2021-09-15
«Tutti zitti sugli infermieri vaccinati positivi»
Un'operatrice di Trento conferma: «Ad agosto c'è stato un focolaio in cui sono stati contagiati 4 pazienti e 7 colleghi che avevano ricevuto il farmaco. E hanno anche avuto sintomi». Il sindacato Nursing Up rincara: «Le aziende sanitarie non lo comunicano».Sempre più legali fanno sapere di non voler assistere chi, a vario titolo, contesta le norme su inoculazioni e green pass. Viene così meno un principio di giustizia che ha permesso persino ai nazisti di essere tutelati.Lo speciale contiene due articoli.Le notizie girano in una chat di medici e infermieri a livello nazionale, con informazioni molto tecniche e specialistiche. Uno degli ultimi messaggi, scritto da un'infermiera dell'Asl Roma 2, denuncia il fatto che «all'ospedale Sant'Eugenio i miei colleghi vaccinati sono tutti positivi. Non abbiamo trovato un giornalista che scrivesse la verità». Eccoci qui, invece, a cercare di capire e spiegare. La stessa situazione romana è stata riscontrata a Trento, all'ospedale di Tione. In questo caso è una infermiera non vaccinata, a parlare a ruota libera ma, precisa, «ho figli, sono divorziata, sono in crisi se mi tolgono il lavoro, sono in attesa di sospensione, per favore non citate il mio nome». Che accade? «Di Roma ho chiesto conferma sul gruppo. Una situazione del genere si è verificata il mese scorso nel mio ospedale quando ad agosto c'è stato un focolaio Covid dove sono stati contagiati quattro pazienti e sette operatori, tutti vaccinati». La situazione, quindi, nonostante i vaccini, resta preoccupante. «Hanno dato la colpa a un paziente non vaccinato, arrivato da una pneumologia di un altro ospedale con tampone negativo e negativo anche il tampone d'ingresso così come i due successivi, fatti ogni quattro giorni. Si è positivizzato all'ottavo, decimo giorno nel nostro ospedale. Il contagio è arrivato ad altri tre pazienti, vaccinati anche loro. I miei colleghi, intanto, a casa con sintomi, non asintomatici come dicono, tosse, febbre come una vera influenza. E non è vero che in una settimana guariscono». In pratica, il vaccino non li ha preservati. Il dubbio sorge spontaneo e immediatamente si pensa che ci si trovi di fronte a una no vax. «Assolutamente no. A maggio ho fatto il vaccino dell'antitetanica perché mi ero punta con una rosa, i miei bambini sono tutti vaccinati, hanno fatto perfino quello delle zecche che sono tre richiami». Tutti gli altri vaccini sì, ma contraria a quello anticovid. «Non è il solito vaccino, questo. Pretendo che un vaccino mi tuteli dall'infezione. È un anno e mezzo che lavoro nel reparto Covid, mi sono messa la tuta a marzo dell'anno scorso responsabilmente perché il mio dovere era quello di stare vicina ai paziente lasciati soli e non si sapeva ancora nulla di questo virus. E con a casa un padre malato, pluripatologico, tre figli minori ai quali ero terrorizzata di portare la malattia». Quindi una sensibilità e una dedizione al lavoro totali. «Non potevo fare altro, era giusto così. Bisogna stare molto attenti soprattutto con le persone più fragili. Per quanto riguarda i bambini, però, è una faccenda differente». Le reazioni dei medici? «Tranne qualche caso sporadico, non so se per paura o convenienza, nessuno si pone una domanda e un pensiero critico lo vedo in molto pochi. Con tanti si fa fatica a parlarne.»In compenso, il virus attacca quasi indisturbato. «Sì, c'è un altro focolaio al Santa Chiara, l'ospedale maggiore di Trento ma non so dirle di più». Nel vostro ospedale in quanti non siete vaccinati? «Venti/venticinque su un centinaio. Tra quelli che hanno fatto il Covid la raccomandata con cui si invita a vaccinarsi entro l'anno non è ancora arrivata. Noi l'abbiamo già ricevuta». Chi non si vaccina rischia