
La candidata del centrodestra alla guida della Regione: «La mia terra deve risorgere e per ripartire bisogna rompere il sistema di potere della sinistra che paralizza tutto».Si va da Orvieto a Umbertide. L'unico tempo che si può rubare a una campagna elettorale è fare un pezzo di strada insieme. In macchina con Donatella Tesei, candidata del centrodestra «finalmente» unito alla presidenza della Regione Umbria dove si vota domenica 27 ottobre e dove dopo 50 anni potrebbe cadere il governo della sinistra. Stanca? «E come potrei non esserlo? Ma determinata». Si pigliano piano le curve contornando il lago di Corbara. «Vede com'è l'Umbria? Sembra che tutto sia a portata di mano e invece è grande, è magnifica, ma ha un'estrema necessità di rinascita. Anche per quel che riguarda le strade, i collegamenti: dobbiamo farla ripartire questa terra mia». Il paesaggio è mosso e pare pittato dal Perugino, il tramonto incendia il lago, poi più avanti ecco Todi. È la citta - bellissima come tutti i borghi dell'Umbria e purtroppo un po' fané come gran parte dell'Umbria - del presidente uscente della giunta regionale, Catiuscia Marini (Pd). L'hanno fatta dimettere per lo scandalo dei concorsi truccati nella sanità. Lo hanno scoperchiato i 5 stelle che ora sono alleati con il Pd: «Una cosa contro natura». Ma per una donna che ha lasciato la guida della Regione, un'altra donna aspira a prenderlo. «È un vanto per l'Umbria: le donne qui contano. È un segno della nostra civiltà. Le sorti delle famiglie le hanno sempre rette le donne, e anche le sorti della famiglia pubblica meritano la stessa cura. Da avvocato, dico che la mia prima cura sarà gestire la Regione con la diligenza, l'affetto e la dedizione della buona madre di famiglia. All'umbra!». Sulla superstrada, i lavori di asfaltatura sono eterni. Sono appena 105 chilometri dalla città della rupe, bellissima, alla città-officina affacciata sul Tevere ma ci vorranno quasi due ore. Donatella Tesei è come sospesa in contemplazione. «Vede che infinita bellezza? E che infinito bisogno c'è di farla risorgere? Cantieri che non finiscono mai, programmazioni inesistenti, una ricchezza dispersa. Questa Regione ha bisogno di una scossa». E lei vuole dargliela. «L'ho detto fin dall'inizio: lo faccio per il bene dell'Umbria. Quando Matteo Salvini insisteva perché accettassi la candidatura è riuscito a convincermi solo quando ha detto: assumi la difesa della tua gente. Lì mi ha punta sul vivo».Mille volte ha assunto da avvocato la difesa anche degli ultimi. Donatella Tesei ha una storia personale che spiega perché è così immediata, spontanea eppure misurata. Anche ora, che la campagna elettorale potrebbe «spettinarla», ha il suo caschetto ordinato, un filo di trucco, l'eterno foulard al collo. «Sa come diceva mia mamma? Quando si sta al pubblico bisogna essere gentili anche nell'aspetto. Loro erano commercianti e mi hanno insegnato a stringere la mano, a dire buongiorno e buonasera, a promettere quello che si può mantenere altrimenti perdi la fiducia, e a guardare dritto negli occhi». Ha studiato giurisprudenza a Perugia, poi carriera forense fino alla Cassazione. Due figli, un amore infinito per la sua Montefalco. Volontariato tanto, passioni altrettante: la cultura e la pittura in particolare, la storia, la buona tavola, il vino come prodotto di fatica e d'ingegno. «Ho anche provato a giudicare quando ho fatto il pretore onorario. È difficile: lì impari a stare in ascolto, a esercitare l'equilibrio. E a sapere che ogni vita è una storia a sé». Poi la decisione di provare a cambiare le cose. La prima volta eletta sindaco a sorpresa a Montefalco, dove la sinistra aveva governato ininterrottamente dal dopoguerra. La riconferma, 5 anni dopo, ma raddoppiando i voti: un plebiscito.Com'è stato possibile?«Grazie ai miei concittadini. Hanno scommesso su Montefalco. Siamo diventati un esempio di città dove arte, vino, paesaggio, qualità della vita sono valore condiviso. Si è incrementato il senso di appartenenza, abbiamo declinato il nostro operare non in termini di rivalità, e in Umbria purtroppo capita un po' troppo spesso, ma di comunità. E sarà la cifra del mio operare in Regione se gli umbri vorranno che sia io a guidarla».Poi è arrivata l'elezione a senatrice e la presidenza della Commissione difesa del Senato.