campagna, ovvero quella di «non aumentare i tassi delle imposte locali pagati» dai parigini. Visto il pessimo stato delle casse della capitale transalpina (circa 8 milioni di euro di debiti al 31 dicembre 2022), Hidalgo ha aumentato la taxe foncière, ovvero la tassa di proprietà sugli immobili, del 51,9%. Altre città - tra cui varie amministrate da partiti di sinistra - hanno disposto aumenti simili. È il caso di Grenoble, dove il sindaco ecologista Eric Piolle ha scelto di far crescere la tassa di proprietà del 32,1%. A Metz invece, il primo cittadino François Grosdidier sostenuto da una maggioranza eterogenea composta da partiti di destra moderata, centro e centro-sinistra, ha deciso un aumento dell’imposta del 21,4%. Di fronte a questi aumenti, molti proprietari non sono più in grado di far fronte ai costi e sono costretti a vendere il proprio bene immobiliare. Una conferma empirica di questa specie di spoliazione della proprietà privata di sovietica memoria, la si ha passeggiando tra le vie di Parigi. Sollevando lo sguardo verso le facciate di palazzi e condomini, si può facilmente notare la fioritura di annunci di vendita affissi a terrazzi e finestre. Oltre ad essersi ritrovati «cornuti» dall’aumento della tassa di proprietà, i parigini si sono stati anche «mazziati» dal tetto imposto, sempre da Hidalgo, al prezzo degli affitti. I proprietari della capitale francese che intendono affittare il proprio bene immobiliare, non possono infatti imporre un prezzo superiore ai 31,2 euro al metro quadro. Limiti simili agli affitti sono stati introdotti anche da altre città, il tutto per limitare gli abusi e facilitare la ricerca di un alloggio ai ceti meno abbienti. Questi nobili propositi però hanno però prodotto un effetto perverso. Come al solito, le giunte di sinistra hanno cercato di dipingere i proprietari come degli ingordi latifondisti. Ma, nella realtà, molte proprietà appartengono a famiglie della classe media che, magari dopo anni di sacrifici, si sono comprate un monolocale a Parigi per ottenere entrate supplementari. Molta di queste famiglie stanno ora riflettendo sulla possibilità di vendere i beni che permettevano loro non di nuotare nell’oro ma, di arrivare giusto un po’ più serenamente alla fine del mese. La vendita è un’opzione presa in considerazione da un numero crescente di proprietari immobiliari anche a causa delle norme Ue sulle performance energetiche di case e appartamenti. Secondo uno studio del ministero dell’Ecologia e della coesione territoriale, al primo gennaio dell’anno scorso, il 17% delle unità immobiliari francesi era da considerare come «colabrodo energetico» e, per questo, non più affittabile. In totale si trattava di circa 7 milioni di immobili eliminati dal mercato della locazione e pesantemente svalutati.Ma gli effetti perversi delle cattive scelte fatte, in ambito fiscale e immobiliare, dalle autorità locali e nazionali francesi sono stati amplificati anche dall’impennata del tasso di sconto deciso dalla Bce. Certo, Christine Lagarde doveva fare qualcosa contro l’inflazione ma, nel frattempo, milioni di potenziali acquirenti non hanno più potuto ottenere mutui. Qualcuno avrebbe anche voluto restare in affitto ma, «grazie» alle regole sulla performance energetica e al tetto sugli affitti, le offerte di case si sono fatte sempre più rare. Riassumendo la situazione, si potrebbe dire che ci hanno perso un po’ tutti a parte, forse, le casse di certi Comuni e alcuni sindaci che, una volta eletti, hanno fatto dei voltafaccia. Chissà se da questa progressiva depauperizzazione della classe media, i francesi, e magari anche gli italiani, sapranno trarre insegnamento in previsione delle prossime elezioni europee.
Bologna, i resti dell'Audi rubata sulla quale due ragazzi albanesi stavano fuggendo dalla Polizia (Ansa)
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)