Pagare la tasse? In Sicilia? Ma siamo impazziti? Se ci provi ti sciolgono. Non nell'acido, ma nelle leggi. Nei cavilli. Riscossione Sicilia, ve la ricordate? Se ne parlò molto un anno e mezzo fa, quando alla guida di quel carrozzone, fino ad allora pressoché inutile, arrivò un avvocato, Antonio Fiumefreddo, che si era messo in testa un'idea bizzarra, quella di far pagare le imposte ai siciliani, persino alle aziende chiacchierate, persino a chi gestisce le piattaforma petrolifere, persino ai politici che avevano la bella abitudine di non saldare mai il loro conto con l'erario.
Pagare la tasse? In Sicilia? Ma siamo impazziti? Se ci provi ti sciolgono. Non nell'acido, ma nelle leggi. Nei cavilli. Riscossione Sicilia, ve la ricordate? Se ne parlò molto un anno e mezzo fa, quando alla guida di quel carrozzone, fino ad allora pressoché inutile, arrivò un avvocato, Antonio Fiumefreddo, che si era messo in testa un'idea bizzarra, quella di far pagare le imposte ai siciliani, persino alle aziende chiacchierate, persino a chi gestisce le piattaforma petrolifere, persino ai politici che avevano la bella abitudine di non saldare mai il loro conto con l'erario.Pensate un po' che idea folle aveva quell'uomo: sull'isola, diceva, si potrebbero recuperare ogni anni 5 miliardi di tasse non pagate, perché recuperiamo solo 200 milioni? Che ci facciamo con un carrozzone di 700 persone (e 887 consulenti) se poi esso non porta denari freschi nelle tasche di una Regione che piange sempre miseria? L'idea apparve subito piuttosto rivoluzionaria: fare pagare le tasse? Ma vi rendete conto? E pure ai politici? Ma dove andremo a finire? Infatti l'avvocato Fiumefreddo andò a finire male: la scorsa estate Riscossione Sicilia fu messa in liquidazione. E ad agosto lui fu defenestrato. Così impara, la prossima volta, a farsi venire certe mattane. Ora però c'è un dato che dimostra quanto quella scelta della Regione Sicilia sia stata intelligente e avveduta. E dove si trova il dato? Nel bilancio appena approvato dalla medesima Regione Sicilia. A pagina 74, infatti, viene pubblicata una tabella con le riscossioni dell'erario regionale dal 2012 al 2017: in quest'ultimo anno, l'unico in cui Fiumefreddo ha potuto operare, anche se soltanto fino ad agosto, le entrate registrano una crescita del 132 per cento. Avete letto bene: centotrentadue per cento. Passano da 225 milioni a 525 milioni. L'impennata è fulminea e segue anni di stagnazione (228 milioni nel 2012, poi 214, poi 223, poi 210, poi 225). Dal 2012 al 2016, insomma, si hanno soltanto piccoli scostamenti, oscillanti tra il -6 e il +7 per cento. All'improvviso: boom. Più 132 per cento. Le entrate raddoppiano. Anzi di più. Gli evasori cominciano a tremare. I furbetti vengono stanati. I ritardatari cronici mettono mano al portafoglio. In pochi mesi è tutto un fiorire di tasse pagate, di tributi versati, di debiti saldati. Sarà per questo che Riscossione Sicilia viene messa in liquidazione? La coincidenza è davvero straordinaria: per anni la società pubblica dedita a recuperare le tasse evase, resta lì, sonnacchiosa e costosa, praticamente inutile, e nessuno dice nulla. Appena si mette a fare il suo lavoro: zac, viene subito smantellata. Liquidata. Decapitata. Vedi tu, alle volte, come va la vita. La scelta, però, come dicevamo si dimostra quanto mai efficace: basta girare pagina (da pagina 74 a pagina 75) per tranquillizzare tutti, a cominciare ovviamente dagli evasori (politici e non). Infatti nella tabella sulle previsioni per i prossimi anni, la Regione Sicilia mette a bilancio entrate assai minori rispetto a quelle del 2017: nel 2018 si scende da 525 a 340 milioni di euro, poi nel 2019 si torna sui valori standard, cioè 224 milioni di euro, e lì ci si assesta di nuovo. Scusate, abbiamo scherzato. Immaginiamo il sospiro di sollievo dei più. Ma sì, insomma: che cosa