2025-04-13
Gli immigrati in manette difesi dal Pd sono rapinatori, stupratori e pedofili
Dem e Ong scatenano proteste per i 40 migranti trasferiti in Albania con misure di sicurezza. Peccato che i loro curriculum giustifichino il trattamento: tra di loro ladri, stalker, aspiranti omicidi e condannati per violenze e pornografia minorile.Il Pd piange per i migranti trasferiti nel Centro di permanenza e rimpatrio di Gjader, in Albania. Poverini, ad accoglierli sull’altra sponda dell’Adriatico c’era la polizia in assetto anti sommossa. Oddio, alcuni avevano addirittura le manette ai polsi, manco fossero criminali. I movimenti pro accoglienza parlano già di detenzione spregiudicata e pericolosa, da vero stato di polizia. Non siamo alla dittatura ma poco ci manca. La delegazione del Pd, presente sul posto per seguire lo sbarco, oltre a protestare e annunciare iniziative parlamentari, si è invece augurata l’intervento della magistratura, per riportare in Italia gli stranieri come è già capitato in passato.Peccato che nessuno di quanti si indignano per la sorte dei quaranta soggetti trasferiti in Albania sulla nave della Marina militare si sia preso la briga di leggere il curriculum dei cosiddetti profughi. Gli onorevoli del Pd che in questi giorni protestano si sarebbero accorti che stavano prendendo le difese di stupratori, ladri, spacciatori eccetera. Tutte personcine che poco hanno a che fare con stranieri in cerca di protezione umanitaria, perché in fuga da guerre o persecuzioni. Se avessero chiesto informazioni sulla fedina penale dei soggetti spediti nel Cpr di Gjader, gli esponenti dell’opposizione e dei movimenti pro migranti avrebbero scoperto che tra i 40 «deportati» ci sono cinque soggetti accusati o condannati per violenze sessuali, mentre sul capo di uno di loro pende un procedimento per tentato omicidio. Più della metà di loro ha precedenti di polizia, cioè denunce per reati vari, mentre tutti hanno fornito generalità false, cercando cioè di entrare illegalmente in Italia e non certo per ottenere asilo. Insomma, a scorrere l’elenco delle accuse si capisce perché per il trasferimento dei migranti si sono usate le manette e sono stati schierati gli agenti del reparto mobile. Tanto per fare qualche esempio, tra i migranti spediti in Albania ce n’è uno di origini asiatiche condannato a 8 anni di reclusione per detenzione di materiale pornografico minorile e violenza sessuale aggravata. Un altro «profugo», sempre asiatico, ha precedenti penali per violenza sessuale su una ragazza minorenne, atti osceni nei confronti di minori e furto aggravato. Un terzo è stato arrestato per maltrattamenti, lesioni e minacce di morte all’ex compagna, ma negli anni non si è fatto mancare neppure alcune denunce per rissa e detenzione di sostanze stupefacenti. Un quarto, nordafricano, è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione per furto, rapina, porto abusivo di armi e lesioni. Non voglio riprodurre il casellario giudiziario di tutti quanti, ma aggiungo solo che fra i quaranta, molti hanno precedenti per reati contro la persona, contro il patrimonio e per spaccio di stupefacenti. Dunque, non si tratta di rifugiati bisognosi di accoglienza e coccole, ma di soggetti che minacciano l’ordine e la sicurezza pubblica. Come dovevano essere trasferiti per far contenti i compagni del Pd? Con tutti gli onori, stendendo magari al loro arrivo dei tappeti rossi? Invece degli agenti, ad accoglierli avremmo dovuto mandare le majorette? È così difficile capire che non tutti gli stranieri hanno voglia di rimboccarsi le maniche per lavorare, rispettando la legge? Da anni la sinistra nega l’evidenza, ovvero l’aumento della criminalità legata all’immigrazione clandestina: sono più preoccupati di difendere i cosiddetti profughi che gli italiani. È per questo, per sceneggiate come quelle fatte in questi giorni, che gli elettori la giudicano inadatta a governare e negli ultimi anni solo con l’inganno e con manovre di palazzo l’opposizione è riuscita a conquistare Palazzo Chigi.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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