
Siamo sempre più depressi, obesi e ansiosi. Possiamo guarire? Sì, se restiamo positivi. Crediamo che lo stress sia un limite e invece può renderci più reattivi. Amiamo noi stessi, amiamo la vita, amiamo gli altri (anche i nemici): ci farà benissimo.Siamo sempre più depressi. Siamo sempre più grassi, siamo dannatamente grassi, siamo grassi non perché siamo ricchi ma perché siamo poveri, poverissimi.Negli ultimi 60 anni l'obesità è aumentata del 1.200 per cento e la depressione è aumentata del 1.200 per cento. Quando ci troviamo di fronte a due dati che si somigliano, vanno nello stesso senso, non è detto che siano collegati, ma non possiamo non prendere in considerazione l'idea che siano collegati.I due dati sono strettamente collegati. Da cos'è causata la depressione? Da un abbassamento di serotonina ed endorfine, due spettacolari neurotrasmettitori, che ci danno la sensazione della gioia e quella dell'estasi, i neurotrasmettitori che produciamo quando la pace riempie il nostro spirito, che potenziano il sistema immunitario e possono spingerlo fino alla guarigione miracolosa.Da cosa è causata l'abboffata? Da un abbassamento di serotonina ed endorfine: le due molecole sono anoressogene, cioè bloccano la fame, spesso insieme a un innalzamento del cortisolo, l'ormone prodotto nello stress. Gli obesi con la faccia tonda, collo grosso e addome prominente hanno il cortisolo altissimo e sono candidati all'infarto. Il grande obeso è un depresso particolarmente astuto che ha scoperto che se mangia grandi quantità, soprattutto cibi che contengono molto triptofano, precursore della serotonina, per esempio cioccolato e formaggio, sta un po' meglio.Si può guarire? Certo. La nostra norma è la guarigione, la nostra norma è la forza non la fragilità. Quante volte ci siamo sbucciati le ginocchia da bambini? Un mucchio. Stanno ancora sanguinando? No. La guarigione è la norma. L'equilibrio è la norma. È solo necessario capire cosa impedisce l'equilibrio e la guarigione ed eliminarlo. L'ansia si può vincere. Qualsiasi cosa sia successa nella nostra infanzia, adesso che siamo adulti e vivi, l'ansia ce la curiamo da soli.Ansia vuol dire paura. Paura vuol dire adrenalina alta. L'adrenalina che si alza impedisce il sonno. È possibile che l'anno prossimo ci sia una riduzione del personale e che mi licenzino. Se già da oggi comincio a star sveglio la notte, all'anno prossimo non ci arrivo nemmeno vivo. Quindi, è fondamentale per l'uomo moderno imparare tecniche per disinserire l'ansia.Un altro punto fondamentale è il concetto di stress. Siamo abituati a pensare allo stress come il male assoluto, esattamente come il colesterolo. In realtà, per lo stress vale lo stesso criterio applicabile al colesterolo: l'eccesso uccide, ma la mancanza non è compatibile con la sopravvivenza. Un esempio spettacolare di creature senza stress sono gli animali allo zoo: nessun predatore che li minacci e pasti sicuri a orari regolari. Gli animali allo zoo stanno malissimo; e sia la loro longevità che la loro capacità riproduttiva sono spesso compromesse. La mancanza di stress causa perdita del proprio ruolo, perché il ruolo si può mantenere solo risolvendo problemi e non c'è ruolo dove non ci siano problemi: il lavoro è finito, i figli sono cresciuti, mamma tanto mi dà tutto e, se ho preso 4, la colpa è del professore. Anche lo stress, come il colesterolo, si divide in stress buono e stress cattivo, eustress e distress.Lo stress buono è uno stress coronato da successo e che si attua in un tempo limitato. Facciamo un esempio: sono in ritardo per un colloquio importante, sono sotto stress, scarico adrenalina, l'adrenalina aumenta la mia forza muscolare. Cammino con maggiore velocità e arrivo in tempo: questo è eustress. Ora, supponiamo che sia partito in anticipo per il mio colloquio di lavoro, con la mia auto, e che sia bloccata in un ingorgo terrificante. Scarico adrenalina: e che ci faccio? A che mi serve la maggiore forza muscolare? L'adrenalina non viene bruciata da movimenti muscolari e resta in circolo dove fa contrarre pericolosamente le coronarie: mi sto candidando all'infarto. Devo bloccare lo stress, devo calmarmi. Fortunatamente qualcuno ha inventato i cellulari. Telefono, spiego la situazione, dopo di che cerco di vivere al meglio il tempo da passare in auto. Attorno a me ho la mia auto, è bloccata in un ingorgo, certo, ma è comunque un vantaggio possedere un'auto. Mi trovassi in mezzo a un'eruzione vulcanica, sarebbe peggio. Ho con me la musica, il cellulare, il mio cervello. È mia responsabilità vivere questo tempo, che comunque è tempo della mia vita, meglio che posso. Nessuno mi ridarà questo tempo trascorso nella mia auto. È mia responsabilità viverlo con il maggiore vantaggio possibile. Se lo sperpero in malumore, dovrò renderne conto nel giorno del giudizio. Se nessun giorno del giudizio è previsto, ma siamo solo ammassi casuali di atomi, allora, a maggior ragione, non sprechiamo niente del poco che precede il nulla. Il distress spesso ce lo procuriamo e ci sguazziamo dentro. Non ho mai avuto incidenti stradali devastanti, malattie gravi. Nel nostro Paese non erano sbarcati migliaia di immigrati africani da dover gestire, eravamo l'ottava potenza industriale del mondo, la disoccupazione era bassissima. Sono vissuta immersa per decenni in una moderata disperazione senza motivi apparenti. Ho seguito linee autodistruttive e non sono stata capace nemmeno di stare vicino ai miei genitori in fase terminale ed essere di aiuto. Ho sistematicamente litigato con le ultime persone con cui avrei dovuto litigare. Ho preso per anni il prozac e sono vissuta per decenni con gli analgesici in borsa perché, a giorni alterni, avevo mal di testa e - una settimana su due - mal di schiena. A 60 anni sto meglio di come non sia mai stata prima e il mio consumo di analgesici, antidepressivi, ansiolitici si è azzerato.L'autodisciplina dell'ottimismo funziona. Il pensiero positivo, orrido italiano di plastica, è un altro nome per quello che muove il sole e le altre stelle, ultimo verso della Divina Commedia.