2020-04-14
Il virus snob che riscrive i libri di medicina
Come nella trama di un film distopico, dopo che è esplosa a Wuhan, l’epidemia non è mai arrivata a Pechino, capitale politica cinese, né in quella economica, Shanghai. Ma ha raggiunto le città occidentali. Nei manuali le infezioni si muovono diversamente...Contrariamente alla radioattività che si sposta in linea d’aria portata dal vento, il virus deve essere portato da qualcuno. La gente si sposta. E anche se ci sono gli aerei, la gente che si sposta all’interno della propria nazione è sempre più numerosa di quella che si sposta all’esterno. In ogni nazione molte persone si spostano verso la propria capitale. Dopo che è esplosa a Wuhan, la epidemia non è mai arrivata a Pechino, che dista un migliaio di chilometri, e nemmeno a Shanghai, che è ancora più vicina, ma è arrivata a Milano e a New York che ne distano dieci volte tanto. È un virus cosmopolita e antisovranista. Nei primi tempi dell’epidemia, quando ancora nessuno era chiuso da nessuna parte, nessun portatore di corona virus è andato a Pechino o a Shanghai? Il virus del pipistrello è nato a Wuhan in una piazza di mercato specializzata in cibi strani da film di Indiana Jones, putacaso posizionata a duecentotrenta metri da un laboratorio di microbiologia militare dove dal 2014 si studiavano coronavirus nei pipistrelli. È nato in questa piazza e ha raggiunto ogni capitale del mondo occidentale, che ha immerso nel panico e devastato con migliaia, ma non ha sfiorato Pechino, anzi l’ha sdegnosamente evitata, come ha evitato Shanghai, ha fatto ovunque migliaia e migliaia di morti, mentre a casetta sua ne ha fatti appena 3.000. Un virus pandemico nasce in Cina, ma devasta tutto il mondo meno la Cina. Bene. È un virus snob, le megacittà cinesi non gli piacciono e preferisce le più scintillanti capitali occidentali. Prendiamo atto che i virus si sono evoluti. Da monconi di Rna con appiccicate sopra un po’ di proteine sono diventati esseri pensanti che snobbano la propria terra per andare a fare l’Erasmus. La nostra economia è devastata ma Shanghai e Pechino scintillano intatte. Tutto questo è sicuramente vero perché il governo cinese è fatto da uomini d’onore, e quindi riscriviamo i nostri libri di epidemiologia perché sui nostri libri di epidemiologia c’è scritto che un’epidemia, si muove in maniera diversa.A puro scopo di perdere tempo chiarisco come si scrive la trama di una distopia. Supponiamo di dover mettere insieme la sceneggiatura di una serie televisiva dove c’è una nazione che decide di fare la guerra batteriologica alle altre. Siamo ripeto in piena fantasticheria. La bestiola scelta, virus, batterio, parassita, scolopendra radioattiva, coccinella esplosiva, quello che è, non dovrebbe avere la letalità dell’ebola o della peste nera. Se devi conquistare il mondo non lo stermini. Sterminarlo pare brutto, è inelegante e antiestetico, mette in moto i quattro cavalieri dell’apocalisse, nel migliore dei casi ti trovi poi a regnare su un mondo di macerie e cadaveri, nel più verosimile la bestiola prima o poi fa il giro del globo e ti torna a casa, e anche tu ti trovi con i campi da calcio trasformati in fosse comuni. L’ideale sarebbe far partire un virus tutto sommato debole, a letalità bassa e infettività micidiale, che, con un numero di morti ragionevolmente contenuto e un quantitativo di terrore assolutamente isterico, inchiodi il mondo e lo faccia sprofondare nella catastrofe finanziaria. A questo punto l’unica nazione rimasta in piedi è putacaso quella con le piazze alla Indiana Jones da cui tutto è partito. La nazione unica in piedi compra sottocosto, una dopo le altre, le imprese di un mondo impoverito, ma non defunto né completamente devastato, le cui imprese quindi hanno comunque un valore. E questo dopo aver riempito il mondo di mascherine scadenti e medici neolaureati per cui tutti hanno ringraziato in ginocchio. Il governo cinese è fatto da uomini d’onore e il nostro da uomini intelligenti: possiamo essere lieti e sereni.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?