«Ma adesso devo pensare all'Umbria». Come? «Con la determinazione di cambiare, con l'urgenza di rilanciare questa terra, con l'ambizione di dare un futuro ai nostri ragazzi. E lo dico da mamma. Perché i miei figli, i nostri figli, non hanno diritto a immaginarsi un futuro migliore del nostro?».Quali sono i cinque punti qualificanti per rilanciare l'Umbria?«Dobbiamo far ripartire l'economia. Siamo scivolati agli ultimi posti. Ho proposto agli umbri un vero patto per lo sviluppo che significa più infrastrutture, rilanciare l'alta velocità e le infrastrutture immateriali. Dobbiamo evitare l'isolamento dei Comuni montani e lo spopolamento, dobbiamo insistere sulla creazione di valore attraverso il rapporto impresa-università per la ricerca. Non è pensabile che le nostre strade siano lasciate a metà, che l'aeroporto di Perugia non abbia un piano di sviluppo, che Internet non sia accessibile a tutti. E poi c'è la vocazione turistica dell'Umbria: anche lì siamo rimasti indietro. Bisogna valorizzare il patrimonio culturale e quello naturale. E bisogna internazionalizzare l'economia. E poi c'è il tema della ricostruzione del terremoto. Bisogna accelerare. Siamo rimasti ibernati».A proposito di terremoto: lei è convinta che il suo avversario, Vincenzo Bianconi, abbia un conflitto d'interessi sulla ricostruzione?«Bianconi è un imprenditore turistico e io lo rispetto come rispetto tutti gli imprenditori. Sarà lui a decidere se e in che misura c'è un conflitto d'interessi. Certo io non ne faccio argomento di campagna elettorale. Cominciamo a dire anche in Umbria che senza impresa non si va da nessuna parte. Le polemiche a me non interessano. Io ho le mie idee sull'Umbria, lui le sue. Certo fa un po' specie vederlo con il Pd e i 5 stelle, ma è una sua scelta…».Si aspettava che si mettessero insieme?«È un'unione contro natura! Trasformare l'Umbria nel luogo del patto scellerato, mentre questa regione ha bisogno di rinascere in fretta, mi pare un esercizio a dir poco cinico. Io giro per l'Umbria e non mi pare che tra la base dei 5 stelle e quella del Pd ci sia non dico una sintonia, ma almeno qualche punto in comune. Hanno fatto l'ennesima intesa di palazzo senza tener conto del popolo».Contro di lei però la polemica c'è stata: l'accusano di voler aprire la sanità ai privati e la criticano anche per il bilancio di Montefalco…«Su Montefalco ho già detto che non c'è alcun buco milionario e vorrei che l'Umbria avesse conosciuto lo stesso sviluppo che ha avuto Montefalco in questi anni. Sulla sanità ribadisco: deve restare pubblica e non si discute. Se però ci sono forme di collaborazione pubblico-privato, peraltro già in essere, che servono a migliorare e rendere più efficiente il servizio ai cittadini, vanno sperimentate. Ma è singolare che il Pd, colpito dall'inchiesta sulla sanità, e i 5 stelle, che quell'inchiesta hanno innescata, oggi stiano insieme come nulla fosse e facciano polemica con me sulla sanità. Al contrario del passato, anche nella sanità, il mio criterio di governo della Regione sarà esclusivamente il merito. Non mi interessano le appartenenze né le convenienze. I concorsi si vincono per merito. Questo deve essere chiaro a tuti e su questo io non faccio sconti. È così che dico ai miei ragazzi: il futuro è possibile».Lei potrebbe essere la donna che rompe l'egemonia della sinistra in Umbria dopo mezzo secolo. Che effetto le fa?«Rompere quel sistema è un'urgenza per far ripartire l'Umbria. Se anche il capolista del Pd ammette che da 14 anni l'economia dell'Umbria è ferma, servirà un cambiamento o no? Per farlo bisogna eliminare la burocrazia, sbloccare gli investimenti pubblici e favorire quelli privati, puntare sulla formazione, ma va liberata la società dal sistema di potere che l'ha ingessata per tutto questo tempo. Poi le etichette che mi danno non mi interessano».Però lei sa che queste elezioni in Umbria hanno un valore nazionale…«Sarebbe sciocco negarlo. Ma prima di tutto hanno valore per noi. Tutti parlano della centralità di questo test elettorale. Io penso invece a restituire centralità all'Umbria nello sviluppo dell'Italia. Voglio rimettere l'Umbria al centro».Ha già colto un risultato: ha riunito il centrodestra. Un miracolo?