2023-01-15
Il Viminale vieta 2 mesi di trasferte ai tifosi della Roma e del Napoli
Linea dura di Matteo Piantedosi dopo gli scontri di una settimana fa che bloccarono l’A1.Pugno duro del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nei confronti degli ultras di Roma e Napoli. Nel tardo pomeriggio di ieri il titolare del Viminale ha firmato il provvedimento con il quale vieta per due mesi alle tifoserie di entrambe le squadre di recarsi allo stadio, quando le due società calcistiche giocano in trasferta. Ma non è finita qui dato che viene impedita la vendita di biglietti per l’accesso ai medesimi impianti sportivi e per gli stessi incontri nei confronti delle persone residenti nelle province di Napoli e Roma. E ancora: per i prossimi 60 giorni i settori ospiti, interessati dal provvedimento, resteranno chiusi.La decisione di Piantedosi era attesa, dopo gli scontri andati in scena una settimana fa nell’area di servizio di Badia al Pino (Arezzo) tra i sostenitori della Roma, che stavano raggiungendo lo stadio di San Siro per la partita contro il Milan, e quelli del Napoli che invece erano diretti a Genova per raggiungere l’impianto Luigi Ferraris. Una circostanza che, stando alle testimonianze raccolte, è stata tutt’altro che casuale e ha dato luogo a una vera e propria guerriglia che ha bloccato il tratto aretino dell’Autosole per oltre un’ora e ha coinvolto centinaia di tifosi, 180 dei quali individuati e per i quali sono in corso accertamenti in vista di duri provvedimenti disciplinari e giudiziari.Poco prima delle nuove disposizioni era stato lo stesso Piantedosi ad anticipare le sue intenzioni durante un evento alla Prefettura di Trieste. «Probabilmente firmerò un provvedimento di prevenzione sulle trasferte dei tifosi di Roma e Napoli per i prossimi due mesi. Non potrò non fare a meno di considerare un provvedimento generale di ordine pubblico per quanto riguarda le due tifoserie». Ma c’è di più perché Piantedosi non ha escluso l’adozione di «qualche provvedimento di prevenzione» non alternativo a misure individuali per i singoli autori - come i Daspo - per i quali è in corso una intensa attività di polizia. Probabilmente sulla scelta del titolare del Viminale pesano le polemiche sulle scarcerazioni degli scorsi giorni e anche il ferale precedente: nel 2007, sempre a Badia al Pino, perse la vita Gabriele Sandri, giovane tifoso laziale di 26 anni, ucciso da un colpo di pistola sparato dall’agente di Polizia Luigi Spaccarotella. Da allora la stazione di servizio di Badia al Pino è diventata una sorta di «simbolo», il luogo dove gli ultras di diverse squadre ambiscono ad incontrarsi per regolare i propri conti, dando vita a «spettacoli» che mettono a rischio - come sottolineato anche dal Capo della Polizia, Lamberto Giannini - la sicurezza pubblica. Una rivalità che, nel caso di Roma e Napoli, prende le mosse da lontano e che negli anni dà luogo a un crescendo di agguati, scontri, alla periferia del capoluogo campano quando doveva arrivare la Roma oppure in stazioni ferroviarie, Termini compresa, durante il transito di un convoglio di tifosi napoletani, sempre sapendo bene dove fare il blitz. Poi nel 2014 l’omicidio di Ciro Esposito, tifoso napoletano, morto in seguito a un colpo di pistola esploso da un ex ultras della Roma, Daniele De Santis, condannato in primo grado a 26 anni poi ridotti a 16, all’esterno dello stadio Olimpico poco prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Da allora è come se fosse stato scritto che tra le due tifoserie non ci sarebbe mai stata pace, la vendetta per quell’omicidio non sarebbe mai stata placata. Cambiano i soggetti, cambiano i nomi dei fan club, le tifoserie si adeguano alle nuove norme, eppure resta immutato il messaggio: «guerriglia urbana».
Luciana Littizzetto (Getty Images)
Hartmut Rosa (Getty Images)
Luca Palamara (Getty Images)