2023-10-18
L’ex Ilva si trova alla canna del gas. E Bernabè abbandona la barca
Franco Bernabè (Imagoeconomica)
Taranto può rimanere senza energia: il fornitore vuole subito 100 milioni ma l’azienda non li ha. Il presidente di Acciaierie d’Italia, alla Camera, getta la spugna: «Ho messo a disposizione del governo il mio mandato».L’ex Ilva è alla canna del gas e il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, è pronto a dimettersi. La carica del manager decadrà al prossimo consiglio di amministrazione che si terrà entro fine mese, Invitalia nominerà un nuovo vertice ma non dovrebbe arrivare un commissario.L’ultimo capitolo della storia del polo siderurgico di Taranto è stato abbozzato ieri durante un’audizione presso la commissione Attività produttive della Camera. «C’è il rischio imminente di un’interruzione della fornitura di gas ad Acciaierie d’Italia. Serve una caparra di circa 100 milioni al fornitore. Questo pagamento la società non è in grado di farlo», ha detto Bernabè, spiegando che «il servizio di fornitura del gas in regimi di default di cui Acciaierie beneficia in questo periodo è destinato a concludersi a brevissimo. Sarà sostituito da una fornitura commerciale che la situazione finanziaria dell’azienda rende estremamente difficile». Poi, davanti ai deputati, ha fatto un altro annuncio: «Ho cercato in ogni circostanza di rappresentare la natura delle difficoltà con cui la società si confronta e di sollecitare tutti i soggetti interessati a una forte azione di sostegno per rendere possibile il perseguimento degli ambiziosi obiettivi che la società si è data e che la comunità di Taranto si aspetta. Di più non posso fare. Per questa ragione ho messo a disposizione del governo il mio mandato in modo da lasciare la più totale libertà per intervenire nelle forme e nei modi che riterrà opportuno».Insomma, si dimette dal vertice della società controllata da ArcelorMittal (al 68%) e Invitalia (al 32%). «I ritardi accumulati rendono molto incerto il futuro del sito», ha aggiunto Bernabè, spiegando che «spetta agli azionisti trovare la modalità di governance che garantisca un equilibrio tra le esigenze dei due soci».Ma come si è arrivati a questo punto? Quando ArcelorMittal, azionista di maggioranza di AdI, l’ha deconsolidata dal perimetro della multinazionale, la società, che fattura 3 miliardi e ha un fabbisogno di circolante minimo di circa 2 miliardi, «e forse anche più», «ha dovuto provvedere autonomamente. Lavora senza finanziamento bancario, con la cassa generata dal ciclo di produzione. Ma se gestisce produzione e finanziamento di circolante con un giro di cassa autonomo, ogni volta questo giro perde un pezzo perché la cassa va agli investimenti, ad altri fabbisogni, e non può essere utilizzata per comprare le materie prime».Di conseguenza, «ogni giro di produzione riduce la produzione». E senza l’accesso al credito, «la società si spegne per consunzione», ha detto Bernabè. Citando, poi, la «crisi energetica che «ha ridotto la generazione di cassa» e «impedito l’emissione degli ordini per la realizzazione dei nuovi impianti». E poi: «Bene fa il ministro Raffaele Fitto a ingaggiare questa trattativa per avere visibilità sulle intenzioni di lungo periodo del socio Arcelor Mittal. Non ho elementi per poter dire se avrà successo, ma è un tentativo che andava fatto», tuttavia «la società ha problemi urgentissimi che vanno affrontati immediatamente».In ballo, ricordiamolo, c’è il futuro di 10.000 dipendenti. Nelle ultime settimane su alcuni quotidiani si è parlato della possibilità di un nuovo commissariamento da parte dello Stato, come anche degli allarmi lanciati in quei giorni dallo stesso Bernabè che aveva chiesto un nuovo intervento da parte del governo. Insomma, la narrazione è la necessità di una nuova nazionalizzazione o, comunque, di un nuovo intervento economico importante. L’azienda ha smentito in una nota la possibilità di un commissariamento. Il dossier del governo tocca il Mimit di Adolfo Urso e il dicastero di Fitto, ministro con delega al Pnrr. Lo Stato è già dovuto intervenire con 680 milioni di euro proprio a dicembre, per arginare il caro energia dovuto alla guerra in Ucraina. E nel 2024 potrebbero servirne altri.Eppure, rispetto allo scorso anno, la situazione è cambiata. Anche perché a dicembre il governo aveva varato un decreto legge che prevede modifiche alla normativa per l’amministrazione straordinaria in caso di insolvenza della società. È una normativa che prevede ulteriori norme tese a scoraggiare comportamenti che potrebbero allungare le procedure di amministrazione straordinaria legando i compensi dei commissari straordinari ai risultati e alla durata della procedura stessa: si pone anche un tetto massimo ai compensi degli amministratori giudiziari. Il decreto conteneva anche lo scudo penale, come diverse modifiche ai patti parasociali. In pratica, se prima gli accordi erano che lo Stato sarebbe potuto salire al 60% e avrebbe dovuto, obbligatoriamente, trovare un partner finanziario, ora lo Stato potrà ancora salire al 60%, come previsto dai tempi del governo Conte, ma scegliere un partner industriale.
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)
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L’area tra Varese, Como e Canton Ticino punta a diventare un laboratorio europeo di eccellenza per innovazione, finanza, sviluppo sostenibile e legalità. Il progetto, promosso dall’associazione Concretamente con Fabio Lunghi e Roberto Andreoli, prevede un bond trans-frontaliero per finanziare infrastrutture e sostenere un ecosistema imprenditoriale innovativo. La Banca Europea per gli Investimenti potrebbe giocare un ruolo chiave, rendendo l’iniziativa un modello replicabile in altre regioni d’Europa.