2019-01-15
Arrestato il giudice vicino al Giglio magico
L'ex pm di Trani Antonio Savasta è stato arrestato per associazione a delinquere e corruzione. L'accusa: invece di indagare su Luigi Dagostino, già in affari con babbo Renzi, si fece portare da Luca Lotti a Palazzo Chigi. A noi disse: «Volevo risolvere i miei guai». È deflagrata l'indagine di cui avevano sentito parlare quasi solo i lettori di questo giornale. L'ex sostituto procuratore di Trani, Antonio Savasta, attualmente giudice presso il Tribunale di Roma, e l'ex Gip di Trani Michele Nardi, pm nella capitale (è stato anche magistrato dell'ispettorato del ministero della Giustizia), sono stati arrestati ieri dai carabinieri su ordine del Tribunale di Lecce. È finito in manette anche l'ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, in servizio al commissariato di Corato (Bari). Sono stati interdetti dalla professione per un anno gli avvocati Simona Cuomo, del Foro di Bari, e Ruggiero Sfrecola, del Foro di Trani. Nardi, Savasta, Di Chiaro, Cuomo e l'imprenditore Flavio D'introno, sono stati iscritti per associazione a delinquere finalizzata a una serie di delitti contro la pubblica amministrazione, corruzione in atti giudiziari, falso ideologico e materiale. Gli altri 14 indagati sono accusati, a vario titolo, di millantato credito, calunnia e corruzione in atti giudiziari. È coinvolto anche l'imprenditore fiorentino Luigi Dagostino, ex socio di Tiziano Renzi, per cui i pm avevano chiesto gli arresti domiciliari. Per Dagostino è stato disposto dal gip Giovanni Gallo il divieto temporaneo di esercizio dell'attività imprenditoriale e di esercizio degli uffici direttivi per un anno. Secondo l'accusa, i due magistrati avrebbero assicurato il buon esito di alcune inchieste per vicende giudiziarie e tributarie degli imprenditori coinvolti in cambio di soldi e oggetti preziosi, mentre gli avvocati avrebbero prestato la loro opera come intermediari e facilitatori. Il gip ha disposto il sequestro di immobili, conti correnti e regali per un valore di circa 2 milioni di euro: in particolare a Savasta sono stati sequestrati 489.000 euro, a Nardi 672.000 (tra i quali un orologio d'oro Rolex Daytona e diamanti), a Di Chiaro e Cuomo beni per 436.000 euro, mentre a Dagostino e a Sfrecola altri 53.000 euro. Nell'inchiesta è entrata anche un'intervista rilasciata da Savasta alla Verità lo scorso 28 giugno. Secondo i magistrati il contenuto dell'intervista «offre una formidabile conferma all'ipotesi accusatoria». «Savasta», è spiegato nell'ordinanza, «nel negare recisamente qualunque tipo di incontro a Barletta con Dagostino, smentito ampiamente sul punto non solo dalle annotazioni documentali sulle agende di Dagostino, ma anche dalle stesse dichiarazioni rese da Dagostino e Sfrecola, ammette tuttavia l'incontro con il sottosegretario Luca Lotti». Per i pm guidati dal procuratore Leonardo Leone De Castris, Savasta documenta inequivocabilmente con la sua viva voce, proprio nell'intervista, quale fosse l'importanza che quell'incontro con Lotti rivestiva per lui, sottolineando più volte come in quel momento per lui complicato, a causa delle plurime vicende penali e disciplinari che lo vedevano coinvolto, il suo interesse era quello di procurarsi un incarico fuori ruolo, possibilmente in una commissione ministeriale come esperto in materia ambientale o di appalti. «Sostanzialmente, Savasta nell'intervista cristallizza esattamente quel concetto di utilità non economica (...), contropartita alla gestione dei procedimenti a lui in carico e tutta diretta a favorire la posizione dell'imprenditore», rimarca il giudice. Nel suo interrogatorio di settembre Savasta ha confermato l'incontro a Roma con Lotti e la partecipazione a una cena a casa di un giornalista alla quale prese parte anche l'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. La serata era stata organizzata da Dagostino. «Non lo sapevo», ha sostenuto Savasta. A cui sono toccate le bacchettate dei colleghi magistrati che lo ritengono «capace di alterare la realtà, sfruttando la sua posizione». E infatti nell'ordinanza viene evidenziata l'emersione di «una impressionante mole di falsificazioni, di manipolazioni di interi procedimenti penali, dalle fonti dichiarative alle prove documentali». E Dagostino? «Non ha preso le distanze dai gravi delitti commessi in concorso con Savasta», pur avendone avuta l'opportunità quando è stato interrogato a Firenze. Per questo motivo il giudice Gallo gli ha inflitto l'interdizione dall'attività di imprenditore. Lotti, come abbiamo già raccontato su questo giornale, è stato sentito due volte dai magistrati di Firenze sul suo incontro del 17 giugno 2015 con Savasta, ma ha mostrato ricordi vaghissimi: «Fu Dagostino a presentarmi Savasta. Effettivamente entrarono nella mia stanza e c'era Dagostino e un magistrato di nome Savasta. Non mi ricordo se Savasta mi chiese qualcosa per sé perché non mi ricordo bene come si svolse l'incontro». Ma i magistrati sottolineano l'importanza di quella giornata. «Per inquadrare il rilievo che questo viaggio a Roma riveste per Savasta va rammentato che in quel periodo Savasta risulta già coinvolto in diversi procedimenti disciplinari al Csm e che era alla ricerca per il suo futuro professionale», scrivono. Ma come è arrivato Savasta a Palazzo Chigi? Lo racconta il gip: «Le telefonate intercorse tra Luigi Dagostino e Luca Lotti dimostrano che i due si conoscevano e avevano buoni rapporti tra di loro (e anche tramite comuni amici e conoscenti). Profittando di tali rapporti Dagostino dunque chiese e ottenne da Luca Lotti per il pm Savasta un incontro certamente integrante una utilità - non economica - per il magistrato che, come detto, in quel periodo era alla ricerca di soluzione per la sua già compromessa situazione professionale». E così ebbe la ventura di una bella gita a Palazzo Chigi.
Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli