2022-04-05
Imbavagliati all’asilo anche se non c’è più lo stato di emergenza
Paradosso del governo che obbliga i bimbi di 6 anni a mettere la mascherina già alla materna: finora era considerata inutile.I bimbi all’asilo non respirano affatto aria di libertà. Respirano male, peggio di prima, costretti come sono a indossare in classe la mascherina se hanno già compiuto i sei anni. L’ennesima beffa del decreto riaperture introduce un obbligo in precedenza non previsto. Le disposizioni dello scorso 6 agosto erano chiare, nell’anno scolastico 2021-2022 i dispositivi di protezione delle vie respiratorie erano obbligatori, fatta eccezione per i bambini del percorso pre scolastico. Lo precisava ancor meglio la circolare del ministero dell’Istruzione, in data 13 agosto 2021, che ai presidi così indicava di comportarsi: «In ragione di principi di coerenza e ragionevolezza funzionali alla didattica, non pare necessario l’utilizzo della mascherina nella scuola dell’infanzia anche per i piccoli che hanno compiuto sei anni e invece pare necessario lo sia nella scuola primaria, anche per gli alunni che i sei anni li debbono ancora compiere». I piccoli potevano muoversi in libertà negli spazi degli asili, senza pezze di fabbricazione cinese sui volti, esonerati dal respirare microplastiche già alla loro tenera età. Senza ragione, invece, visto che il 31 marzo è terminato lo stato di emergenza, il ministero della Salute adesso ha imposto anche a loro l’obbligo della mascherina al chiuso. Discriminante è diventata l’età. «Per i bambini che abbiano superato i sei anni di età è previsto l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo chirurgico», recita di conseguenza la nuova circolare inviata alle istituzioni scolastiche ed educative. Fanno anche gli spiritosi, i tecnici del ministro Patrizio Bianchi, in sintonia con l’apparato che dirige Roberto Speranza, perché aggiungono: «È consentito l’utilizzo di dispositivi di maggior efficacia protettiva». Come dire, se un piccino di quattro anni vuole indossare la Ffp2 per andare all’asilo e soffocarsi mentre gioca con gli amichetti, è libero di farlo. Nessuno glielo impedirà. L’enorme sciocchezza, ai danni dei più piccoli, messa in piedi da questo decreto sta facendo arrabbiare molti genitori. «Mia figlia, dopo aver compiuto gli anni, ha l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi al chiuso», protesta una mamma friulana, la cui figlia ha compiuto i 6 anni lo scorso 10 marzo. A Udinetoday ha raccontato: «In realtà anche prima le facevo indossare la chirurgica se mi accompagnava in qualche negozio. Ma a scuola non è stata richiesta. Questo nuovo protocollo del Miur è veramente fuorviante». Aggiungeva un altro genitore: «Penso solo al problema psicologico che potrebbe avere mia figlia se dall’oggi al domani dovesse essere costretta a indossare la mascherina tutti i giorni. Mentre i suoi compagni nati, che so, a luglio o ad agosto, no. Un vero e proprio paradosso». Una misura discriminante per i bimbi all’asilo, che per pochi mesi sono passati nella fascia over 6, un provvedimento privo di ogni valore scientifico. Se metà anno scolastico è passato senza obbligo di mascherina nella scuola dell’infanzia, quando si moltiplicavano le restrizioni che dovevano arginare Delta prima, Omicron poi, quale bizzarra precauzione vuole mettere in atto il ministro Speranza? Il «graduale superamento dello stato di emergenza», che continua a ripetere tirando il freno a mano, include una nuova vessazione per le creature della materna? «Nelle fasi più critiche l’obbligo per i nostri figli non c’era, ora invece che siamo fuori dall’emergenza, sì. Che senso ha un provvedimento del genere se non creare problematiche e discriminazioni?», è lo sfogo di alcuni genitori romani raccolto dal quotidiano Il Tempo. Il 1 aprile, fuori dalla scuola dell’infanzia del Girasole, a Corciano, in Umbria, mamme e papà hanno protestato vedendo che i figlioletti di sei anni compiuti non potevano entrare, se privi di mascherina. «È difficile far capire loro che saranno gli unici a indossare il dispositivo in mezzo ai compagnetti che non lo fanno», commenta a Umbiaon una mamma arrabbiata. Un altro genitore osserva: «La cosa ancora più grave è che le collaboratrici scolastiche abbiano fatto entrare, sulla base di un elenco già predisposto, solo i bambini con la mascherina! Cosa c’era di diverso dal giorno precedente? Il virus non circola allo stesso modo anche se si sono o meno compiuti questi benedetti sei anni? Ieri questi stessi bambini non potevano essere lo stesso portatori di Covid?». Domanda che andrebbe rivolta al ministro Speranza, pur sapendo che è sordo a interrogazioni e contraddittori, soprattutto se richiedono argomentazioni scientifiche. Di «evidente contraddizione» parla Chiara Iannarelli, presidente dell’associazione Articolo 26, «dato che il decreto in oggetto mira a normalizzare la situazione pandemica e a ridurre le restrizioni, non certo ad aumentare e, soprattutto, a spese dei più piccoli». La richiesta che fa, è che la questione venga chiarita e risolta al più presto. Perché, sebbene Daniela Raccanello, professore associato in psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione dell’Università di Verona, abbia affermato sull’Arena che non c’è «una diversità sostanziale tra mascherina e occhiali da sole: l’impatto dell’uso della mascherina non sarebbe così negativo», citando uno studio di Ruba e Pollack, un bimbo ha bisogno di stare con il volto scoperto. Per trasmettere e cogliere emozioni, per sorridere o piangere senza nascondersi dietro una pezza maleodorante, per respirare la libertà che dovrebbe essergli concessa almeno alla scuola dell’infanzia.