2020-04-17
        In Puglia l’ospizio degli orrori fa 12 morti
    
 
Nella casa di riposo La Fontanella di Soleto (Lecce) gli anziani sono rimasti senz'acqua, cibo e assistenza. Scomparso il personale, la direttrice ha provato a fare da sola. Un parente: «Li hanno spostati per nascondere la verità». E ora si indaga in tutta la regione.Per ora le stime parlano di circa 800 casi di contagio concentrati in 14 strutture fra Residenze per anziani e Residenze sanitarie assistite. Ci sono fascicoli aperti già in quattro Procure: Bari, Trani, Taranto e Lecce. E deleghe ai carabinieri del Nas, che sono già entrati in alcune strutture: Don Guanella e Villa Giovanna a Bari, La Fenice a Noicattaro e Giovanni Paolo II a Putignano. In almeno quattro case di riposo pugliesi gli operatori pare abbiano lavorato per giorni senza protezioni. Una leggerezza che potrebbe aver acceso l'innesco della bomba al Covid-19, incubata nelle strutture per anziani. La prova gli investigatori la cercano nei Documenti di valutazione del rischio, nelle direttive delle società di gestione inviate al personale, nelle cartelle cliniche dei pazienti e nei referti medici con le diagnosi di contagio da coronavirus. Da Pasquetta a ieri, quattro nonni sono stati falciati dal virus nella residenza San Giuseppe a Canosa, dove 43 dei 68 ospiti sono risultati positivi. Lì sono contagiati anche quattro operatori. Quattro i morti al Focolare di Brindisi, dove sono stati accertati 102 casi di Covid-19 (59 ospiti e 43 operatori), quasi tutti asintomatici e al momento isolati nella stessa struttura. A Trani la Procura ipotizza la violazione delle norme relative alla salute e alla sicurezza sul lavoro per la valutazione del rischio biologico. Nel mirino c'è anche l'Opera don Uva di Bisceglie, dove i casi accertati sono complessivamente 46 (37 pazienti e nove operatori sanitari). E a Canosa di Puglia, tre anziani ospitati nella Residenza sociosanitaria San Giuseppe, risultati positivi, sono deceduti negli ultimi giorni. La incosciente assenza di protezioni è provata anche da un video, pubblicato su Facebook il 17 marzo, che riprende dipendenti e ospiti di una casa di cura su un balcone alle prese con una performance per un flash mob: erano tutti senza mascherina. «Purtroppo è mancata una regia e di conseguenza le azioni sono frutto di iniziative non coordinate», spiega il segretario della Uil, Gianni Ricci. «Le Asl procedono a un piano di riorganizzazione delle strutture sanitarie senza un confronto con i sindacati, mentre è in discussione la salute dei lavoratori. In altri tempi saremmo già sotto le loro sedi a manifestare, ma il momento non lo consente. E abbiamo anche poche notizie dai lavoratori, chiusi e isolati nelle strutture».Ma c'è un caso, il più eclatante, in cui gli unici a rimanere isolati nelle strutture sono stati i nonni. A Soleto, un quarto d'ora di macchina da Lecce, la residenza La Fontanella, con i suoi 12 morti, 90 ospiti contagiati e 1quattro operatori positivi, si è trasformata nel set di un film horror. Qui, dopo il primo contagio, che risale al 20 marzo, la situazione è precipitata. Muore una novantacinquenne e il 21 risulta positiva. I parenti non la vedevano da un mese e mezzo, il che vuol dire che la signora ha contratto l'infezione all'interno. Numerosi operatori sanitari e due infermieri asintomatici finiscono in quarantena. Gli altri devono essersi dati alla macchia, visto che durante i giorni bollenti nell'edificio era rimasta a governare l'ingovernabile la direttrice, Federica Cantore, quasi in solitudine. Il 22 marzo, infatti, spiegano i legali della struttura Giuseppe e Michele Bonansegna, «viene comunicato agli enti preposti e al presidente della Regione, Michele Emiliano, che il personale si è assottigliato». Il 24 marzo 19 ospiti risultano positivi. La bomba al Covid è ormai esplosa. Il turno viene garantito da otto Oss e dall'unico infermiere non ancora contagiato. Tra il 21 e il 23 marzo i nonni di Soleto e i loro parenti sono entrati in un incubo. Mattia Marchello è uno dei medici dell'Asl inviati alla Fontanella per prendere in mano l'emergenza quando la gestione privata era ormai in tilt almeno da tre giorni. «La casa», dice Marchello a un cronista di Non è l'Arena, «era abbandonata, con 87 persone dentro, allettate». Lui è arrivato alle 11.30 