2024-05-12
La Schlein sbraita invece di fare il repulisti
Elly Schlein (Imagoeconomica)
Il segretario del Pd attacca Toti ma tace sulle carte che svelano rapporti e intrecci «pericolosi» nel suo partito a livello locale. E non osa chiedere le dimissioni dei cacicchi genovesi. Un altro segno della sua leadership traballante e delle faide interne.Mentre tutti gli occhi sono puntati su Giovanni Toti, su quel che ha fatto e su quanto farà, nessuno pare prestare attenzione al resto, che non è affatto secondario. Anzi, forse è il centro del problema: ovvero il ruolo del Pd e dei suoi dirigenti nelle questioni portuali di Genova. Ieri abbiamo rivelato un gustoso episodio, raccontato da un giornale online locale qualche anno fa, che riguarda Claudio Burlando, ex ministro del governo D’Alema ed ex governatore della Liguria, vero uomo forte del Pd ligure prima di finire fuori strada per aver imboccato contromano uno svincolo autostradale. Nell’ottobre di tre anni fa, il fu presidente ligure, insieme con alcuni esponenti dello stato maggiore del Pd, salì a bordo dello yacht di Aldo Spinelli, per quella che venne definita una lasagnata radical chic. Secondo il magazine digitale, argomento da discutere sul panfilo dell’imprenditore sotto accusa per aver finanziato il comitato elettorale di Giovanni Toti, era il voto per il sindaco di Genova. In realtà, sulla barca si parlò di tutt’altro, ovvero degli affari portuali dello stesso Spinelli il quale, essendo da sempre vicino al Pd, riunì i dirigenti del partito probabilmente per fare pressione sullo stesso governatore. La nostra non è un’ipotesi campata per aria, ma la logica conclusione a cui si arriva leggendo le carte dell’inchiesta della Procura di Genova.Il pranzo sullo yacht Leila 2 è documentato nei minimi particolari negli atti giudiziari, addirittura con le fotografie dell’incontro. Le telecamere infatti riprendono la processione di Burlando e compagni mentre si avvia alla riunione con Spinelli e il figlio. E che cosa vanno a fare l’ex governatore e i dirigenti del Pd sul cabinato del terminalista più potente e discusso della Liguria? Semplice: a discutere della proroga della concessione del cosiddetto terminal rinfuse. L’incontro però non serve a far saltare l’operazione, semmai ad accelerarla. Lo si legge a pagina 250 dell’enorme fascicolo d’indagine, laddove gli inquirenti spiegano che il progetto per allungare la concessione finisce in una fase di stallo e allora Spinelli e il figlio danno appuntamento a Burlando e compagni sulla loro barca al «fine di fare pressione su Toti» dandogli una sveglia. Infatti, secondo lo stesso Spinelli, sarebbe stato proprio qualche esponente del Pd a far filtrare la notizia dell’incontro, spifferando la faccenda ai giornalisti, al fine di far capire a Toti che altri avrebbero potuto essere interessati. Del resto, le conversazioni captate dalle Fiamme gialle non lasciano dubbi: a sinistra non avevano alcuna intenzione di mettere i bastoni fra le ruote al terminalista di fiducia.Strano, no? Apparentemente, il Pd dovrebbe stare all’opposizione ed essere contrario ai progetti che riguardano il porto. In realtà, leggendo la documentazione racconta dalla Guardia di finanza si capisce che il Partito democratico è dentro fino al collo. Non solo perché Spinelli si dichiara da sempre vicino al partito, ma perché gran parte delle persone indagate sono legate ai vertici della succursale ligure di Largo del Nazareno. Prendiamo Mauro Vianello, altro imprenditore finito al centro dell’inchiesta. Secondo Paolo Emilio Signorini, è lui che comanda nel Pd. Un’esagerazione? Non sembrerebbe, visto che tra i diversi omissis apposti agli atti d’indagine spunta la seguente sintesi: «Parlano del fatto che Mauro Vianello avrebbe avvisato Marco Bucci (sindaco di Genova, esponente vicino a Toti, ndr) del fatto che qualora Paolo Emilio Signorini non fosse stato assegnato a Iren, allora il sindaco di Genova avrebbe avuto problemi con il Pd per tutto il suo mandato». Insomma, anche l’ex presidente dell’Autorità portuale, colui che Spinelli avrebbe finanziato pagandogli i soggiorni in hotel a Montecarlo e rifornendolo di bracciali Cartier e borse Chanel affinché sostenesse le sue ragioni, era uomo del Pd tanto che Vianello, colui che sarebbe il vero padrone del partito, avrebbe minacciato Bucci di rendergli la vita difficile qualora non fosse stato nominato amministratore delegato della multiutility di cui il Comune di Genova è azionista.Ma ora che l’affare è finito sui giornali e Giovanni Toti agli arresti, il partito grida allo scandalo e chiede le dimissioni del governatore. Ma se Elly Schlein non fosse condizionata dalle correnti e dal partito degli affari che da sempre comanda a sinistra (ricordate la frase di Guido Rossi quando D’Alema era premier? «Palazzo Chigi è l’unica merchant bank dove non si parla inglese»), oggi non chiederebbe le dimissioni del governatore, ma commissarierebbe la federazione di Genova, chiedendo le dimissioni di tutti i vertici. Ma forse è chiedere troppo a una segretaria che i suoi vorrebbero cacciare.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.