2021-12-02
Il voto per i parlamentini dell’Anm fa strage della sinistra giudiziaria
La corrente conservatrice più forte in tutte le regioni. È lo strascico del caso Luca PalamaraMagistratura Indipendente, la corrente moderata delle toghe il cui leader è stato per anni Cosimo Ferri, non ha mai riscosso tanto successo elettorale come da due anni e mezzo a questa parte. La vicenda Palamara e la narrazione che ne ha fatto la sinistra giudiziaria, soprattutto riguardo al noto dopocena dell’hotel Champagne, che ha costretto alle dimissioni ben tre consiglieri del Csm eletti dalla corrente ferriana, non ha infatti convinto la maggioranza silenziosa delle toghe che continua a premiare Mi.Nel maggio ’19 un misterioso Grande burattinaio mandò all’aria la nomina di Marcello Viola a procuratore di Roma, con studiate fughe di notizie, a partire dall’intercettazione dello Champagne che pizzicò l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, due parlamentari del Pd (Luca Lotti e Cosimo Ferri, giudice in aspettativa) e cinque consiglieri del Csm, esponenti di Mi e Unicost (la corrente di Palamara) a discutere di nomine. Alla fine cinque consiglieri del Csm vennero cacciati dal parlamentino delle toghe. Anche il presidente dell’Anm (di Mi), Pasquale Grasso, fece le valigie, come il segretario della medesima corrente, Antonello Racanelli. Per settimane i giornali bombardano solo i moderati lasciando campo libero ai progressisti, che però al suk delle nomine avevano sempre partecipato. Risultato? Un topolino. L’unica scelta fuori dalle correnti è stata quella del procuratore di Roma Michele Prestipino, più per cause di forza maggiore che per convinzione, essendo unanimemente stimato, non avendo conflitti d’interessi in corso e non comparendo nelle chat di Palamara. Due anni dopo il Csm, di fronte alle bocciature del Tar di quella nomina, ha scelto di affidarsi a uno dei candidati forti del 2019, Franco Lo Voi, campione di Mi, la corrente che doveva essere asfaltata. E anche per la guida della Procura di Milano, storico fortino di Area e Md squassato dal caso Amara, il candidato candidato conservatore, Viola ha buone chance, come Giuseppe Amato, centrista di Unicost e un tempo legato a Palamara. Nel frattempo Md si è spaccata e i duri e puri hanno salutato e se ne sono andati. E che i rappresentanti delle correnti progressiste avessero fatto male i conti è dimostrato dalle ultime votazioni, dove Area e Md stanno prendendo schiaffoni. A Palazzo dei Marescialli hanno piazzato una sola toga nella cinquina chiamata a sostituire chi era allo Champagne. Alle elezioni dell’Anm di un anno fa Mi era passata dai 1.589 voti del 2016 a 1.648, Area era scesa da 1.836 a 1.785. Ma sono le recentissime votazioni per le giunte regionali del sindacato delle toghe a rafforzare il trend. A fine ottobre si è votato per la sezione Toscana dell’Anm, sempre più feudo di Ferri: Mi ha preso 182 preferenze contro i 60 di Area. Su 7 seggi, 5 sono andati a Mi e 2 ai progressisti. Alle precedenti elezioni Mi ne aveva conquistati 2 come Unicost e Area 1. Stesso discorso a Roma: su 929 magistrati si sono espressi in 627. Mi ha conquistato quasi metà delle preferenze, 284. Sinistra spaccata tra Area (173) e Md (96), e ferma a 279; Unicost inchiodata a 70. Mi ha conquistato 3 seggi, Area 2, Md e Unicost 1. In Sicilia Mi se l’è vista con le toghe fuori dalle correnti di Articolo101 (gli unici all’opposizione della giunta esecutiva nazionale dell’Anm), particolarmente critiche sulla gestione del caso Palamara da parte dei colleghi progressisti. Su 324 votanti, 103 hanno scelto i magistrati non allineati (2 seggi) e 101 Mi (2), indicando una possibile maggioranza alternativa alla sinistra giudiziaria; 98, invece, hanno votato Area democratica (2) e 21 Unicost (1). Solo in Sardegna la coalizione tra progressisti e pezzi della vecchia Unicost («Insieme per la Sardegna») ha vinto contro i moderati della lista «Gli indipendenti»: 84 voti e 4 seggi contro 63 e 3. Dal 2019 a oggi i reietti di Mi non hanno più smesso di vincere. C’è da domandarsi se chi ha eterodiretto le fughe di notizie sull’hotel Champagne si sia pentito, avendo dovuto mettere in conto il trionfo quasi ovunque di Mi, l’imbarazzante retromarcia su Prestipino e la spaccatura di Md. La maledizione di Tutankhamon al confronto di quella di Palamara e Ferri era una filastrocca.
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