circa «del terzo giorno e mezzo di abbandono totale». «Non c'era chi gli dava da mangiare e da bere, quindi erano assiderati, sporchi, affamati». Dalla struttura devono essersi arroccati, visto che i parenti denunciano di non essere riusciti ad avere più notizie dei loro cari. La signora Giusy Tarachino, infatti, lamenta: «Rispondevano male, riattaccavano il telefono. Una volta un medico o un infermiere mi ha detto “signora se vuole informazioni venga qua in struttura", ma c'era già il divieto di uscire da casa». Tra gli allettati c'è la nonna di Andrea Paglialunga, un ragazzo del posto, che è riuscito a parlare con la parente e ha registrato la telefonata. Si sente la signora ripetere: «È un disastro». Fino al 25 marzo. «Il 25 sera», dice Paglialunga, «non c'era più nessuno in struttura». Quella stessa sera la responsabile della Fontanella è risultata positiva al coronavirus. «Sono sotto cura e non riesco a relazionarmi», dice alla Verità. E rimanda agli avvocati. Si è beccato il Covid anche don Vittorio Matteo, 83 anni suonati, fondatore e proprietario della casa di riposo. È a quel punto che il sindaco, Graziano Vantaggiato, emette l'ordinanza che fa entrare in gioco l'Asl: «La struttura è rimasta totalmente priva del personale necessario per garantire la cura medica e l'assistenza degli anziani». Nonni che sono lì dentro, proprio perché hanno bisogno di attenzioni per ogni aspetto legato alla quotidianità. Dalla somministrazione delle terapie alla cura della persona (alcuni hanno bisogno di assistenza anche per andare in bagno), fino ai pasti. «Garantiti», secondo gli avvocati della struttura, «sia a pranzo che a cena, con una società di catering immediatamente reperita, preso atto della forzata indisponibilità del personale di cucina». Ma il medico non è il solo a sostenere che i nonni non abbiano neppure mangiato. Laura Miggiano, che ha la suocera alla Fontanella, per esempio, ha raccontato: «Ci ha detto che nessuno passava per cambiarla, che non venivano portati il cibo e l'acqua in camera dove lei si trovava perché disabile». E dalla casa di riposo nessuno, stando alla testimonianza di Valentina Treglia, che in quei giorni deliranti ha perso la nonna, avrebbe chiesto aiuto. In una telefonata registrata la sua famiglia chiede conto alla dottoressa Cantore. Lei, singhiozzando, risponde: «Ho chiesto... ho tutto scritto... è da lunedì che chiedo aiuto...».«Ha cercato di fare il possibile, ha cercato di salvarsi ma non ce l'ha fatta», commenta l'avvocato Carlo Gervasi, al quale si sono rivolti alcuni familiari per chiedere tutela legale. E spiega: «Quando il governo ha emesso il decreto, nella struttura non c'era una mascherina, nessuno si è preoccupato di fornire il materiale. Hanno svolto regolarmente le attività fino ai primi problemi, poi si sono spaventati». A quel punto, ricostruisce l'avvocato, «gradatamente son venuti meno gli operatori: o in autotutela o in quarantena a casa, finché non vengono meno quasi tutti i 72 operatori. La direttrice ha cercato di sostituirli al mercato, ma ne ha trovati solo uno o due». La struttura è al collasso. «La direttrice», secondo l'avvocato, «ha cercato di fare da sola, ma non ce l'ha fatta. Certamente non voleva che finisse così». E sono partiti gli esposti. Luca Vecchio, che aveva la madre alla Fontanella, dice alla Verità: «Ci siamo rivolti alla Procura, però cosa è successo? Hanno cominciato a spostare i pazienti. Il loro obiettivo era svuotare la struttura, così le testimonianze perdevano forza. Perché queste cose non le hanno fatte prima? Avrebbero potuto salvare qualche vita». Il fascicolo è in Procura a Lecce. Se ne occupano il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e il pm Alberto Santacatterina. Per ora si procede contro ignoti per l'ipotesi di abbandono di incapace. Perché nella struttura ci sono anche malati di alzheimer. Luca Vecchio, infatti, sostiene che un dottore non sapeva neanche come fossero collocati i pazienti. Ha dovuto indicare lui la stanza: «La terza sulla sinistra, primo letto». Il dottore dopo essere entrato gli avrebbe detto: «Tua madre apre gli occhi, gira la testa. Le ho detto di tirare fuori la lingua e l'ha fatto». Ma Vecchio ha replicato: «Dottore come fa a tirare fuori la lingua che ha l'Alzheimer?». A quel punto si è anche sentito preso in giro.