2023-07-24
In Spagna vince il Pp. Ma per governare avrà bisogno di Vox
Socialisti battuti, Alberto Nunez Feijóo conquista il Paese. Santiago Abascal sotto le attese però secondo gli exit poll i numeri per la maggioranza ci sarebbero.Vince nettamente il Pp di Alberto Nunez Feijòo, è sconfitto Pedro Sanchez capo del governo dimissionario e del Partito socialista. Per i giornali spagnoli dalle prime proiezioni l’esito del voto nonostante ci sia una certa differenza tra i diversi exit poll (quelli della tv pubblica comme d’abitudine sono meno sfavorevoli a chi ha comandato finora, a conferma che tutto il mondo è paese) è chiaro: «La Spagna seppellisce il sanchismo. Feijoo governerà, ma avrà bisogno dell’appoggio di Vox». Sanchez ha sfidato le urne dopo la batosta delle amministrative nella primavera scorsa convocando con cinque mesi di anticipo le elezioni politiche nel giorno più caldo dell’anno e ha perso: dei 37,4 milioni di elettori ha votato il 53,01 % (dato delle 18 di ieri) con un calo del 3,4% - ci sono però 2,9 milioni di voti espressi per posta - e non c’è stato dunque l’effetto mobilitazione contro il pericolo della destra invocato dal premier iberico. Solo il 28 luglio, venerdì, si conoscerà il voto degli spagnoli all’estero per avere il quadro completo dei risultati. Una cosa è certa: si chiude l’era della sinistra al potere a Madrid, anche il rassemblement gauchista messo insieme da Yolanda Diaz, la ministra del lavoro uscente non ha sfondato: è il quarto partito e prende il 12,3% tra i 26 e 30 seggi, che sono meno di quelli che aveva Podemos che ha puntellato fino a ieri la maggioranza di Sanchez. Si rianimano i partiti locali - a loro andrebbero complessivamente una cinquantina di seggi - alcuni dei quali separatisti anche se in Catalogna (Barcellona) è crollata l’affluenza alle urne di oltre 12 punti, e la Spagna che gestisce il semestre di presidenza europea in cui si deve discutere il nuovo patto di stabilità - è in cima alle preoccupazione di una claudicante Germania dove il governo socialdemocratici-verdi-liberali scricchiola pericolosamente - diventa in Europa un gigantesco problema per la fu maggioranza Ursula. Stando agli exit poll e ai primi voti scrutinati i Popolari avrebbero - è l’ultima rilevazione de El Debate con metodologia Target Point - tra i 153 e 158 seggi con il 37,5 % dei voti quasi il doppio del 20,9 per cento pari a 89 seggi conquistati nel 2019. Alberto Nunez Feijòo avrà comunque bisogno di allearsi con Vox di Santiago Abascal che ha perso il 4,1% dei voti rispetto alle precedenti politiche, ma comunque porta alle Cortes dove la maggioranza richiesta è di 176 voti una trentina di deputati. Vox comunque è il terzo partito. Insieme con Pp dovrebbe contare su una maggioranza di 188 seggi. La vera batosta l’avrebbe presa Pedro Sanchez, non tanto nei numeri quanto nel passare all’opposizione senza possibilità di appello. Stando sempre al El Debate, il Psoe sarebbe il secondo partito, con il 27,9 % (rispetto al 2019 avrebbe perso circa l’1,5% dei voti) ma con un numero più ridotto di seggi rispetto alle precedenti politiche. Il Psoe passerebbe nella migliore delle ipotesi a 109 seggi. Come detto lo spoglio delle schede sta procedendo nella notte e ci sono indicazioni leggermente divergenti tra i diversi exit poll. Per la tv pubblica il Pp avrebbe tra 145 e i 150 seggi, il Psoe tra i 113 e i 118, Sumar, che sarebbe il terzo polo, tra 28ne 31 e Vox si piazzerebbe quarto con 24/27 seggi. Per arrivare a governare Popolari e destra di Vox dovrebbero confermarsi entrambi nella forchetta più alta e raggiungere i 176 seggi necessari. Molto più certi della vittoria di Alberto Nunez Feijòo sono invece i rilevatori di Telcinco per i quali non c’è incertezza: la Spagna ha virato a destra. Stando a questi exit poll l’esito delle urne sarebbe il seguente: balzo in avanti del Pp con 150 seggi, male Vox con 31 seggi, ma sufficienti a far raggiungere la maggioranza assoluta alla coalizione di centrodestra che potrebbe contare alle Cortes su 181 seggi, 5 oltre la soglia necessaria di 176. Il Psoe, secondo questi dati, non andrebbe oltre i 112 seggi e la sinistra di Sumar quarta forza politica al di sotto anche del deludente andamento di Vox, ferma a 27 seggi. Come detto però il risultati delle elezioni spagnole ha un impatto assai rilevante in Europa. Intanto è un chiaro segnale che la maggioranza Ursula - il compromesso tra Popolari e Socialisti che regge l’attuale Commissione - non tiene più. Il voto spagnolo indica che la direzione dei Popolari è un’alleanza con la destra. Del resto Manfred Weber, capo del Ppe, ha già fatto prove d’intesa a Strasburgo con i conservatori di cui è presidente Giorgia Meloni. Ma la conseguenza più immediata è che la Spagna ha in mano il semestre di presidenza europea durante il quale si discute del patto di stabilità, del Mes, del Recovery Fund e anche dei rapporti con la Bce.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
iStock
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
Continua a leggereRiduci