il posto di lavoro. «Non so come si metteranno le cose. Nell'immediato c'è la sospensione. Noi siamo azienda sanitaria e quindi la legge ha previsto questo fino a dicembre. Spero non procedano con un licenziamento, non posso permettermelo, dovrei cedere. Alcuni l'hanno già fatto, hanno il mutuo da pagare». In tanti hanno abbassato la guardia. «Lo vedo nell'utenza. Le mascherine non sono mai sistemate nel modo corretto. Li riprendo e mi rispondono “ma tanto sono vaccinato". Hanno creato questo effetto di falsa sicurezza specialmente tra gli anziani che quest'anno si sentono più rilassati, sbagliando». Intanto, nella centrale operativa del 118 di Palermo «15 infermieri sono risultati positivi ai test Covid», spiega Gioacchino Zarbo referente per la Sicilia del Nursing Up, il sindacato degli infermieri, «e si vocifera che alcuni di loro abbiano contagiato anche i famigliari. Lo abbiamo saputo dai giornali, nessuno ci ha informati. Gli infermieri, nonostante abbiano eseguito da tempo la seconda dose, si contagiano». Le difficoltà diventano insormontabili senza quelle figure insostituibili degli infermieri. «La situazione è sempre più grave e le aziende sanitarie stanno sempre più zitte», precisa Alfredo Iannaccone di Nursing Up, «quello che riusciamo a sapere ci arriva quasi per caso. A Palermo gli operatori sono vaccinati, significa che se vaccinati a febbraio, ora l'immunità non c'è più. La cosa grave, e che bisogna sottolineare, è che l'Aifa si è affrettata per l'ok per la terza dose ai soggetti fragili ottantenni però sugli infermieri e medici s'è data possibilista, dicendo “analizziamo caso per caso, se state poco bene, vediamo". Non funziona così».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/infermieri-vaccinati-positivi-2655026955.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="difendo-stupratori-ma-no-vax-mai-cosi-gli-avvocati-uccidono-il-diritto" data-post-id="2655026955" data-published-at="1631690824" data-use-pagination="False"> «Difendo stupratori, ma no vax mai». Così gli avvocati uccidono il diritto Federica Eminente è un'avvocatessa del foro di La Spezia. È di famiglia ebrea. Vent'anni fa il destino le giocò uno strano scherzo: il tribunale l'assegnò come difensore d'ufficio di un criminale nazista, Heinrich Sonntag, accusato con altri 9 gerarchi tedeschi dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema compiuto il 12 agosto 1944. Sonntag non trovava un legale che si sobbarcasse quel compito e per caso trovò lei. Uno dopo l'altro, i colleghi dell'avvocato Eminente individuati in precedenza avevano rifiutato di assumere l'incarico per tenersi la coscienza pulita. Lei no. Ma la sua coscienza restò immacolata. «Una scelta professionalmente banale», spiegò all'epoca, perché ogni imputato ha diritto a un avvocato difensore e il «popolo italiano» in nome del quale si celebrano i processi ha diritto a una giustizia giusta. Aveva le lacrime agli occhi l'avvocato Eminente quando, al termine dell'arringa, davanti ad alcuni superstiti e molti familiari delle vittime, chiese l'assoluzione per Sonntag per insufficienza di prove. La sua scelta fu giudicata «un atto di alto profilo civile e morale» da Moni Ovadia, attore e regista ebreo. Sonntag fu poi condannato all'ergastolo fino in Cassazione. Anche le Ss hanno diritto a un legale, come li ebbero Goering, Ribbentrop e altri 20 criminali nazisti al processo di Norimberga. Ma oggi molti avvocati vorrebbero negare questo diritto ai no vax. È la nuova frontiera della demonizzazione verso i lavoratori che, nel loro diritto, si ribellano all'obbligo vaccinale e ricorrere contro le sospensioni dal lavoro inflitte loro. Si arrangino: è questo che pensa, per esempio, l'avvocato Stefano Giampietro, 52 anni, di Trento. Giampietro è un