«L'amor che move il sole e l'altre stelle» (Paradiso XXXIII, 145).Se amiamo il mondo, se amiamo noi stessi, i muscoli intervertebrali mollano la presa, la loro continua contrazione, il mal di schiena si scioglie, il mal di testa scompare. È infinitamente più facile se si ama Dio. Una persona credente si considera una creatura di Dio, quindi a prescindere dotata di valore. La prima causa di infelicità cronica, la perdita di identità, salta. Sappiamo chi siamo. Per gli atei è più in salita.Quando siamo bambini, se nessuno ci ama, è colpa del mondo. Da adulti, se nessuno ci ama, i responsabili siamo noi, e solo noi, che abbiamo creato relazioni sbagliate e respingiamo le persone, e facciamo ciò per mancanza di amore: amore per noi stessi e amore per la vita. Una volta che ci sono questi due amori, il terzo, quello per gli altri - tutti: amici, nemici, conoscenti, votanti per il partito proprio e per quello avverso - viene spontaneo. Se questi due amori non ci sono, il terzo sarà sempre farraginoso e zoppicante, persino quello per i nostri stessi figli.Il padre depresso, che uccide i suoi figli per salvarli da una vita senza senso, prima di suicidarsi, ne è un esempio. La madre che nemmeno li mette al mondo perché non sono perfetti, un altro. La coppia che rinuncia a concepirli perché la vita è considerata una scelta irresponsabile, un terzo. Per fortuna almeno un figlio l'ho avuto, per scoprire che quella era stata la scelta più importante, l'avventura più straordinaria. Tutto il resto, la laurea, la professione, i libri scritti e quelli letti, al paragone, si perdono.
Il tocco è il copricapo che viene indossato insieme alla toga (Imagoeconomica)
La nuova legge sulla violenza sessuale poggia su presupposti inquietanti: anziché dimostrare gli abusi, sarà l’imputato in aula a dover certificare di aver ricevuto il consenso al rapporto. Muove tutto da un pregiudizio grave: ogni uomo è un molestatore.
Una legge non è mai tanto cattiva da non poter essere peggiorata in via interpretativa. Questo sembra essere il destino al quale, stando a taluni, autorevoli commenti comparsi sulla stampa, appare destinata la legge attualmente in discussione alla Camera dei deputati, recante quella che dovrebbe diventare la nuova formulazione del reato di violenza sessuale, previsto dall’articolo 609 bis del codice penale. Come già illustrato nel precedente articolo comparso sulla Verità del 18 novembre scorso, essa si differenzia dalla precedente formulazione essenzialmente per il fatto che viene ad essere definita e punita come violenza sessuale non più soltanto quella di chi, a fini sessuali, adoperi violenza, minaccia, inganno, o abusi della sua autorità o delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa (come stabilito dall’articolo 609 bis nel testo attualmente vigente), ma anche, ed in primo luogo, quella che consista soltanto nel compimento di atti sessuali «senza il consenso libero e attuale» del partner.
Tampone Covid (iStock)
Stefano Merler in commissione confessa di aver ricevuto dati sul Covid a dicembre del 2019: forse, ammette, serrando prima la Bergamasca avremmo evitato il lockdown nazionale. E incalzato da Claudio Borghi sulle previsioni errate dice: «Le mie erano stime, colpa della stampa».
Zero tituli. Forse proprio zero no, visto il «curriculum ragguardevole» evocato (per carità di patria) dall’onorevole Alberto Bagnai della Lega; ma uno dei piccoli-grandi dettagli usciti dall’audizione di Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler in commissione Covid è che questo custode dei big data, colui che in pandemia ha fornito ai governi di Giuseppe Conte e Mario Draghi le cosiddette «pezze d’appoggio» per poter chiudere il Paese e imporre le misure più draconiane di tutto l’emisfero occidentale, non era un clinico né un epidemiologo, né un accademico di ruolo.
La Marina colombiana ha cominciato il recupero del contenuto della stiva del galeone spagnolo «San José», affondato dagli inglesi nel 1708. Il tesoro sul fondo del mare è stimato in svariati miliardi di dollari, che il governo di Bogotà rivendica. Il video delle operazioni subacquee e la storia della nave.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Manifestazione ex Ilva (Ansa)
Ok del cdm al decreto che autorizza la società siderurgica a usare i fondi del prestito: 108 milioni per la continuità degli impianti. Altri 20 a sostegno dei 1.550 che evitano la Cig. Lavoratori in protesta: blocchi e occupazioni. Il 28 novembre Adolfo Urso vede i sindacati.
Proteste, manifestazioni, occupazioni di fabbriche, blocchi stradali, annunci di scioperi. La questione ex Ilva surriscalda il primo freddo invernale. Da Genova a Taranto i sindacati dei metalmeccanici hanno organizzato sit-in per chiedere che il governo faccia qualcosa per evitare la chiusura della società. E il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al nuovo decreto sull’acciaieria più martoriata d’Italia, che autorizza l’utilizzo dei 108 milioni di euro residui dall’ultimo prestito ponte e stanzia 20 milioni per il 2025 e il 2026.






