2023-12-09
Il vescovo rivendica sull’«Unità» i versamenti alla banda Casarini
Erio Castellucci(Imagoeconomica)
Monsignor Erio Castellucci esce allo scoperto con tanto di firma e stella rossa e dice di aver dato a Mediterranea più soldi di quelli che avevamo scritto noi. Viva la sincerità. Chissà come sono contenti i suoi fedeli di Modena. Non conosco monsignor Erio Castellucci, vescovo dell’arcidiocesi di Modena e Nonantola, però devo complimentarmi con lui. A differenza di altri prelati, lui non ha adottato la regola del silenzio, ma ha deciso di alzare il velo sui finanziamenti a Casarini e compagni. Mentre altri hanno preferito negare l’evidenza, utilizzando lo stile tartufesco di chi spera che la bufera prima o poi passi e le persone si dimentichino, il presule emiliano-romagnolo (è nato a Forlì) ha preso carta e penna e ha vergato un comunicato affidandolo all’Unità. Certo, monsignor Castellucci forse avrebbe fatto meglio a scegliersi un altro giornale e non quello fondato da Antonio Gramsci e rifondato - ma sarebbe meglio dire sfondato - da Piero Sansonetti. Probabilmente, avrebbe fatto bene anche a verificare come sarebbe stato pubblicato il suo intervento, evitando che il suo nome apparisse in prima pagina con a fianco la stella rossa a cinque punte, che da sempre è il simbolo del comunismo e dell’internazionalismo marxista. Ma a parte questi «piccoli» incidenti di percorso, voglio riconoscere che il vescovo di Modena e Nonantola ha avuto coraggio. Ce ne vuole infatti per dichiarare all’intera comunità di aver regalato soldi a Mediterranea, vale a dire a Casarini e compagni, attingendo alla «carità del vescovo», alimentata da diversi contributi tra i quali l’8 per mille, le offerte dei fedeli, i lasciti ricevuti in diverse occasioni. Sì, ci vuole fegato a mettere per iscritto che invece di impiegare le offerte dei fedeli per i poveri della diocesi, si sono destinati i fondi a Casarini e alla sua banda, i quali poi li hanno usati, secondo un loro particolarissimo criterio, anche per far quadrare i loro bilanci personali, quanto meno se si dà retta ai messaggi che l’ex leader dei disobbedienti e i suoi amici si sono scambiati per settimane. Ci vuole, aggiungo io, anche una certa dose di sfacciataggine a scrivere che «le somme scoperte dagli organi di stampa (cioè da noi, ndr) sono maggiori rispetto a quelle divulgate dagli stessi». Monsignor Castellucci in pratica ci sta dicendo che a Mediterranea ha dato più soldi di quelli che noi abbiamo riportato nei nostri articoli. E ci sta dicendo che quei soldi sono rendicontati nei bilanci della sua diocesi. Non avevamo dubbi. Che l’alto prelato non si fosse recato a casa di Casarini con una valigetta piena di contanti era per noi scontato. Mai abbiamo immaginato un viavai di vescovi con le borse. Né abbiamo mai sostenuto che i finanziamenti a Mediterranea fossero in qualche modo realizzati al di fuori dalle norme. Il problema semmai è il modo tartufesco con cui queste «erogazioni liberali» sono state concesse. E l’assenza di rendicontazione che, nelle conversazioni private, emerge ai margini dell’inchiesta della Procura di Ragusa, è motivo di preoccupazione tra lo stesso Casarini e il suo vice Beppe Caccia. Sono loro a parlare di un uso improprio di quei soldi. Loro ad allarmarsi per la mancanza di documentazione che ricolleghi le spese all’attività di Mediterranea.Nessuno ha intenzione di mettere in discussione il fatto che la Chiesa può fare ciò che vuole con il proprio denaro. Anche regalarlo a Casarini e, se vuole, li si può dare anche alla moglie di Soumahoro affinché si compri delle Louis Vuitton. Ma forse, prima di decidere di buttare i soldi in Mediterranea, sarebbe il caso di sentire ciò che ne pensano i fedeli che con i loro risparmi contribuiscono all’offerta. Saranno proprio tutti d’accordo a mettere i quattrini in una Ong che non si è distinta né nel salvataggio di migranti (poco più di 400 in tre anni), né nell’aiuto a chi davvero soffre? Monsignor Castellucci dice che con le «offerte del vescovo» si sono realizzate molte cose e ne cita alcune, in Tanzania, in Ucraina, nell’isola di Capo Verde. Noto che dell’elenco non fanno parte le famiglie italiane, se non quelle di Casarini e compagni. Ciò detto, preferisco la risposta del vescovo di Modena e Nonantola a quella non risposta della Cei, che a distanza di oltre una settimana dal nostro primo articolo sul denaro regalato a Mediterranea è riuscita a produrre un comunicato in cui dice che la Conferenza episcopale non ha mai sostenuto in modo diretto la Ong di Casarini. Che lo abbiano fatto le curie, per la Cei è un alibi sufficiente a consentire di nascondere la mano. Quando parlavo di atteggiamento tartufesco è chiaro a chi mi riferissi. Del resto, è sufficiente leggere le chat che noi abbiamo pubblicato per rendersi conto che la Cei ha sostenuto Casarini senza tentennamenti fin dal principio. Secondo i vertici della Conferenza, l’ex disobbediente era un missionario. Dunque, non si capisce perché adesso che la storia dei quattrini è venuta a galla (confermata anche da monsignor Castellucci) alla Cei dicano che parlarne sia diffamatorio. Se i vescovi credono che Casarini sia la reincarnazione di Nostro Signore lo dicano chiaro. Soprattutto ai fedeli che versano l’otto per mille e donano i loro risparmi durante la messa.
Donna, ingegnere aerospaziale dell'Esa e disabile. La tedesca Michaela Benthaus, 33 anni, prenderà parte ad una missione suborbitale sul razzo New Shepard di Blue Origin. Paraplegica dal 2018 in seguito ad un incidente in mountain bike, non ha rinunciato ai suoi obiettivi, nonostante le difficoltà della sua nuova condizione. Intervistata a Bruxelles, ha raccontato la sua esperienza con un discorso motivazionale: «Non abbandonate mai i vostri sogni, ma prendetevi il giusto tempo per realizzarli».
Ecco #DimmiLaVerità del 6 novembre 2025. L'ex ministro Vincenzo Spadafora ci parla del suo movimento Primavera e della situazione nel centrosinistra.
Antonio Filosa (Stellantis)