giuslavorista che in passato ha assistito molti lavoratori in cause che li contrapponevano ai loro capi e ha fama di uno che non molla. Ma il personale sanitario e gli insegnanti che rifiutano il siero come clienti non li vuole. «È una scelta di coscienza davanti alle numerosissime richieste giuntemi in questo senso», ha spiegato. «Dal mio punto di vista, il bene comune prevale sul bene singolo». Giampietro elenca decine di sentenze di tribunali e Tar che hanno rigettato ricorsi contro l'obbligo vaccinale, compresa la Corte di giustizia europea e la Corte europea dei diritti dell'uomo. L'avvocato, insomma, si è trasformato in giudice. Una toga vale l'altra. Altro che separazione delle carriere: per lui non vale neppure la separazione delle professioni. Giampietro ha già sentenziato come andranno le cose. Il verdetto non va pronunciato da una corte ma dal suo studio legale. Per lui i fascicoli dei no vax e dei no green pass sono spazzatura che non merita il suo tempo prezioso: «Faccio l'avvocato da vent'anni, cause perse non ne ho mai seguite e non intendo farlo ora», ha detto. Fosse dipeso da lui, il processo a Sonntag non si sarebbe potuto celebrare visto che l'imputato sarebbe rimasto privo di difesa. O comunque, poiché la sentenza di condanna era già scritta, sarebbe stato meglio dedicarsi a qualcosa di più profittevole. L'avvocato trentino rivela che molti altri suoi colleghi optano per la stessa scelta «no no vax». Come Francesco Gatti, uno dei legali più in vista di Perugia, tra l'altro presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Post (Perugia officina per la scienza e la tecnologia). «Per la prima volta nella mia vita professionale», ha annunciato Gatti sul suo profilo Facebook, «non ho difeso una persona: un sanitario di un'azienda ospedaliera che non intende vaccinarsi». Un criminale con i fiocchi, un indifendibile. Eppure l'avvocato non si è mai tirato indietro: «Ho difeso criminali di ogni tipo», ammette. «Assassini, inquinatori, stupratori, stalker, politici corrotti e ho sempre tutelato tutti impegnandomi al massimo senza mai battere ciglio perché credo molto nel diritto di difesa. Ma questa volta quando mi è arrivata la mail proprio non ce l'ho fatta». Quindi un no vax è peggio dei peggiori criminali e merita di marcire senza tutele davanti a un giudice. Questo è il ragionamento dell'avvocato Gatti: «Lo stupratore risponde della sua condotta nel suo “grande ma piccolo caso". Magari anche quello dell'inquinatore, per quanto spregevole, è un comportamento che ha un confine geografico e sociale. Il “no vax" invece risponde della sua condotta anche nella coscienza collettiva; agisce secondo un'idea sua, che io non condivido, ma ha un risvolto generale. Nella Costituzione c'è scritto che abbiamo il dovere di solidarietà. Lo dice la morale e lo dice la scienza». Roberto Burioni, il virologo preferito da Fabio Fazio, su Facebook ha messo all'indice il post di un'avvocatessa che aveva annunciato di voler difendere «tutti i cittadini (inclusi medici e infermieri) che non si vorranno sottoporre alla terapia genetica sperimentale che viene “venduta" alla popolazione come un vaccino». «La libertà è un'altra cosa», ha sentenziato Burioni nel commento aizzando una serie di insulti contro gli avvocati colpevoli di fare il proprio mestiere, cioè rappresentare gli interessi di qualcuno. «Mi vergogno di appartenere alla categoria», scrive un'avvocatessa che segue Burioni. «Mi domando perché il consiglio dell'ordine non ha ancora provveduto alla radiazione», aggiunge un collega. «La facoltà di giurisprudenza è frequentata al 90% da gente che odia la matematica e le conseguenze mi sembrano evidenti», chiosa un'altra follower. E giù offese una dietro l'altra. Perché la legge non è più uguale per tutti.