è mai questa folle idea di andare a scovare gli evasori? Ma non lo sapete che nell'elenco dell'erario ci sono pezzi importanti, interi Comuni (come quello di Catania), ex parlamentari nazionali (59 risultavano nel 2016), ex deputati regionali (232 nel 2016), alcuni addirittura con pendenze superiori al milione di euro? Ma vi pare che gli onorevoli, con tutto quello che devono fare per difendere i loro vitalizi, debbano essere disturbati da un signore che vuol fare pagare loro pure le tasse? Avanti di questo passo, con tutto questo populismo, dove andremo mai a finire? Bisogna dirlo: Fiumefreddo è stato davvero spericolato. Oltre ai politici, infatti, s'era messo in testa di far pagare le tasse persino alle aziende dell'ortofrutta, di carne& pesce, del movimento terra e delle onoranze funebri, settori da sempre sospetti di infiltrazioni mafiose. Poi si era fissato che voleva verificare la situazione delle piattaforme petrolifere. E ripeteva: siccome tutti devono pagare, per primi devono pagare i deputati. Vi pare tollerabile tutto ciò? Per fortuna c'è il bilancio regionale, appena approvato, firmato Gaetano Armao, assessore all'Economia della giunta Musumeci, a dare un po' di certezza: è stata un'eccezione. Non si ripeterà più. E pensare che quel pazzo pensava di poter arrivare, nel giro di un anno, a recuperare almeno un miliardo. Un miliardo, avete capito? Un miliardo di tasse da pagare. Tutte insieme. Per fortuna hanno messo in liquidazione la società… Che poi ora bisogna vedere se la società sarà messa in liquidazione davvero oppure no. Per il momento sta lì, a bagnomaria, ha ripreso il suo solito tran tran, con i suoi 700 dipendenti, qualche nuovo contratto di consulenza, un consiglio d'amministrazione al posto dell'amministratore unico, così per evitare il rischio che qualcuno si faccia di nuovo venire strane idee in testa. C'è chi dice che bisogna fonderla nell'Agenzia delle Entrate nazionale, c'è chi dice che è meglio andare avanti come sempre, un bel carrozzone regionale più o meno inutile, che incassa all'incirca 200 milioni l'anno, esattamente quelli che servono per pagare stipendi e consulenze, e nel frattempo non disturba nessuno. Si vedrà. In ogni caso è importante che quel dato lì del 2017 resti un caso unico. Nel bilancio regionale, per fortuna, lo si certifica: non si ripeterà, assicurano, affannandosi a spiegarlo con l'»effetto degli incassi dovuti alla definizione agevolata», cioè una legge particolare del 2016. Sarà. Ma, a parte che quella legge c'è anche dopo (quando gli introiti sono in calo), fa un po' effetto vedere che con tutte le norme possibili, e i cavilli, e i consulenti, etc etc, alla fine gli unici mesi in cui Riscossione Sicilia ha riscosso un po' di quei 5 miliardi di tasse da riscuotere è stato quando a guidarla era uno che voleva far pagare tutti. E fa ancora più effetto vedere che, alla fine della giostra, l'unico a pagare davvero è stato proprio lui.
(IStock)
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Nelle carte di Zambon alla Procura gli scambi di opinioni tra i funzionari Cristiana Salvi e Ranieri Guerra: «Mitighiamo le critiche, Roma deve rifinanziare il nostro centro a Venezia e non vogliamo contrattacchi».
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La teoria di origine statunitense della «discriminazione positiva» ha almeno questo di buono: è chiara e limpida nei suoi intenti non egualitari, un po’ come le quote rosa o il bagno (solo) per trans. Ma se non si fa attenzione, ci vuole un attimo affinché la presunta e buonista «inclusione» si trasformi in una clava che esclude e mortifica qualcuno di «meno gradito».
Su Facebook, la piattaforma di Mark Zuckerberg che ha fatto dell’inclusività uno dei principali «valori della community», è appena apparso un post che rappresenta al meglio l’ipocrisia in salsa arcobaleno.






