2023-01-10
Inascoltato l’appello al Colle sulle nomine Pd
(Antonio Masiello/Getty Images)
Come ha rivelato La Verità, a Camere sciolte il governo Draghi ha assegnato 82 incarichi. Ad agosto un’interrogazione di Fdi diretta al premier chiese anche a Sergio Mattarella di intervenire. Risultato: Palazzo Chigi non rispose. E il Quirinale rimase fermo.Tra luglio e i primi di ottobre, a Camere sciolte, il governo ha fissato ben 82 nomine. Una parte di queste di natura prettamente fiduciaria e per di più di difficile modifica. Per capirsi, gli incarichi affidati dai ministri Dario Franceschini, Andrea Orlando e Roberto Speranza non saranno semplici da smontare perché non finiscono sotto la voce dello spoils system. Eppure a fine luglio, come abbiamo avuto modo di scrivere, una circolare a firma Roberto Garofoli prevedeva che i ministeri operassero solo ai fini degli affari correnti e non si prodigassero in nomine. Tanto che ad agosto dopo una serie di articoli de La Verità, Fratelli d’Italia intervenne con una interrogazione diretta alla presidenza del Consiglio contenente, per di più, un appello a Sergio Mattarella. «Come apparso sulla stampa, il 12 luglio 2022 un decreto del presidente del consiglio Ordinamento delle strutture generali della presidenza del Consiglio, ha formalizzato l’organizzazione di un ufficio per le politiche aerospaziali, eludendo la creazione del Dipartimento che non poteva realizzarsi in regime di normale amministrazione», si legge nel testo a firma di Federico Mollicone, testo che poi prosegue puntando il dito sulla nomina della direttrice per le Politiche aerospaziali. Il responsabile cultura e innovazione di Fratelli d’Italia già lo scorso agosto si appellava al presidente della Repubblica anche per le mosse di Dario Franceschini ai Beni culturali. «Il Quirinale verifichi la legittimità di questi atti. Come hanno denunciato le organizzazioni sindacali, lo schema di decreto di ripartizione delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale del ministero della Cultura è stato inviato il 12 agosto, in pieno periodo feriale, con solo 7 giorni di tempo per osservazioni e oltre 300 istituti da verificare, con numerosi errori sulle tabelle. Lo schema determina le 18.854 unità di personale di personale dirigenziale, i 192 dirigenti di II fascia e 27 dirigenti di I fascia, andando di fatto a definire l’organizzazione degli istituti stessi andando ben oltre il disbrigo degli affari correnti, persino eliminando 21 unità di personale di vigilanza agli Uffizi, necessarie per l’apertura del bene», proseguiva Mollicone. Agli atti formali firmati ad agosto e depositati poco dopo a settembre il governo non ha mai risposto. Nonostante in quei giorni sui giornali uscissero veline atte a descrivere l’irritazione di Mario Draghi di fronte alle nomine della sinistra.Alla faccia dell’irritazione, l’infornata è proseguita, come ha segnalato ieri La Verità. Descrivendo non solo le 82 nomine ministeriali ma anche tutte le altre assunzioni collegate al dipartimento dell’Innovazione gestito fino a poco fa proprio da Vittorio Colao. Nemmeno Mattarella è intervenuto. Non ci risulta abbia mai risposto all’onorevole Mollicone, né sia intervenuto con la sua classica moral suasion. E ciò è facilmente deducibile dal fatto che la lista è andata via via allungandosi. A questo punto vale la pena interrogarsi sulla possibilità di intervenire ex post, soprattutto sulle nomine della filiera Colao. Al governo servirà anche tenere presente che ci sono altre filiere che il Pd ha deciso di presidiare con precisione scientifica. Ad esempio il nuovo comitato del golden power. Il 13 luglio la commissione competente aveva escluso tutte le candidature dei dirigenti di prima e seconda fascia, ritenendo che nessuno avesse i requisiti per l’incarico. A quel punto rimaneva in pista solo Bernardo Argiolas. Sostenuto dall’ex presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, e dal giurista Sabino Cassese, vicino agli ambienti del Partito democratico, è infatti diventato il titolare della scrivania su cui passeranno parte delle decisioni di politica estera in ambito industriale. E non è una cosa da poco. D’altronde l’esecutivo Draghi in varie circostanze ha dimostrato di pendere molto più a sinistra che a destra. Fece scalpore l’allontanamento di Carlo Stagnaro e di Riccardo Puglisi, consulenti economici, su pressione di altri economisti d’area dem e con l’avallo del vice segretario Pd Peppe Provenzano. Non era certo un motivo di budget. Rimasero infatti al loro posto altre figure remunerate. È il caso di Pier Camillo Falasca (190.000 euro per l’intero incarico) o di Elena Granata e Francesco Rampa, entrambi del Politecnico. Insomma, al di là dei nomi, la sinistra ha dimostrato di saperci fare nel riempire caselle ben più che a cercare voti lungo i collegi elettorali della penisola. Il tema del riordino dei poteri si impone al di là dello spoils system (regolato tra l’altro da una norma che porta il timbro di Franco Bassanini) proprio perché le nomine fiduciarie tendono a ingolfare l’attività dei governi successivi. Di solito tali figure rispondono a chi li ha promossi per la prima volta e anche se confermati mantengono la riconoscenza iniziale.
La gentrificazione - cioè l’esproprio degli spazi identitari, relazionali e storici - quelli che Marc Augé ci consegna come i luoghi in opposizione ai non luoghi ha fatto sì che i ristoranti assumano sempre di più desolatamente le sembianze dello spaccio di calorie non obbedendo più a quella cucina urbana che è stata grandissima anche nelle case borghesi dall’Artusi in avanti.