«Non esageriamo, nella terra di San Francesco la spiritualità è un valore vero! Semplicemente abbiamo idee comuni, abbiamo lo stesso obbiettivo che è restituire agli umbri le scelte sul loro futuro ed è stato semplicissimo trovare un'intesa. Il nostro programma di governo è basato sull'ascolto. Io ho intenzione di rendere protagonista la società, le categorie economiche, il popolo. Non abbiamo bisogno di accordi contro qualcuno fatti a tavolino, noi lavoriamo insieme per gli umbri.»I sondaggi la danno in vantaggio. Che sensazione ha e dove aspetterà i risultati?«I sondaggi non sono il verbo. La sensazione è che le persone hanno grande attenzione alle nostre proposte. Il complimento più bello me l'ha fatto una nonna a Foligno: a Donate', se capisce quello che dici e se capisce che ce metti lo core. Dove aspetterò i risultati non l'ho ancora deciso, mi concentro nell'impegno per gli ultimi giorni di campagna elettorale. Ma so con chi li aspetterò: con i miei figli, i miei affetti, la mia gente. Che è la gente dell'Umbria!».Siamo a Umbertide. E la sua gente circonda Donatella, aspettano il cambiamento.
Ansa
Gli obiettivi imposti sono rifiutati perché deleteri e insostenibili. Farebbero meglio a seguire i consigli di Bill Gates.
L’appuntamento è fisso e il corollario di allarmi sulla imminente fine del mondo arriva puntuale. Alla vigilia della Cop30 - la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre - il fronte allarmista globale ha rinnovato il coro catastrofico con la pubblicazione di due rapporti cruciali. L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha diffuso il suo State of the Global Climate Update 2025, mentre l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha pubblicato il suo Climate Action Monitor 2025.
2025-11-07
Dimmi La Verità | Giovanni Maiorano (Fdi): «Una proposta di legge a tutela delle forze dell'ordine»
Ecco #DimmiLaVerità del 7 novembre 2025. Il deputato di Fdi Giovanni Maiorano illustra una proposta di legge a tutela delle forze dell'ordine.
Il governatore: «Milano-Cortina 2026 sarà un laboratorio di metodo. Dalle Olimpiadi eredità durature per i territori».
«Ci siamo. Anzi, ghe sem, come si dice da queste parti». Con queste parole il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha aperto l’evento La Lombardia al centro della sfida olimpica, organizzato oggi a Palazzo Lombardia per fare il punto sulla corsa verso i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
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Francesco Zambon (Getty Images)
Audito dalla commissione Covid Zambon, ex funzionario dell’agenzia Onu. Dalle email prodotte emerge come il suo rapporto, critico sulle misure italiane, sia stato censurato per volontà politica, onde evitare di perdere fondi per la sede veneziana dell’Organizzazione.
Riavvolgere il nastro e rivedere il film della pandemia a ritroso può essere molto doloroso. Soprattutto se si passano al setaccio i documenti esplosivi portati ieri in commissione Covid da Francesco Zambon, oggi dirigente medico e, ai tempi tragici della pandemia, ufficiale tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Di tutte le clamorose notizie diffusamente documentate in audizione, ne balzano agli occhi due: la prima è che, mentre gli italiani morivano in casa con il paracetamolo o negli ospedali nonostante i ventilatori, il governo dell’epoca guidato da Giuseppe Conte (M5s) e il ministro della salute Roberto Speranza (Pd) trovavano il tempo di preoccuparsi che la reputazione del governo, messa in cattiva luce da un rapporto redatto da Zambon, non venisse offuscata, al punto che ne ottennero il ritiro. La seconda terribile evidenza è che la priorità dell’Oms in pandemia sembrava proprio quella di garantirsi i finanziamenti.






